domenica 3 aprile 2011

Enzo Biagi BUONI/CATTIVI - CDE - 1990


Conobbi Enzo Biagi, dal punto di vista letterario e giornalistico nel 1960, quando lavorando per la Arnoldo Mondadori Editore, vidi arrivare nel magazzino di via Ulpiano a Roma, un imballo decisamente insolito rispetto ai soliti, infatti conteneva un disco a 33 giri e un libro fotografico di grande formato Dieci anni della nostra vita 1935-1945 realizzato con Sergio Zavoli per Epoca di cui Biagi in quegli anni era direttore. Il primo esempio di multimedialità nella editoria italiana! Ebbe un successo strepitoso, come d'altronde tutto il lavoro svolto da Biagi come direttore di Epoca.

Questo Buoni/Cattivi è un libro strutturato in sei capitoli e una premessa, dove fin dall'inizio viene evidenziata la difficoltà di distinguere, oggi, cosa è bene e cosa è male. E Biagi lo fa con il suo ben noto buonsenso, scrivendo semplicemente le cose, ponendo più domande che fanno riflettere, piuttosto che dando risposte assiomatiche. E leggendolo (perchè Biagi scrive veramente come parla) senti la sua voce calma, quasi monocorde, che scava nella realtà che anche tu conosci e ti pone problemi etici, ti chiede di prendere almeno coscienza del mondo che ti circonda.

Scrive Biagi nella premessa intitolata Non fare agli altri:

....Dovremmo render conto al Signore delle tonnellate di frutta che distruggiamo, dei cereali che trasformiamo in metanolo, del burro che svendiamo ai russi, visto come vanno le cose in certi posti, e anche da noi: vedi ospizi, ospedali, ricoveri? Il trasformismo intellettuale, che non figura nella tavole di Mose, non è un traviamento? E' fallito il socialismo reale, anche perchè Marz, scrive Marcusenelle sue memorie, "ha confuso una dittatura della giustizia, con la dittatura dei burocrati": ma è sicuro che il capitalismo, e il profitto, non hanno pecche, e il valore di una impresa si valuta dal guadagno che produce? L'evasione fiscale: peccato mortale o veniale? E con gli stranieri immigrati, ormai un milione e mezzo, come ci si comporta? Poveri, privi di lavoro, privi di ruolo sociale, sono concorrenti degli italiani meno agiati, che hanno poche intenzioni di considerarli fratelli, perché ci sentiamo un po' tutti figli unici. Facciamo parte, è vero, della Comunità europea, e la nostra e una presenza che si avverte: è stata truffata per 120 mila miliardi: pomodori mai prodotti, pesche mai raccolte, latte mai munto; novantamila li hanno attribuiti all'iniziativa dei nostri compatrioti ladri. Novanta scioperi su cento, dato Censis, sono promossi dai servizi pubblici: vittime, quindi, gli utenti: Ama il prossimo tuo, ma non quando viaggia, è malato, si presenta agli esami. Lasciate che i pargoli non sappiano che c'è il "telefono azzurro": è già troppo occupato. E i mafiosi, che hanno uno smodato senso della famiglia, non sono più pericolosi dei seguaci di monsignor Lefèbvre? A quando la scomunica? ................. E più semplici gli usi scolastici di una volta, quando il maestro divideva in due la lavagno col gesso e , per andare a fumarsi una sigaretta, passava il potere all'odioso capoclasse: "Scrivi da una parte i nomi dei buoni, dall'altra i cattivi". Ma sono passati i tempi di Pinocchio: non crescono più smisuratamente le orecchie ai fanciulli asini, né si allunga il naso dei bugiardi. Il Diavolo, nei film e nei racconti, è bellissimo. Altrimenti dove va a finire il fascino del vizio e della seduzione?