Finalmente un libro di argomento culinario che rompe la banalità cui tendono le molte trasmissioni televisive, dove guru furbacchioni alla ricerca della popolarità, spingono l'acceleratore dell'originalità a tutti i costi, rischiando di farci perdere la bussola delle nostre origini, in un'omologazione contraria al buon senso prima che al buon gusto.
Questo delizioso vademecum della cucina popolare e tradizione romana di Francesco Duscio, architetto, con la passione per la storia e la tradizione della propria città, si differenzia da ogni altro libro di genere perché non si limità ad elencare ricette, ma le arricchisce fornendoci utili e gustosi aneddoti storici su prodotti, luoghi, abitudini della tradizione culinaria sia romana classica che romanesca.
Dopo l'interessante prefazione di Maurizio Di Paolo, già il primo capitolo ci introduce in una tradizione tipicamente romana legata alla notte di S.Giovanni: la famosa lumacata (o ciumacata, in romanesco) che mi ha riportato di colpo agli anni della mia infanzia, alla visione della lunga e chiassosa teoria di tavolini imbanditi che da Santa Croce in Gerusalemme (dove vivevo) su per via Carlo Felice, fino a S.Giovanni e oltre, dove allegre famiglie consumavano il rito di mangiare lumache.
Belle che andate pe' li sette sonni,
svejateve, 'stanotte è San Giovanni.
E' notte d'incantesimi, è notte de magia,
le streghe, in groppa ai diavoli, volano in compagnia...
La piacevolezza di questa lettura è anche dovuto alla sapiente scansione dei capitoli, che non è banalmente divisa tre antipasti, primi, secondi ecc. ma, come anticipa l'autore:
Ogni capitolo del libro si sviluppa per temi e argomenti legati alla genesi delle ricette romanesche, alternando escursioni storico-gastronomiche ed aneddoti e curiosità, con sconfinamenti nella leggenda.
Divertente e arguta la distinzione tra cucina romanesca e la cucina dei cugini laziali (peraltro indispensabile e necessaria) nel XVIII capitolo, dove il riferimento alla storica rivalità calcistica è momento di spassoso sfottò.
Ho trovato La Romanesca, indipendentemente dalle ricette, che sono sacrosante e precise, un libro godibile, da leggere non solo in funzione di un piatto da preparare, ma per immergersi nella cultura tradizionale romana, nello stesso modo che la lettura dell'Artusi consente di penetrare nella cultura gastronomica della borghesia dell'ottocento.
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