Devo alla lodevole iniziativa del giornale “La Repubblica”, che nella collana La Biblioteca del Novecento ha edito alcuni romanzi che altrimenti, forse, non avrei mai letto, l’incontro con Colazione da Tiffany di Truman Capote. Certo, la lettura è in parte disturbata dalla continua comparazione che, anche involontariamente, viene da fare con quel vero cult-movie che è il film con Audrey Hepburn, ma il romanzo funziona benissimo da solo, senza l’ingombrante riferimento Avevo conosciuto Truman Capote per un romanzo sconvolgente degli anni ‘60, A sangue freddo, la ricostruzione, niente affatto romanzata, di un fatto di sangue accaduto qualche anno prima, in una provincia americana del middle west.
In Colazione da Tiffany(1959) Capote, come gli altri scrittori della beat-generation, coglie lo spirito del tempo e sembra proporre una filosofia di vita capace di convertire i modelli severi della morale puritana in pura pratica della gioia, della leggerezza, della vitalità.
Il cinema americano, le grandi case di produzione, le major, sembrano non possedere la forza per
presentare una realtà che non sia banalmente consolatoria e ottimistica, e così condanna Colazione da Tiffany ad essere solo una deliziosa commedia brillante dell'american life, cioè il trionfo del conformismo contro lo spirito del romanzo.
In Colazione da Tiffany(1959) Capote, come gli altri scrittori della beat-generation, coglie lo spirito del tempo e sembra proporre una filosofia di vita capace di convertire i modelli severi della morale puritana in pura pratica della gioia, della leggerezza, della vitalità.
Il cinema americano, le grandi case di produzione, le major, sembrano non possedere la forza per
presentare una realtà che non sia banalmente consolatoria e ottimistica, e così condanna Colazione da Tiffany ad essere solo una deliziosa commedia brillante dell'american life, cioè il trionfo del conformismo contro lo spirito del romanzo.
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