venerdì 26 gennaio 2018

Da Firenze Giorgina scrive a Cesarino a Ischia, è il 3 settembre 1894


Molti anni or sono salvai dall'oblio alcuni libri lasciati vicino un cassonetto, doveva essere l'ultima ingiuria di un erede a un parente defunto, disperdendone i ricordi. Tra le pagine di uno di questi libri, "L'arabista petulante" di Francesco Gabrielli, uno dei più insigni arabisti italiani, trovai questo prezioso cimelio: una lettera d'amore di una giovane datata 1894. 

E' l'anno in cui a Parigi scoppia il caso Alfred Dreyfus, che viene arrestato e condannato. E' anche l'anno in cui Proust (a proposito di Dreyfus) incontra Oscar Wilde, che rifiuta un invito a cena lasciando Marcel rattristato. 

Con infinita pazienza e l'aiuto di una lente, ho trascritto la lettera che oggi credo giusto pubblicare sul blog per consentire a questa storia d'amore di continuare a vivere ancora, dopo 124 anni.

La grafia è minuta e di una precisione imbarazzante, il pennino usato sottile; ne una macchia d'inchiostro ne un ripensamento, la lettera è scritta di getto con un tono colloquiale che incanta, sembra quasi di sentire il graffio del pennino sui due fogli da computisteria formato 13x21 cm. Giorgina, la promessa sposa, ha una buona cultura e scrive senza errori, ma teme di essere ripresa dal tenentino.

Il destinatario, Cesarino de Vincentis, è 1° Tenente del 3° Reg. Genio, e si trova per cure termali presso lo Stabilimento Balneare Militare di Ischia,  ancora oggi in funzione.



Ma passiamo alla trascrizione della lettera:

                                                     Firenze  3 settembre 94       
Cesarino bello mio adorato,                                                 
Vedendo questa data mi sembra di scorgere un atto di stupore che farai e di udirti dire: Come! La Ninì mia ieri non trovò il modo di scrivermi un pochino giacché ieri era domenica? Ma è proprio così e bisogna che ti dica che per me le domeniche adesso che ho la prospettiva di sposarti presto presto, sono divenute giorni di lavoro quasi come tutti gli altri: Dio mio, non creder mica che mi metta a cucire!  Quello no perché siccome è una cosa che Dio ha proibito, me parrebbe, vedi che idee! Che anche mettere un punto solo sulla robina nostra, dovesse portarci sfortuna. Sarà una delle mie sciocchezze ma giacché se ne può fare a meno lo preferisco. Dunque il lavoro che mi riserbai ieri non può neanche portare questo nome ed il suo vero e proprio è di passatempo per impiegare così le ore che passo lungi da te e che in questi giorni Festivi che si passano quasi tutte insieme, mi sembrano eterne! 

Dopo scritto a te andai con la zia Marianna alla messa nella chiesa di S.Spirito. Ci sei mai stato tu?E’ una bella chiesa sai, e mi piace tanto è come il Duomo fiancheggiata di colonne e l’altare maggiore è posto quasi in mezzo di chiesa ed ha la forma di un tabernacolo. Ieri si solennizzava la Festa della Vergine e tutto era parato a Festa.


 



 




A destra entrando c’era una nicchia con un alto rilievo dico alto perché le figure sono quasi staccate, e mi colpì assai; rappresenta un boschetto di palme ed in avanti spiccano due figure, un angelo con le ali spiegate che tiene per mano un Fanciullo accennandoli il cielo. Quando tale immagine mi colpì lo sguardo, pregavo per la realizzazione dei nostri sogni delle nostre speranze e mi sembrò che l’angelo a me pure dicesse: Iddio è grande spera in lui ti esaudirà. Sortire che fummo di chiesa andammo alla cooperativa a comprare dei passamani per le scarpe del babbo e poi tornammo a casa. 
Preparai tutto il mio abito creme da sposa per farlo vedere all’Erminia e per stabilire la fattura poi si fece vedere alla zia la roba che si era cucita in 3 giorni che c’è stata la sarta. E non è poco sai? Senti abbiamo fatto tutto il mio vestito da viaggio, il vestito grave da casa, una sottana, un mattinae tutto guarnito di ricami e bianco come piacciono a te ed una camicetta di seta bianca ma quella non è ancora terminata. Non ti pare che si sia lavorato assai? Anche alla zia sembrò di si e gli piacquero anche le fatture. Come sarò contenta quando potrò farli vedere a te! Vuol dire che allora mi sarai vicino potrò udire la tua voce adorata e ripeterti io pure mille e mille volte: ti amo ti amo Ninuccio mio mio mio. Allora si che sarò contenta. Ma ora… troppe miglia ci separano ed anche il mare per di più. Basta è meglio che non ci pensi se no divento triste e sto così tutta la giornata invece voglio cercare di star calma per vedere se tu mi trovi un poco rimessa al tuo ritorno, ma non lo spero più sono per ora sempre la medesima ed a momenti un poco più pallida, vedremo in seguito.

                          (Fine della Prima Parte)


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