La storia di questa rivista, NUOVI ARGOMENTI, è totalmente inserita nella storia culturale del nostro paese, dalla fine della seconda guerra mondiale ai nostri giorni.
Fondata nel 1953 da Alberto Carocci (1904-1972) e Alberto Moravia (1907-1990), di ispirazione di sinistra, come Temps Modernes di Sartre in Francia, ospita scritti di Arbasino, Bassani, Bianciardi, Bobbio, Calvino (che pubblica La nuvola di Smog e il Diario americano) Cassola, Ginzburg, Fenoglio, Maraini, Montale, Morante, Ortese, Ottieri, Piovene, Pratolini, Raboni, Rea, Vittorini, Zolla: cioé i più bei nomi della cultura italiana.
La rivista sarà diretta, in tempi diversi, da Moravia, Pasolini, Siciliano, Bertolucci (il poeta), Sciascia, Furio Colombo, La Capria, Dacia Maraini.......
Fondata nel 1953 da Alberto Carocci (1904-1972) e Alberto Moravia (1907-1990), di ispirazione di sinistra, come Temps Modernes di Sartre in Francia, ospita scritti di Arbasino, Bassani, Bianciardi, Bobbio, Calvino (che pubblica La nuvola di Smog e il Diario americano) Cassola, Ginzburg, Fenoglio, Maraini, Montale, Morante, Ortese, Ottieri, Piovene, Pratolini, Raboni, Rea, Vittorini, Zolla: cioé i più bei nomi della cultura italiana.
La rivista sarà diretta, in tempi diversi, da Moravia, Pasolini, Siciliano, Bertolucci (il poeta), Sciascia, Furio Colombo, La Capria, Dacia Maraini.......
In questo numero sono presentate, per la prima volta, una serie di fotografie scattate da Silvio D'Amico (1887-1955) nel palazzetto costruito dalla sua famiglia e soggetto di quel bellissimo romanzo, Le finestre di piazza Navona, ricordato in questo link: http://giorgio-illettoreimpenitente.blogspot.it/2010/01/i-libri-della-memoria-seconda-parte.html
Un palazzo costruito a metà degli anni Ottanta dell'Ottocento, di proprietà della famiglia d'Amico. Il costruttore fu uno zio del padre di Silvio d'Amico: Domenico "maestro d'arte" e stuccatore.
Silvio d'Amico, in quel palazzo, ci è nato, ci è vissuto e c'è morto. Lo ha abitato con la sua famiglia, per dir così, tutto dal mezzanino al quarto piano.
In cima al palazzo, oltre il quinto piano, c'era una grande terrazza, con le fontane - come usava - per il bucato di casa. Sulla terrazza, tutti i ragazzi di quella grande famiglia passavano, tempo permettendo, le ore di svago. Ci facevano il teatrino, Silvio aveva messo su una filodrammatica familiare e vi recitava. I suoi figli ci andarono con le automobiline a pedali e ci si divertirono in tutti i modi innocenti con cui i ragazzini di decenni fa si divertivano.
Fotografo appassionato, Silvio scattò istantanee di quella vita, e non soltanto di quella.
Dall'archivio fotografico d'Amico, in possesso del figlio Alessandro, abbiamo scelto alcune di quelle pose (lastre e negativi mirabilmente ristampati da Pasquale de Antonis) che riguardano la terrazza ormai sparita, coperta parzialmente da una sopraelevazione condonata.
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