martedì 27 aprile 2010

LA RESISTENZA ITALIANA di Battaglia- Garritano

Questa bella e completa edizione del 1973, a trent'anni dall'inizio della Resistenza, è la riedizione della Breve storia della Resistenza italiana, pubblicata per la prima volta del 1955.

L'Introduzione, ampliata rispetto a quella del '55, fa una  breve storia del fascismo, dalla sua genesi negli anni venti, al 25 luglio  del '43 con il voto del Gran Consiglio che defenestrò Mussolini.

Dalla prefazione di Giancarlo Pajetta:

Nel 1973 è ricorso il trentesimo anniversario dell'8 settembre, di una data tragica e disperata, quando gli italiani non poterono salutare l'armistizio come un segno di pace perchè esso significava insieme l'occupazione tedesca di una gran parte del territorio e l'inizio di un periodo di oppressione e di terrore, nel quale la guerra sarebbe continuata in condizioni sempre più gravi. L'8 settmbre non fu nemmeno per querlla parte d'Italia occupata dagli americani e dagli inglesiil giorno della dichiarata ed effettiva partecipazione alla grande guerra anti-hitleriana, non fu il momento del riscatto di quello che restava dell'esercito italiano e del governo che firmava l'armistizio perchè la rinuncia a combattere faceva della capitolazione una resa vergognosa. ......... La fuga del Re e di Badoglio; il rifiuto di difendere Roma; l'abbandono di un esercito sbandato fecero di quei giorni tragici un momento nel quale parve ai più che anche la speranza fosse morta per sempre. Con quella disperazione si intrecciava peròuna speranza nuova, così che noi ricordiamo vivi come se fossero di oggi le prime speranze e i primi coilpi della Resistenza. Il sacrificio disperato di porta S.Paolo e il massacro di Cefalonia non furono la fine di un esercito italiano. Diedero il segno che, caduto in pezzì l'esercito fascista, impossibile quello regio, qualcosa di nuovo stava per nascere. Gli italiani avrebbero avuto la loro funzione in una guerra di liberazione che sarebbe stata la guerra più profondamente sentita e in fondo anche quella davvero coronata dal segno di una vittoria di popolo.

Questa edizione, fuori commercio e riservata agli abbonati a l'Unità per l'anno 1974, è arricchita da un imponente apparato iconografico e, in appendice, da una selezione di Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana per concessione dell'editore Einaudi.

martedì 20 aprile 2010

CARYL CHESSMAN: un caso letterario & umano

 Rovistando tra vecchie carte mi è capitato tra le mani questo vecchio giornale, Paese Sera ultimissima della notte, infatti la data è lunedì 2 - martedì 3 maggio 1960. L'avrò comprato in centro, uscendo da un cinema, da uno strillone, come si usava allora. Le dimensioni del titolo ci dicono quanto il caso fosse conosciuto e seguito anche qui da noi, in Italia.

 Il libro che portò alla ribalta Caryl Chessman Cella 2455 Braccio della morte (1954) fu scritto clandestinamente nella prigione di San Quentin, con la complicità di secondini e del suo avvocato, dove era in attesa dell'esecuzione per la condanna alla pena capitale del giugno 1948.

Esponente di quella "gioventù bruciata", cresciuta negli anni della grande crisi economica, Chessman non aveva fatto  sospettare, al momento dell'arresto, la sua formidabile astuzia di acrobata giuridico: sembrava a quei tempi un indolente giovanottone, scivolato nel crimine per noia o per spirito di imitazione: Solo lo spettro della fine, di un'orribile fine in una camera a gas, doveva far misteriosamente scattare, in quella mente che era sembrata assopita, la luce di una disperata e lucidissima intelligenza.

Con una trovata geniale, il detenuto della Cella 2455, cercò di assicurarsi, oltre alle armi legali (studiando brillantemente diritto penale), quelle che la stessa opinione pubblica americana, decisamente avversa alla pena di morte, inconsciamente gli offriva. Nacquero così, nell'allucinante altalena dei rinvii, ben quattro libri: Cella 2455braccio della morte, Violenza è la mia legge, La legge mi vuole morto e Il volto della giustizia, attraverso i quali i lettori degli Stati Uniti e del mondo, vennero a conoscenza dell'orribile ingranaggio che si chiama pena di morte.

A un Chessman autore di best seller le autorità californiane non avevano certo pensato, quando avevano ingenuamente concesso il permesso d'uscita del manoscritto, ma all'esaurirsi della prima edizione, le autorità carcerarie cercarono di bloccare l'attività letteraria, fino ad arrivare al sequestro del romanzo Violenza è la mia legge, mentre i due successivi manoscritti,  furono fatti uscire dal carcere clandestinamente. Per recuperare il romanzo sequestrato, Chessman abbandonò per qualche mese lo studio del diritto penale, per concentrarsi sul diritto civile e costituzionale, e preparò un'azione civile davanti la Suprema Corte Federale, sostenendo che il manoscritto era un bene insequestrabile e che le autorità californiane avevano violato il principio costituzionale sulla libertà di pensiero e di stampa; mentre privarlo dei diritti d'autore violava il sesto Emendamento, perchè gli impediva una valida e completa difesa.

Un semplice cittadino, un reietto già condannato a morte, che sfida lo Stato con gli strumenti della legge: ce n'è abbastanza per appassionare il pubblico americano e del mondo intero, un David armato solo della propria intelligenza e praparazione giuridica, contro un Golia che lo vuole morto e mortificato. Il massimo tribunale america diede ragione a Chessman e in tutto il mondo si cominciò a pensare che forse, dopo i tanti rinvii ottenuti dell'esecuzione, potesse alla fine riuscire a far trasformare la pena capitale in ergastolo.

Fino a quel 2 maggio 1960, quando respinto l'ultimo rinvio,  quattro no e tre si, Caryl Chessman entrò nella camera a gas.


Paese Sera pubblica il suo testamento, ne riportiamo alcuni brani:




Per tre volte, la mia esecuzione è stata sospesa alla vigilia del giorno fatale. Un'altra volta il tribunale rispose alla domanda  di rinvio solo tre ore prima dell'istante in cui era stata fissata l'esecuzione. Se l'obiettivo era esclusivamente quello di punirmi, esso è stato più che raggiunto con questa successione di veglie macabre, la tortura più tragica che mente umana possa concepire, con queste attese, ansie, improvvise fermate sull'orlo dell'abisso.

Al popolo della Califormnia lascio il mio cadavere. E' del resto quello che la folla reclama, esige da tanti anni: il corpo di Caryl Chessman.

giovedì 8 aprile 2010

UNA POESIA DI GIORGIO BASSANI

Questa intensa poesia Bassani l'ha scritta a Napoli nel 1944:

Non piangere, compagno,
se m'hai trovato qui steso.
Vedi, non ho più peso
in me di sangue. Mi lagno
di quest'ombra che mi sale
dal ventre pallido al cuore,
inaridito fiore
d'indifferenza mortale.
Portami fuori, amico,
al sole che scalda la piazza,
al vento celeste che spazza
il mio golfo infinito.
Concedimi l'erma pace
dell'aria. Fa che io bruci
ostia candida, brace
persa nel sonno della luce.
Lascia così che dorma: fermento
piano, una mite cosa 
sono, un calmo e lento
cielo in me riposa.

lunedì 5 aprile 2010

SUL FASCISMO

La prima edizione di La marcia su Roma e dintorni è del 1933, pubblicata in italiano a Parigi da Lussu, dopo la avventurosa fuga da Lipari con Carlo Rosselli e Fausto Nitti,  abbraccia il decennio 1919-1929. L'autore lo pubblicò in pieno fascismo e a breve distanza dagli avvenimenti che narrava: il sorgere e il dilagare del fascismo, dalla costituzione dei primi fasci, alle proditorie aggressioni degli squadristi e alle vere e proprie spedizioni armate contro popolazioni inermi, per finire con la conquista incontrastata del potere e la soppressione di ogni legalità.

Una narrazione piena di freschezza e vivacità, in cui non vengono mai meno l'ironia e il sarcasmo, quasi attributi connaturati a una prosa dotata di una forza di suggestione ineguagliabile.

E' questa una lettura che ancora sconvolge e indigna, per la brutalità delle violenze e delle ingiustizie, operate  non solo dalle organizzazioni fasciste, ma da un apparato dello stato che calpastava ogni legge vigente.

Un libro che dovrebbe essere presente in ogni casa!

Io non mi facevo nessuna illusione sulla situazione politica. Noi combattevamo non più contro il partito fascista, ma contro tutta l'organizzazione dello Stato ormai in suo potere.

Fascisti di Giordano Bruno Guerri è recentissimo, 1995 e di conseguenza analizza con occhio più distaccato il rapporto tra gli italiani e fascismo, con particolare riferimento al cosidetto mussolinismo.

E' una storia d'Italia dal 1922 al 1945 con straordinari ritratti di Mussolini e dei principali gerarchi, e una originale interpretazione del fascismo in chiave di "sacralizzazione della politica", fenomeno tipico del nostro tempo, di cui proprio il movimento fascista fu l'inventore. Dal culto risorgimentale e liberale della patria, il fascismo passò al culto del littorio e poi a quello del duce, e si diffuse la convinzione che ogni violenza contro gli avversari era giusta e necessaria. L'entusiasmo per la nuova religione laica, con i suoi riti collettivi e le oggettive benemerenze sociali del governo, indussero la maggior parte degli italiani ad aderire al fascismo, che aveva dato loro la coscienza e l'orgoglio di essere un popolo. Ma le masse borghesi che lo appoggiavano non erano disposte a condividere fino in fondo il misticismo rivoluzionario, fatto di fede cieca e assoluta, e questa, insieme alle sconfitte militari, fu una caussa della sconfitta del fascismo.


domenica 4 aprile 2010

PER IL PROSSIMO 25 APRILE

Una poesia di Salvatore Quasimodo, dalla raccolta Giorno dopo giorno del 1947:

E come potevamo noi cantare,
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronte dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.