Una lettura fresca, come un bicchiere d'acqua quando hai sete, come una ventata improvvisa che scompiglia i capelli, come un libro ottimista che costruisce una storia in cui il lieto fine è la conclusione non scontata, ma naturale.
Da un po' di tempo sono attratto dalla narrativa al femminile, mi sembra di scorgervi meno disperazione e un qualche elemento in più di speranza per i poveri personaggi che animano la narrativa contemporanea.
Mia madre bevve l'ultimo goccio di caffe, e con i gomiti appoggiati sul tavolo tenne sollevata la tazza, a metà strada tra i suoi occhi e i miei. Era una tazza di terraglia bianca con una striscia verdina, di quel colore che sembra scelto deliberatamente per dare un'ulteriuore impronta di desolazione a tutto ciò che - pubblico o privato - è comunque povero: zoccoli verniciati nelle bettole più squallide, porte di gelide aule scolastiche, moscaiole in legno e rete metallica rugginosa per contenere cibi sciatti e insufficienti. E' il colore della miseria, e per un certo periodo, subito dopo la guerra, divenne assurdamente di moda, con il nome di "verde pennicellina"
Falsario in gioventù e mercante d'arte di successo nella maturità, Aldo esce brillantemente dalla miseria cui sembrava destinato e ora può osservare, dall'alto della sua villa, la vita che si svolge nelle altre tre ville che sorgono nello stesso complesso, appartenenti alla stessa famiglia di cui vorrebbe far parte.
Sono alla finestra della mia torre guardando il parco Santini, attendendo che accada qualcosa, che lo spettacolo abbia inizio.
Certo sono in grande anticipo - cosa mai può avvenire in quest'ora bruciata? Ma non ho fretta. Il sole, il vino bianco bevuto alla piscina hanno dilatato i miei processi mentali ed essi si svolgono ora con movimenti rallentati, pigramente subacquei e in forma di spirale, sempre riavvolgendosi lungo il proprio percorso ma senza mai ritrovarsi allo stesso punto.
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