Dominique Fernandez, nato nel 1929 nell'area metropolitana di Parigi, a Neuilly-sur-Seine, è uno scrittore attivo in molti ambiti culturali: membro dell'Académie française, docente universitario italianista, critico letterario e giornalista di Le Nouvel Observateur; autore di libri di successo come Porporino o i misteri di Napoli che gli valse nel 1974 il premio Premio Médicis, e il prestigioso Prix Goncuort nel 1982 per il romanzo Nella mano dell'angelo.
Figlio di quel Ramon Fernandez (1894-1944), qui da noi conosciuto soprattutto per un saggio: Proust o la genealogia del romanzo moderno, Bompiani, 1980; scrittore che nel 1945 evitò il processo per collaborazionismo con il nazismo, morendo tre settimane prima della liberazione di Parigi.
Questo libro di Fernandez, che reca come sottotitolo Viaggio nell'Italia culturale, e' ricco di curiosità, impressioni e giudizi; alcuni condivisibili altri difficile da accettare, come ad esempio il saggio su Pavese, senza mettere in discussione convinzioni e certezze che il tempo ha cristallizzato rendendole incontestabili.
C'e' poi nel libro di Fernandez una tesi, suscettibile di creare fastidio tra gli appassionati di teatro lirico, quando afferma che lo sviluppo del melodramma in Italia nasce dalla mancanza di una vera tradizione di romanzo nazionale, ipotesi questa che in un certo senso sminuisce il valore dell'opera in se ed e' contraddetta dall'esempio russo, che ha sviluppato entrambe le tradizioni, sia del romanzo che dell'opera.
L'amorevolezza che il viaggiatore Fernandez anticipa nel titolo, sembra prefigurare una sorta di captatio benevolentiae per i molti giudizi espressi, spesso severi, su ataviche abitudini di noi italiani.
Dominique Fernandez nel 2009 |
Figlio di quel Ramon Fernandez (1894-1944), qui da noi conosciuto soprattutto per un saggio: Proust o la genealogia del romanzo moderno, Bompiani, 1980; scrittore che nel 1945 evitò il processo per collaborazionismo con il nazismo, morendo tre settimane prima della liberazione di Parigi.
Questo libro di Fernandez, che reca come sottotitolo Viaggio nell'Italia culturale, e' ricco di curiosità, impressioni e giudizi; alcuni condivisibili altri difficile da accettare, come ad esempio il saggio su Pavese, senza mettere in discussione convinzioni e certezze che il tempo ha cristallizzato rendendole incontestabili.
C'e' poi nel libro di Fernandez una tesi, suscettibile di creare fastidio tra gli appassionati di teatro lirico, quando afferma che lo sviluppo del melodramma in Italia nasce dalla mancanza di una vera tradizione di romanzo nazionale, ipotesi questa che in un certo senso sminuisce il valore dell'opera in se ed e' contraddetta dall'esempio russo, che ha sviluppato entrambe le tradizioni, sia del romanzo che dell'opera.
L'amorevolezza che il viaggiatore Fernandez anticipa nel titolo, sembra prefigurare una sorta di captatio benevolentiae per i molti giudizi espressi, spesso severi, su ataviche abitudini di noi italiani.
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