Non è che all'improvviso mi sono appassionato alle storie di casa Mussolini, ma da sempre penso che la vicenda di Edda attenga più alla tragedia greca, che all'operetta italiana, e già questo conferisce alla sua storia quella dignità che ne giustifica l'approfondimento.
Ho letto con grande interesse la ricostruzione storica che ne ha fatto Antonio Spinosa (1923-2009): se ne ricava l'impressione di una donna con un carattere forte ma sensibile, indocile,con una spiccata attitudine alla ribellione contro le convenzioni, piena di curiosità e interessi.
Apprendiamo come, inutilmente, il padre volle assoggettare a un'educazione aristocratica la piccola selvaggia la quale dalla sera alla mattina, nell'ottobre del '25, si trovò iscritta al Regio istituto femminile della SS Annunziata, il più elegante d'Italia. Ma non resistette molto in «quel maledetto posto» diretto da «una vecchia stega parruccona» e quando minacciò di fuggire dal collegio, i genitori, conoscendone l'indole tempestosa, la ritirarono dal collegio e la iscrissero al Parini. Nel frattempo la intrepida giovane si era guadagnata una medaglia d'argento per aver salvato una ragazza a Rimini da sicuro annegamento.
E poi l'incostanza con i fidanzatini, sempre seguita da poliziotti che riferivano al padre disperato, e infine l'incontro con Ciano, il fidanzamento, le nozze e tutto il resto che i cinegiornali del tempo hanno consacrato alla storia patria. Segue, con dovizia di particolari, tradimenti e corna da entrambe le parti, la carriera diplomatica del marito, la permanenza in Cina, i viaggi quale inviata speciale del Duce presso le cancellerie, per sondare gli umori dei governi alle iniziative fasciste, e infine la guerra.
Edda in veste di crocerossina in Sicilia è sconvolta dalla visione di Palermo semidistrutta. Furente, dopo aver mandato un rapporto alla principessa Maria Josè, che presiedeva la Croce Rossa, scrive al padre una lettera durissima, dove descrive le inumane condizioni di sofferenza del popolo siciliano, dovute anche all'inefficenza delle autorità: «Io sono stata in Albania e in Russia, mai ho visto tanta sofferenza e tanto dolore.» «Si dice ancora, il Duce non lo sa, ma ora lo sai, perché te lo dico io!»
La prova più dura che Edda si trovò ad affrontare, salvare il marito dalla fucilazione, la mise contro il padre: arrivò ad urlargli in faccia: «Ti odio. Ti disprezzo. Non sei più mio padre per me!» e contro Hitler, contro tutti, minacciando, ricattando, organizzando fughe, in un crescendo reso ancora più rabbioso dalla consapevolezza della fine ormai prossima della guerra e dell'inutilità del sacrificio di Ciano.
Spinosa finisce così la biografia di Edda, con alcune considerazioni generali che nulla hanno a che fare con il prosieguo dell'avventura terrena della ormai ex contessa di Cortellazzo e Buccari, figlia prediletta ma ribelle del Duce.
Comunque la vita va avanti e la storia prosegue, ma a riesumarla per caso e raccontarla è un'altro giornalista, Marcello Sorgi, che a Lipari nel 2008, cerca materiale per ricostruire la vita dei confinati politici del fascismo. Ma trova altro.
Viene a conoscenza di una storia che sembra scritta da un Dumas moderno, con personaggi che solo la sua spregiudicata fantasia poteva creare.
Edda Ciano, nel settembre del 1945 viene inviata, con molto senso dell'ironia, a Lipari a scontare una condanna a due anni di confino, poi ridotta dall'amnistia di Togliatti, e qui, colpo di scena del feuilleton che si sta scrivendo, incontra un gigante buono, un comunista, ufficiale alpino in Grecia, poi partigiano in Francia, professore, un fine intellettuale in grado di recitare a memoria i versi dell'Odissea, che fin dal nome evoca l'eroismo: Leonida Bongiorno.
L'incontro tra due personalità così diverse, appartenenti a mondi antitetici, non poteva che sfociare, dopo la simpatia iniziale e l'amicizia, in un amore appassionato, totalizzante di cui sono rimaste vistose tracce in un carteggio durato molti anni, anche dopo la fine della relazione.
Questo è il monumento che Leonida Bongiorno fece costruire per ricordare il suo amore per Edda Ciano, da lui detta Ellenica, vi è trascritto un canto dell'Odissea.
Apprendiamo come, inutilmente, il padre volle assoggettare a un'educazione aristocratica la piccola selvaggia la quale dalla sera alla mattina, nell'ottobre del '25, si trovò iscritta al Regio istituto femminile della SS Annunziata, il più elegante d'Italia. Ma non resistette molto in «quel maledetto posto» diretto da «una vecchia stega parruccona» e quando minacciò di fuggire dal collegio, i genitori, conoscendone l'indole tempestosa, la ritirarono dal collegio e la iscrissero al Parini. Nel frattempo la intrepida giovane si era guadagnata una medaglia d'argento per aver salvato una ragazza a Rimini da sicuro annegamento.
E poi l'incostanza con i fidanzatini, sempre seguita da poliziotti che riferivano al padre disperato, e infine l'incontro con Ciano, il fidanzamento, le nozze e tutto il resto che i cinegiornali del tempo hanno consacrato alla storia patria. Segue, con dovizia di particolari, tradimenti e corna da entrambe le parti, la carriera diplomatica del marito, la permanenza in Cina, i viaggi quale inviata speciale del Duce presso le cancellerie, per sondare gli umori dei governi alle iniziative fasciste, e infine la guerra.
Edda in veste di crocerossina in Sicilia è sconvolta dalla visione di Palermo semidistrutta. Furente, dopo aver mandato un rapporto alla principessa Maria Josè, che presiedeva la Croce Rossa, scrive al padre una lettera durissima, dove descrive le inumane condizioni di sofferenza del popolo siciliano, dovute anche all'inefficenza delle autorità: «Io sono stata in Albania e in Russia, mai ho visto tanta sofferenza e tanto dolore.» «Si dice ancora, il Duce non lo sa, ma ora lo sai, perché te lo dico io!»
La prova più dura che Edda si trovò ad affrontare, salvare il marito dalla fucilazione, la mise contro il padre: arrivò ad urlargli in faccia: «Ti odio. Ti disprezzo. Non sei più mio padre per me!» e contro Hitler, contro tutti, minacciando, ricattando, organizzando fughe, in un crescendo reso ancora più rabbioso dalla consapevolezza della fine ormai prossima della guerra e dell'inutilità del sacrificio di Ciano.
Spinosa finisce così la biografia di Edda, con alcune considerazioni generali che nulla hanno a che fare con il prosieguo dell'avventura terrena della ormai ex contessa di Cortellazzo e Buccari, figlia prediletta ma ribelle del Duce.
Comunque la vita va avanti e la storia prosegue, ma a riesumarla per caso e raccontarla è un'altro giornalista, Marcello Sorgi, che a Lipari nel 2008, cerca materiale per ricostruire la vita dei confinati politici del fascismo. Ma trova altro.
Viene a conoscenza di una storia che sembra scritta da un Dumas moderno, con personaggi che solo la sua spregiudicata fantasia poteva creare.
Edda Ciano, nel settembre del 1945 viene inviata, con molto senso dell'ironia, a Lipari a scontare una condanna a due anni di confino, poi ridotta dall'amnistia di Togliatti, e qui, colpo di scena del feuilleton che si sta scrivendo, incontra un gigante buono, un comunista, ufficiale alpino in Grecia, poi partigiano in Francia, professore, un fine intellettuale in grado di recitare a memoria i versi dell'Odissea, che fin dal nome evoca l'eroismo: Leonida Bongiorno.
L'incontro tra due personalità così diverse, appartenenti a mondi antitetici, non poteva che sfociare, dopo la simpatia iniziale e l'amicizia, in un amore appassionato, totalizzante di cui sono rimaste vistose tracce in un carteggio durato molti anni, anche dopo la fine della relazione.
Questo è il monumento che Leonida Bongiorno fece costruire per ricordare il suo amore per Edda Ciano, da lui detta Ellenica, vi è trascritto un canto dell'Odissea.
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