Di Camilla Salvago Raggi (Genova,1924) scrittrice, poetessa, traduttrice, che esordì nel lontano 1960 con questa raccolta di racconti, si dice autrice molto apprezzata all'estero, che è un modo elegante per dire quasi sconosciuta in Italia, se si escludono gli ambienti letterari ed editoriali di Liguria e Piemonte, dove la famiglia paterna di antica aristocrazia è presente sul territorio dal 1300.
Autrice prolifica con dodici romanzi al suo attivo, quattro raccolte di racconti, vari saggi e libri di poesie, biografie tra cui quella del marito Marcello Venturi, altro grande scrittore semi-sconosciuto, traduttrice di Conrad, Lawrence, Wilde.
In occasione della presentazione del suo ultimo romanzo Memorie improprie, ha dichiarato: “Cos’è per me scrivere? Per me è la vita. Ho sempre voluto scrivere. Sono volubile, dubbiosa, insicura …ma la fedeltà alla scrittura, oggi come ieri, è totale. Non riuscirei a stare un giorno senza scrivere".
Gli otto racconti di questo volume di esordio hanno la caratteristica di essere declinati al femminile: otto donne protagoniste, in un ambiente rurale senza tempo, spesso contadine, a volte proprietarie di masserie, donne che anche nella loro fragilità esprimono sempre una forte personalità e senso di indipendenza.
Questo l'incipit dell'ultimo racconto, La signorina Betta :
Autrice prolifica con dodici romanzi al suo attivo, quattro raccolte di racconti, vari saggi e libri di poesie, biografie tra cui quella del marito Marcello Venturi, altro grande scrittore semi-sconosciuto, traduttrice di Conrad, Lawrence, Wilde.
In occasione della presentazione del suo ultimo romanzo Memorie improprie, ha dichiarato: “Cos’è per me scrivere? Per me è la vita. Ho sempre voluto scrivere. Sono volubile, dubbiosa, insicura …ma la fedeltà alla scrittura, oggi come ieri, è totale. Non riuscirei a stare un giorno senza scrivere".
Gli otto racconti di questo volume di esordio hanno la caratteristica di essere declinati al femminile: otto donne protagoniste, in un ambiente rurale senza tempo, spesso contadine, a volte proprietarie di masserie, donne che anche nella loro fragilità esprimono sempre una forte personalità e senso di indipendenza.
Questo l'incipit dell'ultimo racconto, La signorina Betta :
Da noi, per dire che una ragazza è zitella si dice "l'è andà zerba", che è andata in gerbido (1), cioè; e siccome la signorina Betta aveva trantacinque anni e il viso fresco e appena un po' flaccido di donna che la vita ha rasentato senza toccare, il termine le calzava a pennello. Non che fosse brutta - tutt'altro; ma i suoi lineamenti erano così comuni che dopo averla guardata una volta ci si dimenticava subito di lei, e chi avesse voluto descriverla avrebbe potuto dirne soltanto che era bruna e molto alta, le due sole caratteristiche che si ricordavano di lei. Ci sono delle ragazze così, né brutte né belle, anzi abbastanza carine a volte, ma i cui tratti sfuggono non appena si cerchi di ricomporne la fisionomia.
(1) Gerbido è un terreno incolto, non lavorato, non arato.
In questi due link si trovano le altre opere di questa grande scrittrice che la cecità culturale contemporanea ha relagato in un angolo.
http://www.inmondadori.it/libri/Camilla-Salvago-Raggi/aut00012695/
http://www.ibs.it/libri/salvago+raggi+camilla/libri+di+salvago+raggi+camilla.html
In questo link una sua bella recente intervista:
http://www.youtube.com/watch?v=r27zUGqSAPo
In questo link una sua bella recente intervista:
http://www.youtube.com/watch?v=r27zUGqSAPo
La fretta non è mai una buona consigliera. Per condividere subito la bellezza di questo libro, ho pigiato il tasto "pubblica" troppo presto rispetto alle tante sensazioni che il libro mi stava ancora trasmettendo. Non mi accadeva da moltissimo tempo di dover interrompere la lettura per la troppa emozione, provocata dalla semplicità sublime del racconto.
C'è un racconto, Annetta e le stagioni, che ha la chiarezza, la simmetria, ma anche la semplicità della forma-sonata, divisa in quattro tempi, le stagioni, dove il variare della natura è colto con un senso poetico incantevole, questo il perfetto incipit del racconto:
E' lungo, lunghissimo l'inverno per Annetta - la più lunga di tutte le stagioni. Va bene finché non nevica: allora si può ancora andare fuori, quando è bello, e correre per il prato e nei campi dove l'erba è corta e giallina e dove c'è ancora, sotto gli alberi, qualche riccio di castagna o qualche minuscola mela avvizzita da prendere a calci facendola ruzzolare giù per il pendio: oppure la mamma la manda a prendere il latte alla Moietta, e per andarci c'è un buon quarto d'ora di strada giù per il sentiero tutto pietre dove le ruote dei carri han lasciato dei solchi così profondi e lisci da sembrare scavati col coltello; Annetta lo fa di corsa, e il pentolino vuoto le sballonzola al braccio, pan - patapàn, a ogni passo che fa.
La perfezione sintattica di questo periodo, e anche la sua musicalità, ci immette nel racconto, nella fabula, e stabilisce da subito quella complicità necessaria tra chi narra e chi legge.
Non sorprende che questi racconti piacquero a Vittorini e la incoraggiasse ad inviarli a Sciascia e Anna Banti perché li pubblicassero sulle loro riviste; poi incontrò Marcello Venturi che dirigeva per Feltrinelli l'Universale Economica che fu entusiasta di pubblicarli in volume, e subito dopo si sposarono.
Gentilissimo Giorgio, sono una amica di Camilla che ha letto il Suo articolo e l'ha molto apprezzato. le scriverà per ringraziarLa. Nel contempo La indirizzo al mio blog in cui ho molto parlato di Lei. Buona giornata, cinzia
RispondiEliminahttp://eyesmindandhearthaboveall.wordpress.com/?s=CAMILLA
Grazie Cinzia, delle belle parole, molto gentile da parte tua; ho letto con interesse il tuo blog. Prossimamente parlerò di un altro grande scrittore che meriterebbe maggiore considerazione nel panorama culturale italiano Marcello Venturi, di cui conservo libri del '59 (Vacanza tedesca) del '62 (L'ultimo veliero) e del '67 (Bandiera bianca a Cefalonia).
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