giovedì 3 settembre 2015

John Steinbeck - LA VALLE DELL'EDEN n.49-50-51 della collana I Libri del Pavone - Mondadori 1955 - £ 250 x 3



Nel 1952, nel pieno della maturità, John Steinbeck tornò al successo con il romanzo-epopea La valle dell'Eden, ancora una volta un richiamo biblico fin dal titolo, ancora una volta il bene e il male in lotta nella coscienza dei suoi protagonisti.

Nel XXXIV capitolo,  Steinbeck chiarisce con una ditidezza abbagliante la sua visione della vita:
Gli esseri umani sono presi - nella loro vita, nei loro pensieri, nelle loro bramosie e ambizioni, nella loro avidità e crudeltà e anche nella loro gentilezza e generosità - dentro una rete di bene e di male. Credo che questa sia la sola storia che abbiamo e che si svolge su tutti i piani della sensibilità e dell'intelligenza. La virtù e il vizio furono la trama e l'ordito della nostra prima consapevolezza, e saranno il tessuto dell'ultima e questo a onta di qualsiasi cambiamento che noi possiamo imporre ai campi, ai fiumi, e ai monti, all'economia e ai costumi. Non c'è altra storia che questa. A un uomo, dopo che si è spazzato via di dosso la polvere e i detriti della sua vita, rimaranno solo le dure, nitide domande: Era bene o era male? Ho fatto bene o male?

La storia dei Trusk, dal Connecticut e degli Hamilton, dall'Irlanda, si incrociano nella California settentrionale, nella valle del Salinas, che, come  canalone lungo e stretto tra due file di monti, e il fiume Salinas si snoda e si contorce lungo la valle fino a sfociare nella baia di Monterey. Samuel Hamilton, personaggio centrale della storia, patriarca di una famiglia che lo venera,  padre di quattro maschi e tre femmine, tra le quali Olive, madre dell'autore, che sposerà John Ernst Steinbeck.

La voce narrante in un paio di occasioni si identifica apertamente con l'autore e, in un'altra, racconta di se in terza persona, come un qualunque personaggio della storia.
 


Nel 1955 Elia Kazan porterà sullo schermo non tutta la storia, ma solo la parte finale del romanzo quella dei due fratelli Trask: Cal, interpretato da uno strepitoso James Dean per la prima volta sullo schermo, preferito a Paul Newman.

Il film fu un successo mondiale, vinse molti premi, lanciò James Dean come icona giovanile, ma credo non fece bene al romanzo; come spesso accade ai film tratti da romanzi di successo, per la facilità di fruizione del film rispetto al romanzo, in questo caso lungo romanzo, dissuase molti potenziali lettori che, visto il film e rinunciando a leggerlo non conobbero la storia intera, l'antefatto che è fondamentale per la comprensione dei personaggi.



Leggendo accade a volte di incontrare termini che non ci suonano bene, parole  che stonano, fuori posto, soprattutto nei libri tradotti. Per esempio, per me rimane un mistero perché De Angelis tradusse the green acres  (verdi acri)  in iugeri verdi, e per tutto il romanzo usò solo questa antica unità di misura dei Romani, lo jugerum. Mentre l'acro è la corretta unità di misura negli Stati Uniti per quanto riguarda i terreni, ed pari a 4.046 mq., lo iugero, che indicava l'estenzione di terra che si può arare in un giorno con una coppia di buoi,  è pari ad una superficie di 2.500 mq, quindi neanche come valore coincidenti.  Poi, leggere iugeri anziché acro, da l'impressione di stare in un romanzo russo, nella steppa e non in California.

L'altra cosa, questa veramente insopportabile, in questa traduzione è sentir ripetere decine di volte giorno del Rendimento di Grazie invece che il più semplice e corretto Giorno del Ringraziamento; impensabile lasciare l'originale  Thanksgiving Day, come si farebbe tranquillamente al giorno d'oggi.

Sono passati quasi settanta anni da questa traduzione e, com'è normale, sono venute alla luce tutti gli errori, le sviste, le travisazioni, le semplificazioni, le omissioni, le aggiunte e tutti i difetti comuni alle traduzioni degli anni '50,  che trovano una giustificazione nel nobile tentativo di rendere comprensibile, al lettore italiano di quegli anni, la realtà americana, che forse lo stesso traduttore non conosceva.

Qui di seguito l'intervista ad Anna Tavaglini, che ha curato nel 2014, con Maria Baiocchi, la nuova  traduzione della La valle dell'Eden.

http://www.letteratura.rai.it/articoli/la-valle-delleden-di-steinbeck-secondo-anna-tagliavini/28522/default.aspx


1 commento:

  1. Concordo sul fatto che ci fosse bisogno di una nuova traduzione, ma quella nuova, seppur più moderna, è molto difettosa - e pertanto le preferisco quella vecchia. Solo nella prima pagina ci sono intollerabili libertà prese dalle traduttrici che alterano lo stile dell'autore - cosa sbagliatissima per un traduttore che deve invece essere neutro. L'incipit è palesemente manipolato. Steinbeck scrive una prima frase corta, con punto. Poi una seconda frase più lunga. La nuova traduzione le unisce, tramite virgole, e aggiunge persino un due punti. E' un atteggiamento arrogante di appropriazione culturale (e non scelte del traduttore, che pur devono esserci). Poco più avanti una brown grass che diventa "erba bruna" - mentre si tratta di erba GIALLA, come scrive giustamente la vecchia traduzione. Infine, l'orrore finale: un "brown grass love" che diventa L'EROTISMO DELL'ERBA BRUNA. L'EROTISMO. Qui si inventa di sana pianta. Il tutto nella prima pagina. Mi sono rifiutato di proseguire oltre e mi tengo stretto la vecchia edizione.

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