Dolores del Rio in Abbandonata di E.Fernandez |
La più importante rivista di spettacolo italiana è senz'altro Sipario. Fondata nel 1946 da Ivo Chiesa (1921-2003) assieme a Gian Maria Guglielmino (1922-19859), ha cambiato negli anni molti direttori ed editori, ma è ancora in edicola e on-line, una visita al suo sito può essere interessante per fare un confronto con questa copia di oltre sessantacinque anni fa: http://www.sipario.it/
Infatti, la copia che presento è del giugno 1949, per avere un'idea della distanza che ci separa da quella data, basti pensare che solo il 1° agosto di quello stesso anno veniva abolito il razionamento del pane e della pasta in vigore durante la guerra. Veramente un altro mondo.
Ora, benché ci fosse da ricostruire un paese distrutto, trovo meraviglioso che si avesse la voglia, la forza e il coraggio di mandare in edicola una rivista di cultura ad un prezzo elevato, rispetto al costo della vita dell'epoca, affermando così la centralità della cultura nella nuova Italia che si stava ricostruendo. Lo stesso discorso vale naturalmente anche per il lettore che acquistava la rivista, rinunciando magari a qualcos'altro di "utile".
Come sempre sfogliando una vecchia rivista sorprendono le inserzioni pubblicitarie: si incontrano prodotti scomparsi ormai da anni, e alcuni anche dalla memoria dei consumatori, altri invece ancora tenacemente sul mercato come questi qui riprodotti negli inserti pubblicitari.
Qui a sinistra un profumo che negli anni 50-60 andava veramente per la maggiore, anzi parlandone mi sembra quasi di sentirne la sua fragranza particolare. Naturalmente si tratta di un prodotto ancora presente sul mercato.
Ora, benché ci fosse da ricostruire un paese distrutto, trovo meraviglioso che si avesse la voglia, la forza e il coraggio di mandare in edicola una rivista di cultura ad un prezzo elevato, rispetto al costo della vita dell'epoca, affermando così la centralità della cultura nella nuova Italia che si stava ricostruendo. Lo stesso discorso vale naturalmente anche per il lettore che acquistava la rivista, rinunciando magari a qualcos'altro di "utile".
Come sempre sfogliando una vecchia rivista sorprendono le inserzioni pubblicitarie: si incontrano prodotti scomparsi ormai da anni, e alcuni anche dalla memoria dei consumatori, altri invece ancora tenacemente sul mercato come questi qui riprodotti negli inserti pubblicitari.
Qui a sinistra un profumo che negli anni 50-60 andava veramente per la maggiore, anzi parlandone mi sembra quasi di sentirne la sua fragranza particolare. Naturalmente si tratta di un prodotto ancora presente sul mercato.
A destra un grande e storico successo di una ditta nata nel 1876, la Paglieri, ma ancora fortemente presente nel mondo della cosmesi femminile. Il Velluto di Hollywood pubblicizzato era una cipria solida nella sua caratteristica scatola, un oggetto magico presente in tutte le borse delle signore, che ne facevano grande uso, con una gestualità elegante che mi ricorda la figura di mia madre.
Qui a fianco la pubblicità di un noto e, in quegli anni, elegante ristorante nel cuore di Roma, a due passi da Trinità di Monti. Oggi allo stesso indirizzo c'è un ristorante che porta ancora quel nome famoso, ma niente a che vedere con l'elegante dopo-teatro di allora, oggi è un locale per turisti, stretto tra due negozietti di chincaglierie, come la stragrande maggioranza dei negozi del centro.
L'inserto del Piccolo Teatro della Città di Milano ci ricorda molto opportunamente tutte le rappresentazioni avvenute nei due anni dalla sua inaugurazione.
Qui a fianco la pubblicità di un noto e, in quegli anni, elegante ristorante nel cuore di Roma, a due passi da Trinità di Monti. Oggi allo stesso indirizzo c'è un ristorante che porta ancora quel nome famoso, ma niente a che vedere con l'elegante dopo-teatro di allora, oggi è un locale per turisti, stretto tra due negozietti di chincaglierie, come la stragrande maggioranza dei negozi del centro.
L'inserto del Piccolo Teatro della Città di Milano ci ricorda molto opportunamente tutte le rappresentazioni avvenute nei due anni dalla sua inaugurazione.
Nella pagina Cronache della Scala, Teodoro Celli (1917-1989) noto critico musicale, tracciando un bilancio della ricca stagione lirica della Scala, esprime alcune considerazioni sul pubblico che frequenta il teatro. Scrive Celli:
Avviandosi alla sua conclusione, la stagione lirica della Scala ha offerto al pubblico due spettacoli di quelli che si sogliono definire eccezionali. C'è parecchia gente, fra i frequentatori del nostro teatro, che odia cordialmente gli "spettacoli eccezionali", irritata per essere distratta dalle proprie comode e pigri abitudini. Per costoro l'ideale cartellone lirico è quello costituito tutto di Tosche, di Butterfly, di Rigoletti e di Aide: come massima fatica - da affrontare tuttavia a malincuore - ammettono un'opera di Wagner: una sola e, possibilmente, il Lohegrin. C'è poi un'altra categoria di persone, ben più limitata, la quale per snob o per incoercibile desiderio di avventure, non ammette e non vorrebbe che "spettacoli eccezionali": la loro aspirazione supremaè rappresentata da un cartellone che includa solo esumazioni sei-settecentesche e opere novecentesche, meglio se in "prima esecuzione assoluta".
Avviandosi alla sua conclusione, la stagione lirica della Scala ha offerto al pubblico due spettacoli di quelli che si sogliono definire eccezionali. C'è parecchia gente, fra i frequentatori del nostro teatro, che odia cordialmente gli "spettacoli eccezionali", irritata per essere distratta dalle proprie comode e pigri abitudini. Per costoro l'ideale cartellone lirico è quello costituito tutto di Tosche, di Butterfly, di Rigoletti e di Aide: come massima fatica - da affrontare tuttavia a malincuore - ammettono un'opera di Wagner: una sola e, possibilmente, il Lohegrin. C'è poi un'altra categoria di persone, ben più limitata, la quale per snob o per incoercibile desiderio di avventure, non ammette e non vorrebbe che "spettacoli eccezionali": la loro aspirazione supremaè rappresentata da un cartellone che includa solo esumazioni sei-settecentesche e opere novecentesche, meglio se in "prima esecuzione assoluta".
Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, alla "prima" dei Puritani |
Ed esiste infine una terza e limitatissima schiera di spettatori, fra i quali mi considero iscritto, che, pur alieni da qualsiasi pigrizia mentale, hanno dell'avventura musicale un concetto meno superficiale e, in ogni caso, non mai legato a necessità snobistiche. (......)
Il teatro di Rivista
Il critico teatrale Sergio Sollima (1921), regista e autore teatrale disegna un quadro organico dello stato dell'arte del teatro di rivista, analizzando pregi e difetti di autori, attori e tutta l'organizzazione nel suo insieme. Conclude con la stessa riflessione che faceva Gramsci negli anni '20, quando si occupava di critica teatrale, anche se con qualche speranza in più:
La maggioranza dei difetti che si notano negli spettacoli di rivista e nei singoli esecutori, vanno attribuiti alla caotica organizzazione di questa attività.
Il progressivo aumento del successo economico di tali iniziative ha spinto ad interessarsene persone e gruppi che vi hanno visto esclusivamente una speculazione finanziaria.
Comunque, tutto sommato, un notevole miglioramento in quest'ultimi anni è evidente. Il terreno è ormai preparato e comincia ad essere possibile il pensare di edificarvi qualcosa di solido e duraturo.
Proprio in quegli anni Wanda Osiris (1905-1994) divenne la regina incontrastata del teatro di rivista e le sue apparizioni al Sistina di Roma, sovrattutto le prime, rappresentavano il massimo avvenimento mondano della capitale.
Dopo una panoramica delle attività teatrali nelle maggiori capitali europee, molto spazio viene dedicato sugli allestimenti in programma sulle piazze di Roma e Milano.
BIANCO & NERO
Nelle pagine dedicate al cinema, molto spazio viene riservato alla presentazione di quattro film messicani, in quei giorni in distribuzione in Italia, dove viene esaltata la bellezza trionfante di Maria Felix, e quella altrettanto bella di Dolores del Rio nel film Abbandonata di Emilio Fernandez.La rubrica Il film del mese viene presentato il film Scarpette rosse di Michael Powell, quindi si parla di Il silenzio è d'oro di René Clair, Idolo infranto di Carol Reed, Passaggio a Nord-Ovest di King Vidor con Spencer Stracy (questo l'ho visto!), e La perla di Emilio Fernandez, dal noto racconto di Steinbeck.
Una pagina titolata Non tutto oro al festival milanese è dedicata alla seconda edizione del festival cinematografico di primavera, organizzato dal Museo del Cinema diretto da Guido Guerrasio, dove tra l'altro è stato presentato Alba fatale di William A. Wellman con Henry Fonda (con foto).
Un'altra pagina dedicata alla Classicità di Charlie Chaplin, con foto di Chaplin e Jackie Coogan da Il Monello: Chaplin ha creato un mito che contiene in sè quasi tutta la sostanza dell'uomo: un mito che ci rispecchia e commuove. E così conclude l'articolo:
L'uomo che domina nella società raramente è ridicolo: ecco perché Charlot è povero. L'uomo che si sa controllare nasconde i motivi per i quali potrebbe far ridere: ecco perché Charlot è incontrollato, sedmpre in preda alla sensibilità e all'istinto: così, accumulando gaffes su gaffes, rivela il segreto della sua natura, che è un po' quello della natura di tutti, anche di chi cerca di dissimularlo.
Nella pagina Dal giorno alla notte, sempre dedicata alle notizie del mondo del cinema, viene annunciato che, dopo l'enorme successo di In nome della legge di Pietro Germi, la Lux Film ha deciso di produrre il film Terroni, sempre per la regia di Germi. Renato Castellani ha finito le riprese del film E' primavera per la Universalcine, con attori non professionisti.
Ma l'elemento centrale della rivista, il motivo d'interesse maggiore, è rappresentato senz'altro dai testi di drammi e commedie presentati integralmente. In questo numero Ardelia tre atti di Jean Anouilh (1910-1987), e una vera chicca: un monologo di Alberto Savinio (1891-1952) Emma B. vedova Giocasta.
Nell'insieme una rivista completa sul mondo dello spettacolo, moderna, aperta alle novità, di cui fin da allora era facile pronosticare un meritato lungo successo.
Caro Metalli, lei con questi tuffi nel passato attraverso la rivisitazione di riviste e periodici molto in voga in quegli anni, tocca le corde della reminiscenza e della nostalgia. Le mie, naturalmente! Mi fa ricordare, per esempio, quei bei spettacoli teatrali trasmessi dalla televisione negli anni 60 e 70. Oggi preferiamo altro...e poi anche la pubblicità mi sembrava meno invasiva, meno ossessiva di quella di oggi. Erano altri tempi. Guardando quelle locandine, così poco appariscenti, così delicate, mi domando se un simile messaggio oggi potrebbe avere presa sui moderni consumatori.
RispondiEliminaSalve, sto facendo una ricerca proprio su alcuni collaboratori di questa rivista e mi servirebbero dei numeri molto vecchi proprio degli anni '60-'70, saprebbe dove possano essere reperibili almeno gli indici? Grazie molte..
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