Sfogliando recentemente questo straordinario volume d'arte, dedicato alle opere custodite nel Gabinetto Segreto del Museo di Napoli, mi è tornato alla mente quando, nel 1982 o forse '83, accompagnai degli ospiti stranieri a Pompei, Ercolano e naturalmente al Museo Archeologico di Napoli. Si trattava della proprietaria di una delle più important ditte di importazione di materiale fotografico e del direttore dell'Hassemblad di Göteborg (Svezia).
Nel giorno che visitammo il Museo Nazionale c'erano molte sale chiuse, altre in allestimento, alcune in manutenzione e quella visita, dopo gli entusiasmi di Pompei ed Ercolano, rischiava di essere deludente. Per riaccendere l'interesse tra i miei ospiti decisi di chiedere a uno dei custodi l'accesso al Gabinetto Segreto, di cui conoscevo l'esistenza grazie a questo volume che possedevo già da un decennio, spiegandogli che si trattava di stranieri appassionati di arte antica.
Quale fu la mia meraviglia quando mi sentii rispondere che NON esisteva nessun gabinetto segreto, che l'unico gabinetto era quello di decenza... alle mie rimostranze mi fecero parlare con un responsabile il quale senza negarne l'esistenza, mi diede risposte fumose dove i permessi per accedervi erano decisi da entità kafkiane, irraggiungibili ai comuni mortali.
I custodi ovviamente non erano responsabili delle risposte così inconcludenti che davano, perchè su questo Gabinetto Segreto, nel corso degli anni, si è manifestato, a fasi alterne, un moralismo tanto becero per contrastarne l'accessibilità, da meritare di essere ricordato.
Nel 1819 Francesco I visitò il Museo con la figlia e suggerì all'Arditi -addetto alla conservazione delle opere - di raggruppare gli esemplari di soggetto erotico in un'unica sala alla quale potessero accedere soltanto persone di matura età e di conosciuta morale.
L'Arditi scelse complessivamente 102 opere e allestì il Gabinetto degli oggetti osceni. Nel 1823 la raccolta mutò il suo nome in quello di Gabinetto degli oggetti riservati, eufemismo che rifletteva la realtà politica del tempo.
Le opere potevano essere mostrate soltanto a chi fosse fornito di un regolare permesso regio e la situazione non migliorò nemmeno dopo i moti liberali del '48 e, nel '49, le porte della Raccolta vennero definitivamente chiuse. Tre anni dopo l'intera collezione, integrata da altre opere di nudi, fu trasferita in un'altra sala remota, quasi a volerne cancellare la memoria.
Soltanto nel 1860 sembrò aprirsi una nuova era, quando Giuseppe Garibaldi, proclamatosi dittatore, dichiarò il Museo proprietà della nazione e ne nominò direttore Alessandro Dumas padre, che l'aveva seguito nella spedizione dei Mille.
La Raccolta controllata e catalogata, venne ricollocata nelle sale dopo averne cambiato il nome in Raccolta pornografica, nel 1866 la Raccolta elencava ben 206 opere (attualmente 250).
Con gli anni la Raccolta subì vicende alterne e la visita concessa solo a coloro che ne facevano richiesta. Nell'aprile del 1931 il Ministero - siamo in pieno fascismo - ne ordinò la chiusura. Nel 1934 l'Alto Commissario per la città e la provincia di Napoli dispone che:
http://museoaercheologiconazionale.campaniabeniculturali.it/
infatti la visita alla collezione del Gabinetto Segreto avviene con prenotazione, gratuita per turno d'accesso il giorno stesso, al Punto Informazioni del Museo, con possibilità di visite didattiche in italiano e in inglese.
Il sito ha inoltre una ricca pagina che tratta delle opere esposte nel Gabinetto Segreto e ne traccia una breve ma esaustiva storia.
Nella puntata di Ulisse del 4 maggio 2013 dal titolo "Come amavano gli antichi romani", Alberto Angela che presentava il programma, dopo un preambolo che esaltava l'eccezionalità dell'evento, ha aperto il cancello del Gabinetto Segreto per i telespettatori di Rai Tre, ma che delusione! Delle molte centinaia di opere presenti, ci ha mostrato qualche affresco, dei ninnoli apotropeici a forma fallica (gli antenati dei cornetti portafortuna) e del vasellame con richiami sessuali. E tutto il resto? Ancora celato per tutelare la moralità? Per quanti secoli ancora?
Nel giorno che visitammo il Museo Nazionale c'erano molte sale chiuse, altre in allestimento, alcune in manutenzione e quella visita, dopo gli entusiasmi di Pompei ed Ercolano, rischiava di essere deludente. Per riaccendere l'interesse tra i miei ospiti decisi di chiedere a uno dei custodi l'accesso al Gabinetto Segreto, di cui conoscevo l'esistenza grazie a questo volume che possedevo già da un decennio, spiegandogli che si trattava di stranieri appassionati di arte antica.
Quale fu la mia meraviglia quando mi sentii rispondere che NON esisteva nessun gabinetto segreto, che l'unico gabinetto era quello di decenza... alle mie rimostranze mi fecero parlare con un responsabile il quale senza negarne l'esistenza, mi diede risposte fumose dove i permessi per accedervi erano decisi da entità kafkiane, irraggiungibili ai comuni mortali.
I custodi ovviamente non erano responsabili delle risposte così inconcludenti che davano, perchè su questo Gabinetto Segreto, nel corso degli anni, si è manifestato, a fasi alterne, un moralismo tanto becero per contrastarne l'accessibilità, da meritare di essere ricordato.
Nel 1819 Francesco I visitò il Museo con la figlia e suggerì all'Arditi -addetto alla conservazione delle opere - di raggruppare gli esemplari di soggetto erotico in un'unica sala alla quale potessero accedere soltanto persone di matura età e di conosciuta morale.
L'Arditi scelse complessivamente 102 opere e allestì il Gabinetto degli oggetti osceni. Nel 1823 la raccolta mutò il suo nome in quello di Gabinetto degli oggetti riservati, eufemismo che rifletteva la realtà politica del tempo.
Le opere potevano essere mostrate soltanto a chi fosse fornito di un regolare permesso regio e la situazione non migliorò nemmeno dopo i moti liberali del '48 e, nel '49, le porte della Raccolta vennero definitivamente chiuse. Tre anni dopo l'intera collezione, integrata da altre opere di nudi, fu trasferita in un'altra sala remota, quasi a volerne cancellare la memoria.
Soltanto nel 1860 sembrò aprirsi una nuova era, quando Giuseppe Garibaldi, proclamatosi dittatore, dichiarò il Museo proprietà della nazione e ne nominò direttore Alessandro Dumas padre, che l'aveva seguito nella spedizione dei Mille.
La Raccolta controllata e catalogata, venne ricollocata nelle sale dopo averne cambiato il nome in Raccolta pornografica, nel 1866 la Raccolta elencava ben 206 opere (attualmente 250).
Con gli anni la Raccolta subì vicende alterne e la visita concessa solo a coloro che ne facevano richiesta. Nell'aprile del 1931 il Ministero - siamo in pieno fascismo - ne ordinò la chiusura. Nel 1934 l'Alto Commissario per la città e la provincia di Napoli dispone che:
tale sala, d'ordine superiore, per ragioni di moralità, può essere visitata soltanto dagli artisti, muniti di regolari documenti che ne attestino la professione e, di volta in volta, dalle personalità in visita ufficiale che ne facciano richiesta.Oggi le cose sono cambiate, come apprendo dal sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN)
http://museoaercheologiconazionale.campaniabeniculturali.it/
infatti la visita alla collezione del Gabinetto Segreto avviene con prenotazione, gratuita per turno d'accesso il giorno stesso, al Punto Informazioni del Museo, con possibilità di visite didattiche in italiano e in inglese.
Il sito ha inoltre una ricca pagina che tratta delle opere esposte nel Gabinetto Segreto e ne traccia una breve ma esaustiva storia.
Nella puntata di Ulisse del 4 maggio 2013 dal titolo "Come amavano gli antichi romani", Alberto Angela che presentava il programma, dopo un preambolo che esaltava l'eccezionalità dell'evento, ha aperto il cancello del Gabinetto Segreto per i telespettatori di Rai Tre, ma che delusione! Delle molte centinaia di opere presenti, ci ha mostrato qualche affresco, dei ninnoli apotropeici a forma fallica (gli antenati dei cornetti portafortuna) e del vasellame con richiami sessuali. E tutto il resto? Ancora celato per tutelare la moralità? Per quanti secoli ancora?
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