La grandezza di un autore consiste soprattutto nel non chiudersi in un modello narrativo, in un solo genere, assunto una volta per tutte. Indiscutibilmente sotto questo aspetto, Andrea Camilleri è un vero gigante. La sua proverbiale capacità di spaziare in tutti i generi letterari, è comprovata dalla importante bibliografia che ne fa uno scrittore tra i più prolifici del nostro paese, con tirature consuete solo ai "maestri di best-seller" d'oltre oceano.
Questa trilogia si discosta totalmente dai precedenti lavori dell’autore, per il suo carattere fantastico, che nasce da certi paesaggi dell’infanzia descritti con toni lirici e fiabeschi. Così Camilleri crea, partendo dal rapporto uomo-natura, le metamorfosi che segnano questi tre romanzi, quella della donna-sirena, della donna-albero e della donna-capra.
Questa l'esatta sintesi dei tre romanzi di Camilleri: la si trova nella premessa della tesi di laurea di Dalila Proietto (A.A. 2009-2010), relatore Prof Remo Cacciatori, che consiglio vivamente di leggere. (qui sotto il link)
Questo l'incipit di Maruzza Musumeci:
Gnazio Manisco ricomparse a Vigàta il tri di ghinnaro del milli e ottocento e novantacinco, che era oramà quarantacinchino, e in paìso nisciuno sapiva cchiù chi era e lui stisso non acconosceva cchiù a nisciuno doppo cinticinco anni passati nella Merica.
Questo di Il casellante:
Il treno a scartamento ridotto che si partiva dalla stazione nica nica di Vigàta-Cannelle diretto a Castellovitrano, ultimo paìsi sirvuto dalla linea, ci mittiva chiossà di 'na mezza jornata per arrivari a distinazioni, dato che le firmate previste erano quasi 'na vintina, a non considerari quelle impreviste dovute a traversamenti di mannare di capre e pecori opuro a qualiche vacca che pinsava bono d'addrummiscirisi 'n mezzo alle rotaie.
Questo di Il sonaglio:
Alla prima duminica del misi di fivraro del primo anno che il seculo novo era ancora un agnidruzzo che non arrinisciva a tinirisi supra alle so' bamme, capitò che le dù campani della chiesa matrici si misiro a sonari alla dispirata che manco erano le quattro del matino.
Personalmente trovo delizioso il linguaggio inventato da Camilleri, definito pastiche linguistico, la cui base è indiscutibilmente l'italiano con innesti di siciliano, un'operazione di tipo lessicale, non di sintassi, secondo gli esperti che hanno trattato l'argomento: qui sotto si può approfondire:
Da qualunque parte la si esamini questa resta, comunque, una lettura divertente, arguta, scorrevole, densa di informazioni che riguardano la realtà, la storia, le superstizioni, leggende e miti di una terra meravigliosa: la Sicilia.
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