lunedì 10 agosto 2015

Sergiusz Piasecki - L'AMANTE DELL'ORSA MAGGIORE - Oscar Mondadori 1965 - £ 350



Quando questo romanzo uscì nel 1937 ebbe immediatamente un grande successo in Polonia e, in seguito, in tutta Europa; in Italia fu pubblicato nel 1942 da Mondadori. Era stato scritto tra 1934 e il 1937 in carcere, da un detenuto che scontava una pena a quindici anni (dopo che gli era stata commutata la precedente pena di morte) per contrabbando. Si deve all'interessamento di Melchior Wańkowicz (1882-1974), popolare scrittore-giornalista polacco, che lo incitò a scrivere sotto forma di romanzo la sua avventura di contrabbandiere tra il confine polacco e quello sovietico, e si interessò per la sua pubblicazione.
Partiamo dalla complessa e, per certi versi, oscura biografia dell'autore: Sergiusc Piasecki (1901-1964) - già sulla tomba, nel cimitero di Hastings UK, la data di nascita segnata è un'altra, 1899; tanto per cominciare con i misteri che riguardano la vita di quest'uomo, diventato scrittore per caso ma anche per necessità, se è vero che la pubblicazione del romanzo gli valse il perdono giudiziario.
Dalla pagina in inglese che Wikipedia  dedica a Piasecki, apprendiamo che il contrabbandiere, acceso anticomunista, non solo ha collaborato come spia del governo polacco, ma ha anche svolto l'oscuro e ripugnante incarico di eseguire delle sentenze di morte.
Cosa c'entra tutto questo con il romanzo? Secondo Charles Augustin de Saint-Beuve (1804-1869) per comprendere a pieno l'opera di un artista non si può prescindere dalla sua biografia. Proust nel Contre Sante-Beuve, ma anche in tutta l'opera posteriore, tende a demolire questa tesi, dimostrando che «Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che si manifesta nelle nostre abitudini, nella vita sociale, nei nostri vizi». 
Non so quanto il romantico contrabandiere Vladek, protagonista e io narrante del romanzo, i cui valori sono quelli dell'amicizia, della libertà e del vivere pericolosamente, magari anche imponendo la propria legge morale, che è poi la legge del più forte, sia completamente identificabile con l'autore, secondo gli argomenti di Sainte-Beuve, o se abbia arricchito la personalità di Vladek con quell'idealismo romantico che lo ha reso, in quegli anni di acceso anticomunismo, l'eroe positivo che si lascia guidare nelle scorribande lungo i confini sovietico-polacco dall'Orsa Maggiore, in nome di un ideale di libertà.

https://en.wikipedia.org/wiki/Sergiusz_Piasecki

Lo schema del racconto è abbastanza semplice e ripetitivo. I commercianti ebrei mettono a disposizione la merce che le varie bande confezionano in pacchi da 30 a 60 libbre da legarsi sulle spalle come uno zaino; quindi, dopo qualche bevuta di vodka, guidati dal macchinista si parte per il confine dove prima bisogna evitare i verdoni (guardie confinarie polacche) e poi le più pericolose guardie rosse. Superato il confine, con sempre nuove difficoltà dovute al terreno, alla pioggia, alla neve, alla nebbia, bisogna marciare ancora molte ore per raggiungere la tampa, che è il luogo dove si deposita la merce e si viene pagati e spesso è pronta la merce per il viaggio di ritorno. Qui finalmente ci si riposa e si può mangiare: frittata, stufatino con cavolo, frittelle calde, pagnotte e lardo affumicato, ma prima di ogni cosa fiaschi di vodka che tutti bevono come fosse acqua.
La presenza di donne nel racconto è assolutamente marginale, presenze secondarie: mamme e sorelle premurose, o giovani procaci  e disponibili, per il divertimento dei maschi. Anche quelle che fanno lo stesso rischioso mestiere degli uomini, non hanno la medesima dignità, quasi che il loro essere femmine sovrasti e condizioni l'essere contrabbandiere..
La vita di città è caotica e deludente, in confronto alla schiettezza della vita a ridosso del confine:

Oh, come mi annoiava tutto questo! Ero stanco di bagordi cittadini, stanco di quella gente che mentiva e della città in cui si contrabbandava attraverso molte barriere la verità, come da noi la merce. Tutto vi era artificiale, scintillante e molto complicato, ma sotto si nascondevano le solite brutture e il vuoto.... Là respiravo a pieni polmoni. Là gli uomini sono sinceri e sotto la rude scorza delle parole nascondono pensieri d'oro, e nel petto chiudono vivaci sentimenti e un cuore caldo. Qui, non un pensiero schietto, non una parola sincera. Tutti qui, dovunque e sempre, fingono, recitano una parte in una enorme farsa o commedia che sia. Teatro sempre, in casa e fuori... Qui le donne mascherano con le graziose vesti e l'elegante biancheria miseri corpi malaticci. Là, sotto le rozze vesti palpitano corpi vigorosi, caldi, amanti senza inganno, per necessità, non per curiosità o per interesse.
Devo confessare però che, nonostante i limiti qui ricordati, ho riletto con piacere questo romanzo; certo non è Conrad, neanche  Melville, né Stevenson, ma per quel senso dell'avventura che lo pervade, quella specie di magia che, leggendo, ti prende, al di là del suo valore letterario. 
 

Piasecki nel 1939
L'interesse per questo romanzo è confermato anche da un film, di scarso successo, di Valentino Orsini del 1971, con Giuliano Gemma nella parte del protagonista e Senta Berger in quella della glaciale Fela, e uno sceneggiato del 1984 di Anton Giulio Majano in sette puntate.

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