Vedendo il trailer del film di Matteo Garrone, LO CUNTO DE LI CUNTI, mi chiedevo quanti, tra i milioni di spettatori che questo colossal fantasy veicolerà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, coglieranno il senso e la complessità dell'opera letteraria di Giambattista Basile (1566-1632).
L'opera, che racchiude al suo interno 50 fiabe, incastrate in una cornice che giustifica la narrazione da parte di 10 personaggi in 5 giorni, e per questo nota anche come Pentamerone (sullo schema dei racconti del Decamerone, che si svolgono invece in 10 giorni), si conclude in modo circolare, tornando alla storia (la cornice) da cui era partita.
Il Cunto, infatti,
non è una raccolta di racconti popolari trascritti da una penna
ironicamente letteraria, è un copione destinato al momento del gioco e
del riso della corte, un passatempo calibrato sulle regole della
conversazione cortigiana; un testo estremamente flessibile, adattabile alle circostanze, preparato in modo di sollecitare il riso dei potenti cui era destinato.
Edito da Garzanti nella collana i grandi libri, l'opera, curata dall'accademico napoletano Michele Rak (1940), storico della cultura con centinaia di pubblicazioni al suo attivo, consta di 1.065 pagine di testo, napoletano e traduzione a fronte, più LXXVI pagine di note biografiche, al testo, alla traduzione, alle edizioni e uno studio su Il racconto fiabesco.
Così come quasi vent'anni prima, nel don Quijote (1605-15) era stata trascritta l'epica farsesca dell'ormai solo libresco mondo della cavalleria, nel Cunto veniva trascritta l'altrettanto farsesca epica del mondo popolare, che cominciava proprio allora ad essere registrata anche nell'universo della scrittura e dei suoi libri.
Lo Cunto, è bene ricordarlo, è stato il libro guida degli scrittori europei di fiabe, come Perrault e i fratelli Grimm, e ha poi alimentato innumerevoli storie nel mondo dei fumetti e del cinema.
Nel 1976 Roberto De Simone trasse da il Cunto la fiaba La Gatta Cenerentola che, opportunamente adattata, trasformò, musicandola, in un'opera in tre atti di grande successo.
Questo l'incipit della Prima giornata (in italiano):
Così come quasi vent'anni prima, nel don Quijote (1605-15) era stata trascritta l'epica farsesca dell'ormai solo libresco mondo della cavalleria, nel Cunto veniva trascritta l'altrettanto farsesca epica del mondo popolare, che cominciava proprio allora ad essere registrata anche nell'universo della scrittura e dei suoi libri.
Lo Cunto, è bene ricordarlo, è stato il libro guida degli scrittori europei di fiabe, come Perrault e i fratelli Grimm, e ha poi alimentato innumerevoli storie nel mondo dei fumetti e del cinema.
Nel 1976 Roberto De Simone trasse da il Cunto la fiaba La Gatta Cenerentola che, opportunamente adattata, trasformò, musicandola, in un'opera in tre atti di grande successo.
Questo l'incipit della Prima giornata (in italiano):
C'era un proverbio di quelli stagionati, di vecchio conio, che diceva chi cerca quello che non deve trova quello che non vuole e inevitabilmente la scimmia che vuole infilarsi gli stivali rimane presa per il piede, come capitò a una stracciona di schiava che non aveva portato mai scarpe ai piedi e voleva portare una corona in testa. Ma, poiché la mola raschia via tutte le asperità e ne capita una che ne fa pagare tutte, alla fine per avere preso con l'inganno quello che toccava ad altri, finì in mezzo alla ruota dei calci e quanto più era salita in alto tanto maggiore fu la sua caduta, nel modo che segue.
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