sabato 6 gennaio 2018

Marcel Proust - RACCONTI - Edizioni Clichy 2017 - € 12,00




Gli occhi di Marcel. Lo sguardo di Marcel. Cosa vuole comunicarci col suo sguardo di tre quarti,  leggermente sornione (i baffi coprono la linea delle labbra). E’ un simulatore? Cosa vuole ironicamente suggerirci? E’ sincero quando scrive: Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso“. E di noi che parla?

I lettori di Marcel Proust non sono lettori normali, appartengono piuttosto alla categoria degli ultras, sportivi o politici, oppure a quei patiti di opera lirica che prediligendo una cantante, e solo quella, trovano difetti in tutte le altre che potrebbero offuscare la gloria della loro favorita. Non escludo che Marcel Proust lo si possa leggere anche razionalmente, a condizione di non venir rapiti fin da quel  Longtemps, je me suis couché de bonne heure e non dividersi subito violentemente tra chi preferisce  “Per molto tempo mi son coricato presto la sera” e chi “A lungo mi sono coricato di buonora”.

Molti ritengono che la fascinazione della scrittura nasca da una prodigiosa dimestichezza con le parole, che  combinate armoniosamente, consentano al poeta-scrittore di creare la frase perfetta o l’incanto del verso. Dubitiamo che sia così. La bellezza della scrittura nasce dalla capacità di vedere oltre il banale, il comune, il quotidiano. E Marcel in questo è maestro, essendo in grado di vedere particolari della realtà che alla maggioranza delle persone sfuggono per cecità emotiva, o superficialità esistenziale . Lo spiega bene Marcel Proust in Scritti mondani e letterari:

Lo stile non è affatto un abbellimento come credono certe persone, non è neppure una questione di tecnica, è – come il colore per i pittori – una qualità della visione, la rivelazione dell’universo particolare che ciascuno di noi vede, e che gli altri non vedono.




«À la recherche du temps perdu», per il proustiano è  un atto di fede che coinvolge necessariamente tutti gli scritti che hanno anticipato la pubblicazione dell’Opera, come questi Racconti giovanili, a cura di Giuseppe Girimonti Greco e Ezio Sinigaglia, questi i titoli dei racconti presenti nel volume:
  1. La morte di Baldassare Silvande (ottobre 1894) trad. G.G.Greco;
  2. Violante o la Mondanità (agosto 1892) trad. Ornella Tajani;
  3. Malinconica villeggiatura di Madame de Breyves (luglio 1893) trad. Ezio Sinigaglia;
  4. La confessione di una ragazza - trad. Federica Di Lella;
  5. La fine della gelosia - trad. Mariolina Bertini;
  6. L'indifferente - trad. Mariolina Bertini.
I temi sono quelli che conosciamo: l'amore non corrisposto, la gelosia, il ricordo, i rimpianti.
La scrittura, il solito meraviglioso divagare senza fine nei meandri dell'anima umana.



2 commenti:

  1. Come lettore di Proust non appartengo alla categoria degli ultras, però devo dire che il suo stile mi affascina. Leggere Proust risulta sempre impegnativo, soprattutto per i suoi periodi lunghissimi, molto articolati, complessi. A volte ne esci distrutto, spossato: è come se un pesante masso ti colpisse e ti lasciasse indolenzito. E’ un autore che lascia un segno indelebile sul tuo spirito: ti annichilisce e ti sovrasta. E ti accorgi di quanto sei piccolo di fronte alla sua grandezza.
    Un caro saluto.

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    1. Grazie Remigio, condivido in pieno il tuo pensiero,la lettura di Proust è molto impegnativa; personalmente ci sono arrivato da vecchio, e per fortuna aggiungo, perché ti modifica per sempre il tuo rapporto con la letteratura: dopo diventi tanto più esigente da precluderti molte altre letture: Un caro saluto.

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