sabato 26 marzo 2016

Gianni Rocca - STALIN quel "meraviglioso georgiano" - Oscar Mondadori 1991 - £ 12.000


Due parole sull'autore, Gianni Rocca (1927-2006), "Gian" per i compagni partigiani della 105^ Brigata Garibaldi, dove militò appena diciasettenne, giornalista per l'Unità, quando per il giornale comunista scrivevano personaggi del calibro di Calvino, Pavese, Massimo Mila.... Dopo i fatti di Ungheria uscì dal PCI e passò a Paese Sera, dal quale si dimise per protesta, in difesa di un giornalista a cui la Direzione del giornale aveva censurato un articolo. Quando si dice, un giornalista dalla schiena dritta e dalle idee chiare. Fondatore insieme a Scalfari de La Repubblica, ne fu poi caporedattore, vicedirettore e infine condirettore fino al 1996




Tra i molti scritti di Gianni Rocca, prevalentemente di  riflessione storica (qui in basso ho riprodotto le copertine), c'è questo libro su Stalin, una biografia completa, che ho trovato nel mercato dell'usato su internet. L'aggettivo del sottotitolo "meraviglioso georgiano", è bene chiarirlo subito, non è il giudizio dell'autore, ma l'apprezzamento, siamo ancora nel 1913,  di Lenin, espresso in una lettera a Gorki. 

Illuminante, per capire il criterio scelto per raccontare un personaggio così contradditorio, la premessa dell'autore:

  Quando fu chiaro che anche Gorbaciov, al pari di Kruscev, per sbarazzarsi di un ingombrante passato, ricorreva alla demonizzazione, nacque nell'Autore l'irresistibile desiderio di «rileggere» Stalin. Fu davvero ed esclusivamente - come si vorrebbe far credere - un despota asiatico, un tiranno sanguinario, il traditore del leninismo, un incidente di percorso nella Rivoluzione d'Ottobre, un paranoico, un pazzo? Ma chi se non Stalin, il bolscevico, con le armi che gli erano state fornite da Lenin - dittatura del proletariato, partito unico, disprezzo per tutti i valori «borghesi» - seppe industrializzare la Russia, in pochi anni, battere la Germania di Hitler nel più grande scontro militare di tutti i tempi, trasformare il corrotto e feudale paese degli Zar nella superpotenza che si contrappone da oltre quarant'anni agli Stati Uniti d'America?
   Chi fu davvero Stalin resterà a lungo un drammatico, inquietante interrogativo. L'Autore, avvalendosi della documentazione sin qui disponibile, non azzarda risposte. Ha cercato solo di spiegare - innanzi tutto a se stesso - il «fenomeno» rappresentato da una delle più sconvolgenti personalità del Ventesimo secolo. Il lettore potrà trarne le sue personali conclusioni.

Roma, settembre 1988

Attraverso il racconto della vita difficile del giovane Iosif  Džugašvili,  prendono forma gli eventi che precedettero la Rivoluzione d'Ottobre, quindi gli anni del carcere e del confino, i rapporti con Lenin e con gli altri dirigenti del partito bolscevico, la guerra civile poi, l'epurazione, i processi, e infine la Seconda Guerra Mondiale e la guerra fredda.

Era dalla lettura de I 10 giorni che sconvolsero il mondo di John Reed, negli anni '60, che non leggevo qualcosa di altrettanto appassionante sulla Rivoluzione d'Ottobre. La differenza sostanziale con quel testo,  sacro ai comunisti di tutto il mondo, è che mentre ne I 10 giorni... il racconto è epico, apologetico, visto come dall'alto; molto simile al racconto che, in versi, fa Majakovkij, rievocando i dispacci di Lenin: «A tutti, a tutti, a tutti.....»; qui, alla visione romantica del comunista John Reed, che vive la rivoluzione nel suo attuarsi, c'è l'analisi distaccata dello storico, che ricostruisce i fatti dai documenti, senza alcuna concessione alla idealizzazione che il movimento comunista internazionale ha costruito intorno a questo fondamentale evento storico, e dove vengono evidenziate le tante divisioni che all'interno del partito bolscevico si manifestano fin dall'inizio.

Nelle quattrocentocinquanta pagine della biografia, apprendiamo fin troppo dettagliatamente - ma è questo il lavoro dello storico - quello che solo al XX congresso del PCUS nel 1956, venne genericamente definito da Krusciov "culto della personalità", e cioé che, attraverso illegalità crimini, Stalin aveva consentito una degenerante deviazione dal retto cammino leninista. 

Rimane da chiedersi  se, di fronte all'attacco immediato di tutte le potenze capitaliste del mondo contro il novello stato dei soviet, una mano e una mente meno draconiana alla guida,  avrebbe consentito ugualmente la trasformazione della vecchia Russia arretrata e  contadina, nella  potenza industriale e militare, in grado di fronteggiare l'aggressione hitleriana e uscire vittoriosa dalla seconda guerra mondiale.

Avvincente il racconto dell'appello di Stalin del popolo sovietico dopo l'aggressione nazista:

Il 3 luglio (1941) la voce di Stalin risuona di nuovo alle orecchie dei sovietici: Stava parlando alla radio dal Cremlino. Ha un inizio che mette i brividi a chi lo sente: «Compagni, cittadini, fratelli e sorelle, combattenti del nostro esercito e della nostra flotta!» Lo scrittore Kostantin Simonov così ricorderà quello storico appello: «Stalin parlava a voce lenta, scolorita, con un forte accento georgiano. Una, due volte durante il discorso, potevi sentire il breve rumore di un bicchiere urtato, mentre beveva dell'acqua. La sua voce era bassa e morbida e poteva sembrare perfettamente calma, non fosse stato per il respiro pesante, stanco, e per quell'acqua che continuava a bere durante il discorso... C'era contrasto fra quella voce uguale e la tragia situazione di cui parlava, e nel contrasto era un vigore. La gente non fu sorpresa. Era quello che si aspettava da Stalin..... E il fatto stesso che Stalin avesse parlato, quasi al suo solito modo, delle grandi ma non insormontabili difficoltà da superare, anche questo non ispirò debolezza ma grande vigore». (.....)
La voce era quella di un tempo e anche il periodare. Ma c'erano accenti nuovi del gensek. Intanto quell'appellarsi alle sorelle e ai fratelli sovietici dava un senso di comunione umana, di eguaglianza nella sventura, del tutto inediti. Stalin aveva trovato una prodigiosa sintonia col suo popolo, cui senza infingimenti stava dicendo amare verità. (.....)

La lotta che stava impegnando tutto il popolo sovietico - è la conclusione di Stalin - aveva obiettivi più vasti della difesa del territorio della patria: si univa a quello di tutti i popoli che si battevano contro il nazismo «per la loro indipendenza, per le libertà democratiche».

Faccio parte di quella generazione che , di fronte alle ripetute ingiustizie e sopprusi del governo democristiano, ha sentito le persone comuni invocare, come una minaccia, «Ha da veni' Baffone!». Ecco, Stalin, per noi italiani, e per milioni di uomimi in tutto il mondo, ha rappresentato sopratutto questo: la certezza che si poteva lottare e vincere  contro lo strapotere capitalistico, porre  fine allo sfruttamente dell'uomo su l'uomo e accendere la speranza per la creazione di una società più giusta.

Significativo per capire l'enorme importanza che ha avuto Stalin, anche al di fuori del mondo comunista, questa poesia scritta da Rocco Scotellaro quattro giorni dopo la morte di Stalin; il poeta che non è mai stato comunista né staliniano, e non ha conosciuto la fine e la condanna dello stalinismo.

L’UOMO

L'uomo che vide suo padre calzare
gli uomini e farli camminare
imparò da quell'arte umile e felice
la meraviglia di servire l'uomo.
L'uomo che crebbe nell'esule villaggio
imparò il coraggio di farsi riconoscere
e di crescere non lontano dai potenti della terra.
L'uomo che seppe la guerra e le lotte degli uomini
imparò dal fascino della notte
il chiarore del giorno.
Quell'uomo muore. Attorno attorno
alla ceppaia gigantesca che è
agili frullano i vivai che piantò nel mondo.
Ogni uomo che dà agli uomini amore profondo
e il pane e le scarpe e le case e le macchine
può dire chi era Stalin e la ragione del mondo.
Portici, 9 marzo 1953
Una lettura davvero appassionante, che mi sento di consigliare a tutti quelli che non si accontentano delle verità di comodo che la storiografia attuale tende a spacciare come veritiera.

 Ho trovato su Yoi Tube la manifestazione per la vittoria contro il nazismo, svoltasi a Mosca il 24 giugno 1945, alla presenza di Stalin e di tutte le autorità dell'URSS.
 
https://www.youtube.com/watch?v=c2DqWGY1QHM