Sono stato negli anni passati un gran divoratore di libri gialli, li leggevo tutti, velocemente, anche perché, quando lavoravo per la Mondadori, settimanalmente ci regalavano tutte le pubblicazioni dei periodici, Gialli Mondadori, Segretissimo e Urania compresi.
Poi con gli anni sono diventato più selettivo, leggevo solo alcuni autori: Simenon, Chandler, Hammett, Cheyney, Van Dine e Rex Stout naturalmente. Infine smisi completamente il genere, anche se ho sempre apprezzato quegli autori che, occasionalmente, vi si dedicano, come Corrado Augias di Una mattina di luglio, oppure Montalban con Assassinio al Comitato Centrale, per non parlare di Gadda del Pasticciaccio.
La conoscenza di questo Xiaolong lo devo indirettamente ad un post di qualche tempo fa nel quale presentavo il Libretto Rosso di Mao, che un'attenta lettrice del blog trovò discutibile e infatti volle farmi avere la recente, opinabile opera di Federico Rampini L'ombra di Mao e questo di Xiaolong, che tratta la Cina del dopo Mao.
Quando il rosso è nero, è un giallo perfetto, con un'ambientazione affascinante, nella sconosciuta Cina odierna, dove i postumi della Rivoluzione Culturale ancora gravano sui personaggi, in bilico tra tradizione e fughe verso un capitalismo consumistico di stampo occidentale.
La scrittura è colta, i riferimenti e le citazioni di poesie tradizionali dischiudono un mondo letterario sconosciuto quanto affascinante, come questa di Yan Jidao poeta dell'XI secolo:
I personaggi sono costruiti con mano sicura e la scittura è di una fluidità sorprendente. Del giallo non dico niente, altrimenti brucio la sopresa a chi vorrà deliziarsi con questo giallo d'autore.
Poi con gli anni sono diventato più selettivo, leggevo solo alcuni autori: Simenon, Chandler, Hammett, Cheyney, Van Dine e Rex Stout naturalmente. Infine smisi completamente il genere, anche se ho sempre apprezzato quegli autori che, occasionalmente, vi si dedicano, come Corrado Augias di Una mattina di luglio, oppure Montalban con Assassinio al Comitato Centrale, per non parlare di Gadda del Pasticciaccio.
La conoscenza di questo Xiaolong lo devo indirettamente ad un post di qualche tempo fa nel quale presentavo il Libretto Rosso di Mao, che un'attenta lettrice del blog trovò discutibile e infatti volle farmi avere la recente, opinabile opera di Federico Rampini L'ombra di Mao e questo di Xiaolong, che tratta la Cina del dopo Mao.
Quando il rosso è nero, è un giallo perfetto, con un'ambientazione affascinante, nella sconosciuta Cina odierna, dove i postumi della Rivoluzione Culturale ancora gravano sui personaggi, in bilico tra tradizione e fughe verso un capitalismo consumistico di stampo occidentale.
La scrittura è colta, i riferimenti e le citazioni di poesie tradizionali dischiudono un mondo letterario sconosciuto quanto affascinante, come questa di Yan Jidao poeta dell'XI secolo:
Ero felicissima di bere assieme a te,o questa struggente, di una poetessa del XIII secolo, Guan Daosbeng, che ricorda per il concetto di unione, una nota poesia di John Donne:
ballando incurante delle mie guance arrossate,
mentre la luna affondava tra i salici, cantando
fino a quando non ero troppo stanca
persino per agitare un ventaglio che dispiega
un fiore di pesco.
Tu e io siamo davvero pazziL'altro aspetto imprevisto in un giallo è la carrellata gastronomica sulle abitudini alimentari dei cinesi, ben diversa dalla cucina per turisti cui siamo abituati.
uno dell'altra,
caldi come il fuoco del vasaio.
Dallo stesso pezzo
di argilla, la tua forma,
la mia forma. Ci schiaccia di nuovo
facendoci ridiventare argilla, la mescola
con acqua, riplasma te e riplasma me.
E così io ho te nel mio corpo,
e anche te avrai me nel tuo, per sempre.
I personaggi sono costruiti con mano sicura e la scittura è di una fluidità sorprendente. Del giallo non dico niente, altrimenti brucio la sopresa a chi vorrà deliziarsi con questo giallo d'autore.
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