domenica 21 agosto 2011

QUANDO IL ROSSO E' NERO di Qiu Xiaolong - Marsilio - 2010


Sono stato negli anni passati un gran divoratore di libri gialli, li leggevo tutti, velocemente, anche perché, quando lavoravo per la Mondadori, settimanalmente ci regalavano tutte le pubblicazioni dei periodici, Gialli Mondadori, Segretissimo e Urania compresi.

Poi con gli anni sono diventato più selettivo, leggevo solo alcuni autori: Simenon, Chandler, Hammett, Cheyney, Van Dine e Rex Stout naturalmente. Infine smisi completamente il genere, anche se ho sempre apprezzato quegli autori che, occasionalmente, vi si dedicano, come Corrado Augias di Una mattina di luglio, oppure Montalban con Assassinio al Comitato Centrale, per non parlare di Gadda del Pasticciaccio.

La conoscenza di questo Xiaolong lo devo indirettamente ad un post di qualche tempo fa nel quale presentavo il Libretto Rosso di Mao, che un'attenta lettrice del blog trovò discutibile e infatti volle farmi avere la recente, opinabile opera di Federico Rampini L'ombra di Mao e questo di Xiaolong, che tratta la Cina del dopo Mao.

Quando il rosso è nero, è un giallo perfetto, con un'ambientazione affascinante, nella sconosciuta Cina odierna, dove i postumi della Rivoluzione Culturale ancora gravano sui personaggi, in bilico tra tradizione e fughe verso un capitalismo consumistico di stampo occidentale.

La scrittura è colta, i riferimenti e le citazioni di poesie tradizionali dischiudono un mondo letterario sconosciuto quanto affascinante, come questa di Yan Jidao poeta dell'XI secolo:

Ero felicissima di bere assieme a te,
ballando incurante delle mie guance arrossate,
mentre la luna affondava tra i salici, cantando
fino a quando non ero troppo stanca
persino per agitare un ventaglio che dispiega
un fiore di pesco.
o questa struggente, di una poetessa del XIII secolo, Guan Daosbeng, che ricorda per il concetto di unione, una nota poesia di John Donne:

Tu e io siamo davvero pazzi
uno dell'altra,
caldi come il fuoco del vasaio.
Dallo stesso pezzo
di argilla, la tua forma,
la mia forma. Ci schiaccia di nuovo
facendoci ridiventare argilla, la mescola
con acqua, riplasma te e riplasma me.
E così io ho te nel mio corpo,
e anche te avrai me nel tuo, per sempre.
L'altro aspetto imprevisto in un giallo è la carrellata gastronomica sulle abitudini alimentari dei cinesi, ben diversa dalla cucina per turisti cui siamo abituati.

I personaggi sono costruiti con mano sicura e la scittura è di una fluidità sorprendente. Del giallo non dico niente, altrimenti brucio la sopresa a chi vorrà deliziarsi con questo giallo d'autore.

sabato 20 agosto 2011

EROS A POMPEI - Il Gabinetto Segreto del Museo di Napoli - Testo di Michael Grant - Foto di Antonia Mulas - Mondadori - 1974 - £ 10.000

Sfogliando recentemente questo straordinario volume d'arte, dedicato alle opere custodite nel Gabinetto Segreto del Museo di Napoli, mi è tornato alla mente quando, nel 1982 o forse '83, accompagnai degli ospiti stranieri a Pompei, Ercolano e naturalmente al Museo Archeologico di Napoli. Si trattava della proprietaria di una delle più important ditte di importazione di materiale fotografico e del direttore dell'Hassemblad di Göteborg (Svezia).

Nel giorno che visitammo il Museo Nazionale c'erano molte sale chiuse, altre in allestimento, alcune in manutenzione e quella visita, dopo gli entusiasmi di Pompei ed Ercolano, rischiava di essere deludente. Per riaccendere l'interesse tra i miei ospiti decisi di chiedere a uno dei custodi l'accesso al Gabinetto Segreto, di cui conoscevo l'esistenza grazie a questo volume che possedevo già da un decennio, spiegandogli che si trattava di stranieri appassionati di arte antica.

Quale fu la mia meraviglia quando mi sentii rispondere che NON esisteva nessun gabinetto segreto, che l'unico gabinetto era quello di decenza... alle mie rimostranze mi fecero parlare con un responsabile il quale senza negarne l'esistenza, mi diede risposte fumose dove i permessi per accedervi erano decisi da entità kafkiane, irraggiungibili ai comuni mortali.

I custodi ovviamente non erano responsabili delle risposte così inconcludenti che davano, perchè su questo Gabinetto Segreto, nel corso degli anni, si è manifestato, a fasi alterne, un moralismo tanto becero per contrastarne l'accessibilità, da meritare di essere ricordato.

Nel 1819 Francesco I visitò il Museo con la figlia e suggerì all'Arditi -addetto alla conservazione delle opere - di raggruppare gli esemplari di soggetto erotico in un'unica sala alla quale potessero accedere soltanto persone di matura età e di conosciuta morale.
L'Arditi scelse complessivamente 102 opere e allestì il Gabinetto degli oggetti osceni. Nel 1823 la raccolta mutò il suo nome in quello di Gabinetto degli oggetti riservati, eufemismo che rifletteva la realtà politica del tempo.


Le opere potevano essere mostrate soltanto a chi fosse fornito di un regolare permesso regio e la situazione non migliorò nemmeno dopo i moti liberali del '48 e, nel '49, le porte della Raccolta vennero definitivamente chiuse. Tre anni dopo l'intera collezione, integrata da altre opere di nudi, fu trasferita in un'altra sala remota, quasi a volerne cancellare la memoria.

Soltanto nel 1860 sembrò aprirsi una nuova era, quando Giuseppe Garibaldi, proclamatosi dittatore, dichiarò il Museo proprietà della nazione e ne nominò direttore Alessandro Dumas padre, che l'aveva seguito nella spedizione dei Mille.

La Raccolta controllata e catalogata, venne ricollocata nelle sale dopo averne cambiato il nome in Raccolta pornografica, nel 1866 la Raccolta elencava ben 206 opere (attualmente 250).

Con gli anni la Raccolta subì vicende alterne e la visita concessa solo a coloro che ne facevano richiesta. Nell'aprile del 1931 il Ministero - siamo in pieno fascismo - ne ordinò la chiusura. Nel 1934 l'Alto Commissario per la città e la provincia di Napoli dispone che:

tale sala, d'ordine superiore, per ragioni di moralità, può essere visitata soltanto dagli artisti, muniti di regolari documenti che ne attestino la professione e, di volta in volta, dalle personalità in visita ufficiale che ne facciano richiesta.
Oggi le cose sono cambiate, come apprendo dal sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)

http://museoaercheologiconazionale.campaniabeniculturali.it/

infatti la visita alla collezione del Gabinetto Segreto avviene con prenotazione, gratuita per turno d'accesso il giorno stesso, al Punto Informazioni del Museo, con possibilità di visite didattiche in italiano e in inglese.

Il sito ha inoltre una ricca pagina che tratta delle opere esposte nel Gabinetto Segreto e ne traccia una breve ma esaustiva storia.

Nella puntata di Ulisse del 4 maggio 2013 dal titolo "Come amavano gli antichi romani", Alberto Angela che presentava il programma, dopo un preambolo che esaltava l'eccezionalità dell'evento, ha aperto  il cancello del Gabinetto Segreto per i telespettatori di Rai Tre, ma che delusione!  Delle molte centinaia di opere presenti, ci ha mostrato qualche affresco, dei ninnoli apotropeici a forma fallica (gli antenati dei cornetti portafortuna) e del vasellame  con richiami sessuali. E tutto il resto? Ancora celato per tutelare la moralità? Per quanti secoli ancora?

giovedì 11 agosto 2011

Vasco Pratolini - LO SCIALO - Mondadori - 1960 - £ 3.000


Perchè non ho ancora mai parlato di Vasco Pratolini e del suo LO SCIALO ? Questo è un libro che mi ha preso molto quando è uscito nel 1960. All'epoca lavoravo alla Mondadori di Roma, al magazzino in Lungotevere Prati, a fianco del Palazzaccio. Non un'altra epoca, proprio un altro mondo!

In quel maggio del '60, quando distribuimmo la "cedola libraria", c'era anche LO SCIALO, che non poteva certo passare inosservato date le sue dimensioni e l'adeguato peso: due volumi di oltre 1300 pagine.

Dopo Metello del 1956, questa era l'attesa seconda opera di Una storia italiana, che si sarebbe conclusa nel 1966 con Allegoria e derisione.

All'epoca, fatta eccezione per Buzzati, non amavo i narratori italiani, preferendo a questi gli americani della lost generation, i francesi, i russi.

Lo lessi in quel lontano agosto del '60, allietato dalla nascita del primo figlio, nei pochi giorni di ferie che passai tra fasciatoi e sorrisi - non essendoci ancora i pannolini usa e getta - e la lettura sempre più coinvolgente di Pratolini; c'erano anche le Olimpiadi a Roma, ma l'assenza della televisione in ogni casa, relegava l'avvenimento in sottofondo e forse solo l'eco dell'impresa di Abebe Bikila portò una qualche emozione.

Pratolini mi riconciliò con la narrativa italiana, facendomi scoprire dall'interno, uno spaccato di vita italiana, nel periodo 1910-1930, della città di Firenze, i suoi vivaci quartieri: S.Frediano, Ognissanti, il Pignone, Rifredi e la fabbrica, e i suo abitanti, i protagonisti di Lo scialo, operai piccoli commercianti e una borghesia in formazione.

Lo scialo è un romanzo nel senso più classico del termine. Al suo interno i personaggi si muovono e vivono, appassionando con le loro vicende umane, inserite naturalmente nel vivace e spesso drammatico contesto storico delle lotte operaie e delle violenze fasciste.

Ci si appassiona alle vicende di questi personaggi, così diversi tra loro: il moderno bovarismo di Nella, l'umanissima e losca mediocrità di Giovanni, la tragica schiettezza di Ninì, l'ossessiva malizia di Fru, e decine di altri personaggi ugualmente necessari che fanno de Lo scialo un quadro morale di un'intera epoca.