lunedì 16 maggio 2016

Roberto Bolaño - AMULETO - Adelphi 2013 - € 16,00


C'è sicuramente una forma di snobismo nel mio rifiuto di seguire le mode letterarie quando si impongono con irruenza sul mercato editoriale, esemplare il caso di Roberto Bolaño che esplose una ventina d'anni fà, trasformando lo scrittore cileno in un’icona, del tutto simile a una rockstar della letteratura mondiale.
Lessi una bella intervista a  Bolaño nel n.44 della rivista PULP (luglio-agosto 2003) che mi piacque molto, ma passarono ancora altri anni prima che mi decidessi ad acquistare un suo romanzo e la scelta cadde su Amuleto del 1999, dopo aver letto essere stato stato definito questo romanzo: "un’esperienza onirica ai confini del delirio in cui la scrittura di Bolaño, stilisticamente, è spinta al limite estremo", e ancora, in un'altra recensione: "un artifizio creativo che regala al lettore si la fatica di tenergli dietro in ogni pagina, ma lo ripaga insieme dei più arditi passaggi mai descritti quasi fosse una sceneggiatura per un film girato su un doppio registro".





Questo l'incipit di Amuleto:

Questa sarà una storia del terrore. Sarà una storia poliziesca, un noir, un racconto dell’orrore. Ma non sembrerà. Non sembrerà perché sono io quella che la racconta. Sono io a parlare e quindi non sembrerà. Ma in fondo è la storia di un crimine atroce. Io sono l’amica di tutti i messicani. Potrei dire: sono la madre della poesia messicana, ma è meglio che non lo dica. Io conosco tutti i poeti e tutti i poeti mi conoscono. Perciò potrei dirlo. Potrei dire: sono la madre e qui soffia da secolo uno zefiro del cazzo, ma è meglio che non lo dica. Potrei dire, per esempio: ho conosciuto Arturito Belano quando aveva diciassette anni ed era un ragazzino timido che scriveva opere di teatro e poesie e non sapeva bere, ma sarebbe in qualche modo una divagazione e mi hanno insegnato (con la frusta me l’hanno insegnato, con una bacchetta di ferro) che bisogna evitare le ridondanze e restare in tema.
Quello che invece posso dire è il mio nome.
Mi chiamo Auxilio Lacouture e sono uruguaiana, di Montevideo, ma quando mi prende male, quando mi dà alla testa la nostalgia, dico che sono charrùa, che poi è lo stesso, e confonde i messicani, e quindi anche i latinoamericani.

Bellissimo romanzo, 140 pagine scritte con leggerezza che scorrono veloci, piene di ironia e di malinconico pessimismo:

L'amore è così, amici miei, ve lo dico io che sono stata la madre di tutti i poeti. L'amore è così, il gergo è così, le strade sono così, i sonetti sono così, il cielo delle cinque del mattino è così, l'amicizia invece non è così. Nell'amicizia non si è mai soli.

Roberto Bolaño è stato poeta, romanziere, saggista cileno, ha vissuto da esule prima in Messico, poi in Spagna dove è morto nel 2003, a soli 50 anni. 

giovedì 12 maggio 2016

Bruce Chatwin - UTZ - La Biblioteca di Repubblica 2002 - € 4,90 + prezzo del quotidiano


Questo UTZ (1988) è l'ultimo romanzo di quell'incredibile personaggio che è stato Bruce Chatwin (1940-1989), scrittore e viaggiatore, autore di un'opera di culto come "In Paragonia" (1977), morto di Aids a soli 48 anni.

La storia di Kaspar Utz, ricco praghese di origine tedesca, con una passione smodata per le ceramiche di Meissen, di cui è autorevole esperto e collezionista, si sviluppa a ritroso, ricostruita attraverso i racconti di chi lo aveva conosciuto, e del narratore che lo aveva incontrato anni prima.

L'incipit:

   Il 7 marzo 1974, un'ora prima dell'alba, nel suo appartamento di via Široká 5 che dava sul vecchio cimitero ebraico di Praga, Kaspar Utz morì di un secondo colpo da tempo previsto.
   Tre giorni dopo, alle sette e quarantacinque, il suo amico Václav Orlìk si trovava davanti alla chiesa di San Sigismondo, in attesa dell'arrivo del carro funebre, e stringeva in mano sette dei dieci garofani che aveva sperato di potersi permettere dal fioraio. Notava con approvazione i primi segni della primavera: in un giardino sull'altro lato della strada le taccole roteavano sopra i tigli con i rametti nel becco e, di tanto in tanto, qualche piccola slavina scivolava giù dal tetto di tecole di un caseggiato.
   Mentre il dottor Orlìk aspettava, gli si avvicinò un uomo con una cortina di capelli grigi che gli ricadevano sul colletto dell'impermeabile.
   «Lei suona l'organo?» chiese l'uomo con voce catarrosa.
   «No, purtroppo» rispose Orlìk.
   «Nemmeno io» disse l'altro, e si defilò strascicando i piedi per una via traversa.
   
Come tutti i grandi narratori, Chatwin riesce a coinvolgere il lettore in una storia che, partendo da pochi elementi, lievita inglobando nella fabula, sviluppata col ricorso all'analessi, momenti storici europei quali l'occupazione nazista della Cecoslovacchia, la guerra, il regime comunista di Gottwald: come dire, tutte le possibili sfumature di stupidità politico-burocratica, messe in campo contro un piccolo uomo solo, costretto, suo malgrado, a concentrare tutte le sue risorse, mentali, fisiche ed economiche alla difesa delle amate ceramiche. 



L'autore, prima di affermarsi come scrittore, ha lavorato con incarichi di responsabilità per l'importante casa d'aste londinese Sotheby's; questa competenza nel settore gli consente di raccontare l'avventura della nascita della porcellana bianca ad opera di un alchimista tedesco del '700, Johann Börtger.

Chatwin è stato definito - credo giustamente - discepolo di Flaubert per il rigore con cui costruisce le sue storie e la grande capacità descrittiva. Ecco un altro motivo che basterebbe da solo a renderne desiderabile la lettura, e se il piacere della lettura di un romanzo fosse inversamente proporziato al numero delle pagine che lo compongono, questo Utz, che di pagine ne conta solo 127, sarebbe al vertice di questa impropabile classifica.