Circola nella letteratura dell'800 la suggestiva tesi che l'elaborazione interiore - cioé quello che immaginiamo di un fatto, di un luogo o di un rapporto - sia superiore, per intensità e capacità evocativa, dello stesso fatto, luogo o rapporto reali; come se la realtà banalizzasse quei fatti, luoghi o rapporti che l'aspettativa, nell'elaborazione interiore, aveva suscitato.
La teorizzazione di questa sorta di neo-idealismo la trovo continuamente in Proust, sopratutto nel martoriato rapporto tra il protagonista della recherche e Albertine, ma anche in Vita Sackville-West, in questi suggestivi Diari di viaggio, Persia 1926-1927, dove, ad esempio, in procinto di ammirare la Valle dei Re, scrive con la sua elegante prosa:
Stupefacente, ma anche spiazzante intuizione!
Vita Sackville-West è uno di quei casi in cui la biografia prepondera su l'opera letteraria, la si conosce più per la sua relazione con Virginia Woolf, e gli atteggiamenti anticonformistici, che non per la sua narrativa o poesia, eppure la sua scrittura è fresca e avvincente, le idee che esprime colgono sempre aspetti sorprendenti della realtà. Come quando predilige l'intuizione empirica rispetto alla conoscenza accademica:
http://www.nationaltrust.org.uk/sissinghurst/
Un libro di viaggi che si legge come come un romanzo avvincente, pieno di curiosità, riflessioni profonde, analisi politiche e divertenti paradossi. Un paese molto amato da Vita Sackville-West che ne racconta le arretratezze estreme e che, nella cronaca dell'incoronazione dello Scia di Persia Reza Palevhi, alla quale assiste con il marito diplomatico, ne rivela tutte le contraddizioni.
C'è una strana eccitazione nel non sapere quello che si vedrà poco più avanti: la mente, tesa, cerca di proiettarsi un'immagine, che poi non trova - come raccogliere una brocca d'acqua convinti che sia piena, e trovarla vuota. Non mi ero prefigurata nessuna immagine del cimitero dei faraoni. Certo, pareva incredibile che tra pochi minuti lo avrei guardato con i miei occhi, e per il resto della vita avrei saputo esattamente che aspetto aveva. E allora mi sarebbe parso ugualmente incredibile il non averlo sempre saputo. Queste piccole ma stuzzicanti riflessioni mi fecero attardare, ero restia a separarmi dalla mia ignoranza, mi rimproveravo di avere sprecato tutti quegli anni senza meditare su questo sepolcro reale. Non avrei mai più avuto questo godimento a portata di mano. stavo per scambiare il piacere dell'immaginazione con la grigia realtà della conoscenza.
Stupefacente, ma anche spiazzante intuizione!
Vita Sackville-West è uno di quei casi in cui la biografia prepondera su l'opera letteraria, la si conosce più per la sua relazione con Virginia Woolf, e gli atteggiamenti anticonformistici, che non per la sua narrativa o poesia, eppure la sua scrittura è fresca e avvincente, le idee che esprime colgono sempre aspetti sorprendenti della realtà. Come quando predilige l'intuizione empirica rispetto alla conoscenza accademica:
Sarei tentata di provare, studiando botanica fino a essere in grado di distinguere le Scrofulariacee dalle Cariofillacee, ma ho troppa paura di scoprire, una volta assorbite tutte quelle nozioni, di essermi persa i piaceri dell'ignoranza. Pochi piaceri sopportano lo sforzo della ricerca: si ammaccano come frutti morbidi quando li si tocca con le mani. E' più sicuro non saperne troppo.E lei, Vita Sackville-West di botanica ne sapeva abbastanza da realizzare con il marito i più bei giardini del Regno Unito, nel Castello di Sissinghurst nel Kent:
http://www.nationaltrust.org.uk/sissinghurst/
Un libro di viaggi che si legge come come un romanzo avvincente, pieno di curiosità, riflessioni profonde, analisi politiche e divertenti paradossi. Un paese molto amato da Vita Sackville-West che ne racconta le arretratezze estreme e che, nella cronaca dell'incoronazione dello Scia di Persia Reza Palevhi, alla quale assiste con il marito diplomatico, ne rivela tutte le contraddizioni.
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