domenica 31 maggio 2015

Giambattista Basile - LO CUNTO DE LI CUNTI - Garzanti - IX edizione 2013 - € 24


 Vedendo il trailer del film di Matteo Garrone, LO CUNTO DE LI CUNTI, mi chiedevo quanti, tra i milioni di spettatori che questo colossal fantasy veicolerà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, coglieranno il senso e la complessità dell'opera letteraria di Giambattista Basile (1566-1632).
 L'opera, che racchiude al suo interno 50 fiabe, incastrate in una cornice che giustifica la narrazione da parte di 10 personaggi in 5 giorni, e per questo nota anche come Pentamerone (sullo schema dei racconti del Decamerone, che si svolgono invece in 10 giorni), si conclude in modo circolare, tornando alla storia (la cornice) da cui era partita.
 Il Cunto, infatti, non è una raccolta di racconti popolari trascritti da una penna ironicamente letteraria, è un copione destinato al momento del gioco e del riso della corte, un passatempo calibrato sulle regole della conversazione cortigiana; un testo estremamente flessibile, adattabile alle circostanze, preparato in modo di sollecitare il riso dei potenti cui era destinato.
 Edito da Garzanti nella collana i grandi libri, l'opera, curata dall'accademico napoletano Michele Rak (1940), storico della cultura con centinaia di pubblicazioni al suo attivo, consta di 1.065 pagine di testo, napoletano e traduzione a fronte, più LXXVI pagine di note biografiche, al testo, alla traduzione, alle edizioni e uno studio su Il racconto fiabesco
 Così come quasi vent'anni prima, nel don Quijote (1605-15) era stata trascritta l'epica farsesca dell'ormai solo libresco mondo della cavalleria, nel Cunto veniva trascritta l'altrettanto farsesca epica del mondo popolare, che cominciava proprio allora ad essere registrata anche nell'universo della scrittura e dei suoi libri.
  Lo Cunto, è bene ricordarlo, è stato il libro guida degli scrittori europei di fiabe, come Perrault e i fratelli Grimm, e ha poi alimentato innumerevoli storie nel mondo dei fumetti e del cinema.
 Nel 1976 Roberto De Simone trasse da il Cunto la fiaba La Gatta Cenerentola che, opportunamente adattata, trasformò, musicandola, in un'opera in tre atti di grande successo.

  Questo l'incipit della Prima giornata (in italiano):

C'era un proverbio di quelli stagionati, di vecchio conio, che diceva chi cerca quello che non deve trova quello che non vuole e inevitabilmente la scimmia che vuole infilarsi gli stivali rimane presa per il piede, come capitò a una stracciona di schiava che non aveva portato mai scarpe ai piedi e voleva portare una corona in testa. Ma, poiché la mola raschia via tutte le asperità e ne capita una che ne fa pagare tutte, alla fine per avere preso con l'inganno quello che toccava ad altri, finì in mezzo alla ruota dei calci e quanto più era salita in alto tanto maggiore fu la sua caduta, nel modo che segue.

  


mercoledì 6 maggio 2015

Edoardo Nesi - STORIA DELLA MIA GENTE - Bompiani 2012 - € 12,00


Devo essere sincero, parlo di questo libro perché un'amica che stimo me lo ha prestato  perché lo leggessi, non lo avrei comprato neanche se lo avessi sfogliato in libreria e constatato che era scritto in modo coinvolgente e appassionato. 

Mi avrebbe bloccato anche quel richiamo in copertina Vincitore premio Strega 2011, con il logo dello sponsor, che mi sembra una vera caduta di stile.

Non lo so, forse dipende dal fatto che lego l'immagine del Premio Strega - partecipanti e vincitori - a romanzi con i quali sono cresciuto e che mi hanno formato, opere di scrittori che hanno rinnovato la letteratura italiana contemporanea, da Flaiano a Pavese, da Buzzati a Tomasi di Lampedusa, da Calvino a Moravia, dalla Morante alla Ortese, e poi Volponi, Arpino, e la Ginzburg, e Soldati.... Da un certo momento in poi a me sembra che le ragioni ispiratrici del premio Strega - così come ce le ha raccontate Maria Bellonci quando si inventò questo premio - siano cambiate e rispondano a criteri che mi sono estranei.  

Il libro è interessante, la scrittura intrigante, piaciona come si usa dire oggi, con tutti i riferimenti giusti e citazioni appropriate,  ma non ho sentito quel cazzotto che ogni tanto la letteratura sfera al mondo, che gli attribuisce un gereroso Sandro Veronesi in quarta di copertina. 

L'autore a me sembra sempre troppo compiaciuto di se stesso: come industriale dell'azienda tessile di famiglia, dei successi ottenuti quando gli affari andavano bene, degli aperitivi alla Capannina, ma compiaciuto anche quando diventa vittima del turbo-capitalismo, che ha asfaltato tutto il settore tessile e lo ha costretto a vendere la sua azienda; compiaciuto di aver scelto di essere scrittore, del resto ha ragione: con undici titoli al suo attivo, di cui uno portato sullo schermo e da lui stesso diretto, non è male per un ragazzo nato nel 1964.


Scrive  Nesi:

Devo ammettere che non ho quasi mai condiviso le idee del presidente della Bocconi (.....) Questa è la mia gente, professor Monti. La mia gente che in tutta la vita non ha fatto altro che lavorare. Siamo milioni, e mi perdonerà se la coinvolgo in questo libro dolente, in questa disperata battaglia che le parrà di retroguardia,  ma è assolutamente necessario che da ora in poi lei si ricordi di noi quando ragiona di politiche comunitarie con le persone più potenti del mondo, altrimenti ci metto poco a mandarle a Milano Tacabanda e i suoi ragazzi, a scuotere i cancelli della Bocconi.

La denuncia portata avanti nel libro nei confronti della classe politica italiana, ma anche  europea, di aver tradito le aspettative delle piccole e medie imprese, di averle abbandonate di fronte  all'invasione cinese, è forte, ma  tardiva e contraddittoria, almeno considerando le scelte operate dallo scrittore quando decide di scendere (o salire) in politica, ma anche quando giustifica la sua famiglia che affitta i capannoni ai cinesi «tutti gli imprenditori pratesi affittano ai cinesi, non vedo perché mio padre o mio zio non possano fare altrettanto», ha dichiarato al quotidiano Il Tirreno lo stesso Nesi nel giugno del 2012. Bah! 

 




















Assessore alla Cultura e allo Sviluppo Economico nella Provincia di Prato per il PD, non esita a dimettersi, abbagliato dal progetto di Cordero di Montezemolo, e aderire a Italia Futura, che lascia un anno dopo facendosi eleggere alla Camera dei Deputati (siamo nel 2013) con Scelta Civica di Monti ("Sto con Monti, ha salvato l'Italia"), ma alla fine dello stesso anno è folgorato da Matteo Renzi. Un vero uomo del fare, che sa sempre da quale parte stare, un vincente, come uomo politico e come scrittore.

«Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che si manifesta nelle nostre abitudini, nella vita sociale, nei nostri vizi», non so se questo autorevole giudizio si possa applicare a Storia della mia gente e al suo autore, ma tutto sommato chi se ne frega?