domenica 18 settembre 2011

Luigi Pintor - SERVABO - Bollati Boringhieri 1991 - £ 14.000



Il ricordo che ho di Luigi Pintor risale ai tempi che partecipava, come giornalista de l'Unità, alle tribune politiche in televisione. Ne apprezzavo la chiarezza espressiva, la logica stringente, l'ironia dissacrante, la capacità di riportare sempre il politico intervistato al nocciolo, al centro del problema posto. A me dava l'impressione che insieme a questa sua grande capacità dialettica, senza prolissità e lungaggini, sobrio e asciutto, esprimesse anche una qualche forma di ritrosia, una innata riservatezza del carattere - forse dovuta al suo essere sardo - che lo rendeva simpatico, caratteristica inconsueta nei giornalisti d'assalto che frequentavano le tribune elettorali dell'epoca.

Poi, coerente al suo essere comunista, quando nell'estate 1968 le truppe sovietiche entrano a Praga per stroncare la primavera di Dubĉek, assume, insieme al gruppo che poi fonderà il manifesto, una posizione di dura critica, in aperto contrasto con la maggioranza del PCI, da cui verrà radiato insieme a Natoli, Rossanda, Magri e altri. Ma questa è un'altra storia.


Questo volumetto di Luigi Pintor mi è capitato per caso tra le mani, mentre girovagavo curioso tra gli scaffali della libreria Arion a Cinecittàdue; tra tanti volumi che gridavano graficamente di essere acquistati, Servabo mi ha colpito per la sua sobrietà ed eleganza, poi il titolo incomprensibile e infine il nome dell'autore, da me molto stimato e che in questo bellissimo libro - dando ancora prova di modestia - inizia con una citazione di Voltaire:

I libri più utili sono quelli dove i lettori fanno essi stessi metà del lavoro: penetrano i pensieri che vengono presentati loro in germe, correggono ciò che appare loro difettoso, rafforzano con le loro riflessioni ciò che appare loro debole.
Concetto questo - della complicità del lettore - espresso anche da J.L.Borges nella dedica di Fervor de Buenos Aires:
A chi mai leggerà. Se le pagine di questo libro consentono qualche verso felice, mi perdoni il lettore la scortesia di averle usurpate io, previamente. I nostri nulla differiscono di poco; è banale e fortuita la circostanza che sia tu il lettore di questi esercizi, ed io il loro estensore.
Servabo è uno di quei libri che è importante leggere, questa Memoria di fine secolo - come recita il sottotitolo - infatti, riguarda tutti noi, quelli che hanno vissuto gli anni della guerra e quelli che per ragioni anagrafiche ne hanno solo sentito parlare.

Con il pudore - che è come una sua seconda natura - Pintor ci racconta in dodici capitoletti, un prologo e un epilogo, cinquant'anni di vita italiana: la morte del fratello Giaime, saltato su una mina tedesca, mentre tentava di raggiungere le formazioni partigiane, ma anche il suo arresto e la prigionia - senza dire una parola delle torture cui fu sottoposto dai fascisti della banda Koch.

Un libro da leggere più volte, per apprendere - senza dissertazioni pedanti - cosa vuol dire dignità e senso etico, quanto mai essenziale in questa fase di vita italiana.

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