domenica 28 dicembre 2014

Ermanno Rea -LA COMUNISTA - Due storie napoletane - Giunti 2012 - € 6,90


Abbiamo iniziato ad amare Francesca Nobili, più conosciuta come Francesca Strada, nome con il quale firmava i suoi articoli su l'Unità e la stampa comunista negli anni cinquanta, leggendo il bellissimo romanzo inchiesta - o romanzo verità - di Ermanno Rea Mistero napoletano (Einaudi,1995). Vedi il link:

http://giorgio-illettoreimpenitente.blogspot.it/2012/05/ermanno-rea-mistero-napoletano-einaudi.html

Con il romanzo La comunista, Ermanno Rea ne incontra l'evanescente ectoplasma con il quale intesse un dialogo appassionato sul futuro di Napoli, che può essere salvata soltanto con l'utopia, da un pensiero folle, dalla capacità collettiva di abbandonarsi all'entusiasmo dell'impossibile. 

Questo l'incipit:

Prima ancora di riconoscerla, il cuore mi saltò in gola precedendo la mia mente annebbiata. Sembrava una sera come un'altra, invece no. Avevo bevuto. Il selciato bagnato luccicava: il selciato di piazza San Ferdinando, proprio davanti alla chiesa dove una sera di tanti anni prima lei mi aveva stretto un braccio e con voce carica d'ironia mi aveva detto: sei carino, sei proprio carino, peccato che hai le gambe corte, che sei un brevilineo. Altrimenti mi sarei innamorata di te.
L'altro racconto L'occhio del Vesuvio, non mi ha entusiasmato proprio, forse perché preso emotivamente dal personaggio di Francesca e dalla sua breve, intensa e drammatica avventura terrena. 


mercoledì 17 dicembre 2014

JACK KEROUAC INEDITO





Questa sera, per caso,  tra vecchi giornali utilizzati per accendere il caminetto, mi è capitata sotto gli occhi questa pagina di Repubblica di sabato 22 marzo 2014 che parla di Kerouac, e di un suo inedito, pubblicato da Mondadori. Scritto nel 1944, "La vita stregata" doveva costituire la prima parte di un romanzo ambientato nell'immaginaria cittadina di Galloway. 

Convinto di averne dimenticato su un taxi l'unica copia manoscritta, l'autore la riteneva perduta. Invece era al sicuro in un armadio della Columbia University, da dove è riemersa di recente.




La notizia mi ha sorpreso non perché sia straordinario il ritrovamento dell'inedito e la sua pronta pubblicazione, ma per il fatto che, già da qualche giorno, avevo deciso di fare un pezzo su Kerouac, la coincidenza mi ha confermato  della bontà della decisione. 

Questo ritrovamento, che in un certo senso si può considerare un antefatto di On the road, mi da lo spunto per richiamare l'attenzione sul fatto che Kerouac ha sempre considerato i suoi romanzi come un'opera unica, e solo la cecità dei suoi editori ha impedito, ad esempio,  che si potessero utilizzare gli stessi nomi per i personaggi delle sue storie. 

Nell'edizione italiana di Big Sur (I edizione Oscar Mondadori, 1976) Kerouac lo dichiara esplicitamente nella prefazione:


La mia opera forma un unico grosso libro, come quella di Proust; soltanto che i miei ricordi sono scritti di volta in volta e non dopo in un letto di malato. A causa delle obiezioni dei miei primi editori non ho potuto servirmi degli stessi nomi di persona in ogni libro. Sulla strada, I sotterranei, I vagabondi del Dharma, Il dottor Sax, Maggie Cassidy, Tristessa, Angeli della desolazione, Visioni di Cody e gli altri romanzi compreso questo, non sono che capitoli dell'intera opera ch'io chiamo La leggenda di Dulouz. Voglio, quando sarò vecchio, riunire tutti i miei libri, reinserirvi il mio Pantheon di nomi uniformi, lasciare il lungo scaffale pieno di libri, e morire felice. L'insieme forma un'enorme commedia, veduta attraverso gli occhi del povero Ti Jean (io), altrimenti noto come Jack Dulouz, il mondo della furibonda azione, della follia, e anche della dolcezza soave, veduto attraverso quel buco della chiave che è il suo occhio.

1962                                                                                              Jack Kerouac   

Ma Jack Kerouac non ha avuto il tempo per diventare vecchio, la vita l'ha consumata tutta  vivendola, e non ne è rimasto neanche un briciolo per realizzare quel desiderio di riunire tutti i suoi libri in un'unica opera.

1995, £ 13.000
1976, £ 1.200
1982, £ 5.000



1973, £ 800

1978, £ 4.000

giovedì 4 dicembre 2014

IL LIBRO DIGITALE (E I TIMORI DI UN LETTORE TRADIZIONALE)



L'ultima trovata del colosso dell'e-commerce Amazon sembra destinato a mandare in pensione, dopo oltre 600 anni di onorato servizio, il libro così come lo conosciamo noi  lettori moderni: quell'oggetto costituito da un insieme di fogli stampati della stessa dimensione, racchiusi dentro una copertina più o meno rigida, acquistabile solo dopo averne  maneggiati, sfogliati e leggiucchiati svariati titoli, per decidere quale scegliere, in quei locali romantici che chiamiamo librerie.

Libreria del Viaggiatore a Roma


Ecco, ora sembra che questa procedura, diciamo, tradizionale del lettore che sceglie e acquista singolarmente un libro, non sia più remunerativa per chi quel libro lo deve stampare in ragione di una copia per ogni singolo lettore,  e quindi la prospettiva è quella di sostituire la filiera editore-distributore-libraio-lettore da una biblioteca virtuale a cui il singolo lettore accede direttamente, da ogni parte del mondo, con un semplice clik, a quell'unica copia digitale in possesso del colosso finanziario di turno che ne detiene il diritto d'autore (copyright).

Sembra questa la scelta di Kindle unlimited che, a fronte di un canone mensile di € 9,99 al mese, mette a disposizione dei clienti che sottoscrivono l'abbonamento, un archivio di 700.000 titoli - di cui 15.000 in italiano. 




Per noi che siamo cresciuti nel culto dei libri, che consideriamo una epifania il tempo che trascorriamo nelle librerie, dove anche senza acquistare possiamo sfogliare tutti i libri che vogliamo, questa notizia ha il carattere minaccioso di una sottile forma di limitazione della libertà della circolazione delle idee, della stessa libertà di stampa, e di un accentramento di potere culturale pericoloso per la stessa democrazia. Quasi una forma riveduta e corretta del capolavoro di Ray Bradbury Fahrenheit 451, in salsa digitale. Dove anziché proibire e bruciare i libri, se ne controlla a livello globale la distribuzione.

Esagerato? Speriamo di si.