mercoledì 2 gennaio 2013

Gabriel Garcia Màrquez - RACCONTO DI UN NAUFRAGO - Editori Riuniti 1980 - £ 4.200




Questo romanzo nasce da una vicenda realmente accaduta nel 1955, quando un cacciatorpediniere della marina colombiana, rientrando dagli Stati Uniti dove era stato per manutenzione, durante una tempesta nel Mar dei Caraibi, perde otto membri dell'equipaggio caduti in mare e che non riesce a recuperare. 

Tra i naufraghi il solo Luis Alejandro Velasco  si salva, resistendo per dieci giorni solo, su una zattera di salvataggio alla deriva, senza acqua né cibo, prima di spiaggiare fortunosamente in Colombia, spintovi dalle correnti.

Il giovane  Marquez, all'epoca cronista dell'Espectador, giornale scomodo al regime di Gustavo Roja Pinilla, raccolse la testimonianza di Velasco, accolto in patria come un eroe e così ne descrive l'incontro:

La mia prima sorpresa fu che quel ragazzo di vent'anni, robusto, con un viso più da trombettiere che da eroe della patria, aveva un istinto eccezionale per l'arte del narrare, una capacità di sintesi e una memoria spaventose, e una dignità sufficientemente schiva per sorridere del proprio eroismo. In venti sedute di sei ore giornaliere, durante le quali io prendevo appunti e formulavo domande trabocchetto per scoprire le sue contraddizioni, riuscimmo a ricostruire il racconto compatto e veritiero dei suoi dieci giorni in mare. Era così minuzioso e appassionante che il mio unico problema letterario si ridusse a far si che il lettore ci credesse. Non solo per questo, ma anche perché ci sembrò giusto, decidemmo di scriverlo in prima persona, firmato da lui. Questa è, in effetti, la prima volta che il mio nome compare collegato a questo testo.
La seconda sorpresa, che fu la migliore, la ebbi al quarto giorno di lavoro, quando chiesi a Luis Alejandro Velasco di descrivermi la tempesta che aveva provocato il disastro. Consapevole che quella dichiarazione valeva tanto oro quanto pesava, mi rispose con un sorriso: " Non c'era nessuna tempesta". E così era: i servizi meteorologici ci confermarono che quel febbraio era stato uno dei più miti e sereni nel Mar dei Caraibi. La verità, mai resa pubblica fin allora, era che la nave aveva avuto uno sbandamento per un colpo di vento nel mare grosso, il carico, male assicurato in coperta si era slegato e gli otto marinai erano caduti in mare. Quella rivelazione comportava tre errori enormi: primo, era proibito trasportare carichi su un cacciatorpediniere; secondo, era stato l'eccesso di peso che aveva impedito alla nave di manovrare per recuperare i naufraghi; e terzo, il carico era di contrabbando: frigoriferi, televisori, lavatrici. Era chiaro che il racconto, come il cacciatorpediniere, portava anch'esso un carico, male assicurato, un carico politico e morale che non avevamo previsto.
La storia, suddivisa in episodi, venne pubblicata in quattordici giorni consecutivi, raddoppiando la tiratura del giornale, e rappresentò uno smacco per la dittatura che ne uscì screditata.

Nel concludere la prefazione che accompagna questa edizione, Garcia Marquez scrive:

Non avevo più letto questo racconto da quindici anni. Mi sembra degno di essere pubblicato, ma non sono certo dell'utilità della sua pubblicazione. Se lo si stampa adesso in forma di libro è perché ho detto di sì, forse senza riflettere molto, e non sono uomo che ha due parole. Mi deprime l'idea, un po' imbarazzante, che agli editori non interessi tanto il valore del testo quanto il nome col quale è firmato, che, molto mio malgrado, è quello di uno scrittore alla moda.

Non condividiamo lo scrupolo del suo autore, perche consideriamo  Racconto di un naufrago  un appassionante apologo sulla disperata volonta di sopravvivenza. 

 

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