Questo volumetto in brossura di cm. 12x16 è il n. 70 di una collana di narrativa destinata agli adolescenti, denominata "Réclàme" della Editrice Bietti di Milano, presente nella biblioteca di famiglia dal 20.9.1945, come si desume da una annotazione a penna nel risguardo, di pugno del familiare che lo acquistò, presumo a prezzo diverso da quello di copertina, anche perché sulla quarta di copertina, a penna, è segnata la cifra 60. Se si considera che nel 1945 a Roma un caffé costava £ 20; 60 lire può essere il ragionevole prezzo del volumetto, nuovo o usato che fosse.
L'autore di Ramuncho, Pierre Loti, pseudonimo di Louis Marie Julien Viaud (1850-1923), è un personaggio che sembra uscito egli stesso dalle pagine di uno dei suoi numerosi romanzi: wikipedia riporta 35 titoli, di cui ben 25 tradotti e pubblicati in Italia, alcuni dei quali ristampati recentemente.
Pierre Loti, nasce in una famiglia con forti tradizioni marinare, che lo porterà a frequentare brillantemente l' École navale di Brest da dove uscirà ufficiale di Marina. Viaggerà moltissimo in oriente e nel corso di uno di questi viaggi, riceverà dalla regina Pomaré di Tahiti quel nome Loti (dal fiore tropicale: per gli orientali simbolo di purezza e bellezza), che da allora adotterà come pseudonimo.
Durante un viaggio in Turchia, come ufficiale di Marina, incontrerà la bella Aziyadé, giovane odalisca dagli occhi verdi, dell'harem di un alto dignitario turco, con la quale vivrà una grande storia d'amore: con il rientro della nave in Francia, l'ufficiale sarà costretto a lasciare la giovane amante, e quando qualche tempo dopo tornerà in Turchia per ritrovarla, scoprirà che nel frattempo è morta per il dispiacere. Da questa struggente storia d'amore, nasceranno due romanzi di grande successo: Aziyadé del 1879 e, qualche anno dopo, nel 1892, Fantôme d'Orient, entrambi in forma autobiografica, saranno molto apprezzati da Marcel Proust.
Un uomo di grande successo Pierre Loti: nella carriera militare viene promosso Luogotenente di Vascello; nel mondo delle lettere viene eletto tra gli immortali dell'Académie française; nella vita civile riceve l'onorificenza più ambita: La Legion d'onore.
L'autore di Ramuncho, Pierre Loti, pseudonimo di Louis Marie Julien Viaud (1850-1923), è un personaggio che sembra uscito egli stesso dalle pagine di uno dei suoi numerosi romanzi: wikipedia riporta 35 titoli, di cui ben 25 tradotti e pubblicati in Italia, alcuni dei quali ristampati recentemente.
Pierre Loti, nasce in una famiglia con forti tradizioni marinare, che lo porterà a frequentare brillantemente l' École navale di Brest da dove uscirà ufficiale di Marina. Viaggerà moltissimo in oriente e nel corso di uno di questi viaggi, riceverà dalla regina Pomaré di Tahiti quel nome Loti (dal fiore tropicale: per gli orientali simbolo di purezza e bellezza), che da allora adotterà come pseudonimo.
Durante un viaggio in Turchia, come ufficiale di Marina, incontrerà la bella Aziyadé, giovane odalisca dagli occhi verdi, dell'harem di un alto dignitario turco, con la quale vivrà una grande storia d'amore: con il rientro della nave in Francia, l'ufficiale sarà costretto a lasciare la giovane amante, e quando qualche tempo dopo tornerà in Turchia per ritrovarla, scoprirà che nel frattempo è morta per il dispiacere. Da questa struggente storia d'amore, nasceranno due romanzi di grande successo: Aziyadé del 1879 e, qualche anno dopo, nel 1892, Fantôme d'Orient, entrambi in forma autobiografica, saranno molto apprezzati da Marcel Proust.
Un uomo di grande successo Pierre Loti: nella carriera militare viene promosso Luogotenente di Vascello; nel mondo delle lettere viene eletto tra gli immortali dell'Académie française; nella vita civile riceve l'onorificenza più ambita: La Legion d'onore.
Pierre Loti in un ritratto di Henri Rousseau, detto il Doganiere |
Pierre Loti in costume arabo |
Pierre Loti in divisa di Accademico di Francia |
Pierre Loti Luogotenente di Vascello |
Questo l'autore: ma del romanzo Ramuncho ? Che si può dire?
Non lo so, ho provato a sfogliarlo, a leggiucchiarlo, ma avendo la mente ancora satura dalla complessità di Horcinus orca, proprio non m'è riuscito di andare oltre le prime pagine, e francamente non mi hanno entusiasmato.
Tanto per far capire: questo è l'incipit:
I chiurli tristi, annunziatori dell'autunno, apparivano a stormi nel cielo grigio e procelloso, fuggendo l'alto mare innanzi alla minaccia delle prossime tempeste. Alla foce dei fiumi meridionali, dell'Adour, della Nivelle, della Bidassoa, che segna il confine con la Spagna, volavano errabondi sopra le acque già frigide, radendo con le ali lo specchio della superficie liquida. E i loro gridi, al cader della notte d'ottobre, parevano sonare l'agonia annuale delle piante esauste.
All'inizio del libro c'è una nota biografica dell'autore, a cura del suo traduttore, Cesare Cerati, dove salta subito all'occhio il ridicolo vezzo fascista di italianizzare i nomi propri: così il nostro Louis Marie Julien Viaud diventa Luigi Maria Giuliano Viaud...
Nel presentare il romanzo, con la bolsa retorica dell'epoca, scrive Cesare Cerati:
...in "Ramuncho" è descritto il fenomeno religioso, osservato sotto uno dei suoi più interessanti aspetti: la fede ingenua, ricca di poesia e indistruttibile come lo spirito della razza, come l'attaccamento alla terra, come quanto più è necessario alla vita, perché consuetudine millenaria che non ha mutato non pure di sostanza, ma nemmeno di forma.
Lasciamo quindi i chiurli tristi annunziatori dell'autunno sepolti tra le pagine del volume ingiallito, testimoni di un'epoca di cui non sentiamo affatto la nostalgia.
Nessun commento:
Posta un commento