giovedì 27 febbraio 2014

PALCOSCENICO - Rivista di Arte Teatrale diretta da Enrico D'Alessandro - Editrice Ancora Milano 1958 - £ 200



INDICE DELLA RIVISTA
  • Parabola del personaggio di Enrico D'Alessandro
  • Situazione insostenibile del teatro italiano di Gualtiero Gualandi
  • La difficile arte del recitar-cantando di Leonardo Bragaglia
  • Il teatro dei ragazzi all'Angelicum di Carlo Maria Pensa
  • IL TOPO Dramma in tre atti di Carlo Maria Pensa
  • Concorso per un Dramma Cristiano
  • Vittoriano Sardou dopo mezzo secolo di Giacomo Falco
  • Stanno oltre frontiera le commedie italiane di Vincenzo Cappellini
Nell'inserto centrale un omaggio al centenario della nascita della Duse, foto delle rappresentazioni di Il Topo; poi una notizia:

 Capitombolo a Broadway:
La Commedia "Enrico IV" di Pirandello che ha segnato il debutto americano in Teatro della nostra Alida Valli  è stata tolta dal cartellone alla seconda replica. Ce ne dispiace per Alida (nella foto) e le auguriamo una pronta rivincita.

L'articolo più importante, quello politico, tende ad alimentare una polemica mai sopita quella delle sovvenzioni pubbliche ai Teatri Stabili; l'artico è  ripreso da "Lo Specchio" contrario ai Teatri Stabili e sostenitore dell'italianità come condizione per ottenere il finanziamento, ne potrebbe essere altrimenti trattandosi di una rivista fascistoide,

Il concetto di Teatro Stabile venne esposto per la prima volta in un articolo di Paolo Grassi (1919-1981) nel numero di maggio 1946 di Sipario con queste parole fondative:

Ragioni culturali ma soprattutto ragioni economiche tengono lontano il popolo dal teatro, mentre il teatro per la sua intrinseca sostanza, è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività, mentre il teatro è il miglior strumento di elevazione spirituale e di educazione culturale a disposizione della società. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali, partiti e artisti, si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio, alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco, e che per questo preziosissimo pubblico servizio nato per la collettività, la collettività attuasse quei provvedimenti atti a strappare il teatro all'attuale disagio economico e al presente monopolio di un pubblico ristretto, ridonandolo alla sua vera antica essenza e alle sue larghe funzioni.

Un anno dopo, insieme a Giorgio Strehler (1921-1997), darà vita al Piccolo di Milano, primo teatro stabile italiano. 

Lo Specchio, orfano del MinCulPop, utilizza la rivista Palcoscenico come cassa di risonanza, e sfiorando il ridicolo riduce i problemi del teatro italiano e delle sovvenzioni ad una questione di italianità. Eccone una perla :

Praticamente, le provvidenze statali tendono a far rappresentare in frettolosi, economici e spesso indecorosi allestimenti le opere nazionali (tanto non sono destinate ad esaurirsi nel giro di poche trascurabili rappresentazioni?) e a incoraggiare, invece, i migliori, più costosi e accurati allestimenti delle opere straniere destinate a priori a prolungare le loro repliche fino ad esaurimento. Ed è così che il denaro che i comici incassano per stroncare il repertorio nazionale va a tutto vantaggio del repertorio straniero.

Un provincialismo e un nazionalismo becero, l'ignoranza come paraocchi che impedisce di vedere la realtà: e cioé che non esiste un teatro italiano, esistono singoli autori, ognuno diverso dall'altro, con caratteristiche proprie. Esclusi alcuni grandi autori il restante del panorama drammaturgico italiano mostra da sempre una  penuria di idee e una mediocrità più volte denunciata da chi si è occupato di teatro: da Croce a Gramsci (nelle Cronache teatrali) per finire con Ennio Flaiano che nel volume Lo spettatore addormentato  ne da un ritratto assai negativo:


http://giorgio-illettoreimpenitente.blogspot.it/2014/02/ennio-flaiano-lo-spettatore.html


Per concludere: una rivista piuttosto povera di articoli, di argomenti, stampata in economia, che ruota eccessivamente intorno alle idee del suo direttore.

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