giovedì 29 dicembre 2016

Camilo Sánchez - LA VEDOVA VAN GOGH - Marcos y Marcos 2016 - € 16,00





L'autore, Camilo Sánchez (1958), argentino giornalista e poeta, come racconta una sua biografia a cura della casa editrice Marcos y Marcos: Guardando un documentario della BBC, è rimasto colpito da un’immagine di Johanna van Gogh-Bonger, citata fuggevolmente come depositaria dei quadri e delle lettere; durante una lunga permanenza a New York, esplorando musei e biblioteche, ha scoperto il suo ruolo fondamentale, mai raccontato, nel difendere dall’oblio l’opera di Van Gogh. Era la storia che Sánchez aspettava per il suo primo romanzo, La vedova Van Gogh: un omaggio al pittore straordinario morto solo, suicida, e alla donna che ha lottato per renderlo, come artista, immortale.


Non sorprende che Sánchez fosse rimasto colpito dall'immagine di Johanna van Gogh-Bonger (1862-1925): qui nella foto ha solo 27 anni, forse appena sposata con Theo van Gogh, deve ancora accadere tutto, ma si capisce già dal suo sguardo deciso che possiede gli strumenti adatti per affrontare le complessità  che la vita ha in serbo per lei.





Nel ritratto del 1905, eseguito dal secondo marito, il pittore olandese Johan Cohen Gosschalk (1873–1912), Johanna ha 43 anni, è nel pieno della maturità e sembra possedere la consapevolezza di aver portato a termine la missione di far conoscere al mondo la grandezza di Vincent van Gogh.   




Ed ora il libro. Diciamo subito che è scritto con quella particolare leggerezza che caratterizza un po' tutta la giovane letteratura sud americana, utilizzando sapientemente tre linee narrative: il racconto obiettivo dei fatti, il diario di Johanna van Gogh-Bonger e le lettere di Vincent al fratello Theo; scelta felice che non solo conferisce fluidità al romanzo, ma ne accentua il ritmo. Questo l'incipit:
 Un'ombra pesante su ogni gradino della scala è stato l'annuncio: Theo van Gogh entra con il fantasma della morte attaccato alle scarpe.
 Johanna lo guarda. In tre giorni è invecchiato di dieci anni.
Quasi non fa caso alla moglie e a malapena saluta il bambino. Con una cautela estrema, sistema sotto il letto gli ultimi lavori del fratello, una serie di rotoli con tele dipinte di fresco. Quindi, nel bauletto di rovere delle lettere, ne deposita un'ultima, quella che Vincent van Gogh aveva addosso quando si era sparato un colpo, e poi si era sdraiato per dormire.

 
 
Un sincero ringraziamento alla mia amica Tiziana che, conoscendo la mia ritrosia nei confronti di autori contemporanei, mi ha portato il libro da leggere sicura che mi sarebbe piaciuto, e così è stato.


















sabato 24 dicembre 2016

Pierre Grimal - CICERONE - Il Giornale - Biblioteca Storica





L'ultimo alleggerimento della zavorra libresca operata da mio fratello Mario, mi ha fruttato una ventina di volumi della biblioteca storica edita da Il Giornale qualche anno fà. La collana completa ne contava ben 40, tutti dedicati alla civiltà greco-romana.

Il mio interesse si è concentrato subito nei volumi che trattano il periodo (circa una sessantina di anni) che vanno dall'esordio politico di Silla alla nascita dell'Impero, e che coincidono con gli anni in cui è vissuto Marco Tullio Cicerone (106 a C.- 43 a C.).

Figura complessa quella di Cicerone, in largo anticipo sui tempi per la sua visione moderna dello stato, autore di numerose opere - molto più citate che conosciute - e le cui traduzioni hanno angosciato, e ancora angosciano, generazioni di studenti, impegnati ad interpretarne i lunghi e complessi periodi.

L'autore di questo volume, Pierre Grimal (1912-1996), è stato uno dei maggiori storici e latinisti francesi: professore alla Sorbona di lingua e civiltà latina, traduttore di Cicerone, Seneca, Tacito, Plauto e Terenzio, nonché autore di numerose biografie e saggi sui vari aspetti della civiltà romana. 

Questa biografia di Cicerone, redatta nel 1986, oltre che ricostruire tutti i più importanti processi che lo videro protagonista assoluto dell'arte oratoria, difendendo o accusando i maggior personaggi della sua epoca, da conto della notevole attività letteraria e degli studi filosofici che, specialmente nei momenti difficili della vita politica romana, quando costretto all'esilio per le sue posizioni, o prudentemente autorelegatosi in una delle numerose ville possedute, poteva coltivare, scrivendo, quell'otium cum dignitate che è fondamento della sua visione della vita.

In un'epoca in cui senza la disponibilità di un proprio esercito, le ragioni politiche stentavano ad ottenere udienza, il perenne contrasto tra l'imperium esercitato dai consoli e  l'auctoritas esercitata dal senato, metteva a repentaglio la res publica e  minacciava la libertas, fondamento della natura stessa di Roma, che Cicerone così interpreta: «Tutte le nazioni possono sopportare la schiavitù, la nostra civitas non può» (Omnes nationes servitutem ferre possunt, nostra civitas non potest).

Per le vicissitudini vissute, si potrebbe sintetizzare la vicenda umana di Cicerone adattando il noto passo di Manzoni riferito a Don Abbondio: "si rese conto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, d'essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro", perché tali erano  Silla, Catilina, Clodio,  Cesare,  Pompeo, Antonio, Ottaviano con i quali si trovò a viaggiare, sempre in rotta di collisione nella strenua difesa della res publica contro la tirannide di un solo uomo al potere.

Non trovò orecchie disponibili a concretizzare il suo Cedant arma togae e pagò con la vita  la sua mancanza di risolutezza.

domenica 4 dicembre 2016

Beppe Fenoglio - UN FENOGLIO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE - Einaudi 1973 - £ 2.800




Sono un convinto lettore di Beppe Fenoglio (1922-1963). Mi piace la sua prosa essenziale, che in qualche modo mi ricorda Sherwood Anderson. Ho letto con immutato piacere I ventitre giorni della città di Alba (1952), La malora (1954), La paga del soldato (1969). Poi ho scovato, in uno dei tanti scatoloni che contengono la biblioteca di famiglia, questo libro pubblicato postumo, mettendo assieme scritti di epoche diverse, incompleti e sicuramente destinati ad essere profondamente rimaneggiati dall'autore se ne avesse avuto il tempo e il desiderio di vederli pubblicati. Ma così è: gli eredi e le case editrici ritengono di svolgere un'opera meritoria nei confronti degli autori scomparsi, pubblicando tutto ciò che trovano violando i loro cassetti!

Inizio a leggere. Il paese. Un racconto? Un romanzo? Capitolo primo, secondo, terzo, undicesimo e poi niente, finito così.

Vado avanti: I penultimi. Parte prima: 12 paragrafi. Parte seconda: 2 paragrafi: il racconto finisce a metà di un discorso: Levò di tasca il cannocchiale come se volesse offrirmi chissà che dimostrazione, ma poi ".

Seguono La licenza, Il mortorio Boeri, Un fenoglio alla prima guerra mondiale. Anche questi incompleti. In copertina nessun accenno. Nel risvolto è detto: A dieci anni dalla scomparsa di Beppe Fenoglio, questo nuovo volume che raccoglie organicamente una serie di racconti inediti, rinvenuti tra le sue carte, comprova ancora una volta quanto abbia perduto, con lui, la nostra narrativa. Se ti trovi in libreria e leggi questo risvolto presumi si tratti di opere complete, e passi direttamente alla cassa.

Ma non è questa la sola sorpresa.

Il testo è inframmezzato, direi di più, infarcito a bella posta di termini inglesi. Non solo la voce narrante, nel descrivere reazioni o situazioni, utilizza (senza nessuna esigenza narrativa) termini inglesi, ma anche personaggi che non hanno con questa lingua alcun rapporto, la utilizzano abbastanza casualmente e forse non sempre correttamente. Esempio:
Il capotavola sospiro e wawed all'ostessa per un bicchiere nuovo.
Più avanti (siamo ancora alla prima pagina) troviamo:
Tutt'intorno gaped.
Poche righe e:
Paco sospirò ed estrasse il pacchetto delle sigarette. Il medico fumbler con le dita apposta per estrarne una ed un'altra farne cadere.
E ancora:
Ci fu un moderato chucklink, la maggior componente di esso provenendo dalla bocca grassa e parca di Paco.
La perpressità, il disagio, ma anche il fastidio per quest'uso immotivato di una lingua così estranea al contesto paesano, delle Langhe tra le due guerre, è enorme, ma con fatica vado avanti cercando di concludere la lettura del volume.

A un certo punto un personaggio, l'aiutante di un commerciante di animali, ad una vecchia contadina chiede a proposito del figlio morto di costei:
-Wat did he die for? - disse Remo.
E la contadina langhirana, senza batter ciglio, come se si trovasse nelle verdi campagne del Hampshire , risponde:
- Nessuno l'ha mai saputo. O almeno nessuno ce l'ha mai detto...
C'è un limite a tutto! e qui questo limite è stato superato. Non ce l'ho con Fenoglio, sia chiaro. Lui aveva tutto il diritto di sperimentare linguaggi e forme narrative secondo il suo estro e desiderio. Magari in fase di completamento dell'opera si sarebbe reso conto da solo di quanto inverosimile, e anche un po' ridicolo, sia mettere in bocca ad un contadino langharolo termini inglesi a casaccio. Magari questo materiale grezzo non era destinato alla pubblicazione, e non tenendone conto, l'editore, non ha fatto un buon servizio all'autore ed ai suoi lettori.

In appendice le Note del curatore, GinoRizzo, che nulla spiegano dei problemi da me posti e, a chiudere, prima dell'Indice, il Glossario: 113 termini, o intere frasi, in inglese qui tradotte, con l'indicazione degli errori da matita blu commessi dal'autore.

Fenoglio, bontà sua, non poteva sapere che nel primo decennio del nuovo millennio, qui in Italia l'inflazione dell'uso improprio della lingua inglese, avrebbe raggiunto e superato i limiti della decenza, rivelando un insopportabile provincialismo che, dallo Stato ai mezzi di comunicazione, avrebbero inquinato il già mediocre linguaggio usato dai suoi connazionali. Sapendolo se ne sarebbe ben guardato dall'utilizzarlo.


 
 




i racconti lievitano sino alle dimensioni di una ruvida epica paesana, in virtú di un linguaggio che utilizza accortamente le durezze sintattiche e lessicali del dialetto, e le robuste metafore del parlare contadino, in una cifra stilistica di penetrante efficacia.