mercoledì 10 settembre 2014

Giovanni Arpino - UN'ANIMA PERSA -Rizzoli1981 - £ 9.000







L'altro giorno Rai 3 ha mandato in onda il film di Dino Risi (1916-2008) Un'anima persa del 1977, tratto dall'omonimo romanzo del 1966 di Giovanni Arpino (1927-1987), con  l'istrionico Vittorio Gassman, bravissimo come sempre, e la bellezza eterea di Catherine Deneuve, fotografia straordinaria di Tonino Delli Colli.

Qualche scena del fim a questi link:


https://www.youtube.com/watch?v=H0JQTAupG5I

Un'anima persa è stato definito il più torinese dei romanzi di Arpino, e forse per svincolarlo da questa connotazione, e comunque per dargli un carattere più spettacolare, Dino Risi ha deciso di ambientarlo in una suggestiva Venezia autunnale, in un vecchio e splendido palazzetto sulla laguna che mirabilmente supplice al clima cupo del romanzo.

Dice il giovane protagonista all'inizio della storia:


   Ho sempre avuto paura, ma oggi è ancora diverso, oggi appena sveglio sento già tra le costole un trasalimento angoscioso, che batte, fa male, che non rieco a soffocare con le sole forze della ragione. 
    Devo aprire gli occhi, guardare, guardarmi, e finalmente rendermi conto che questa paura è assurda, che la stanza dove ho dormito, benché estranea, non nasconde pericoli, e così la casa, la strada fuori, la città.
   Poco fa il debole scricchiolio di un passo nella camera sopra la mia mi si è rivoltato in cuore e in gola come una misteriosa minaccia.
(......)
   Sono arrivato ieri sera, in un caldo fermo, denso, che aggrava le chiome già polverose degli ippocastani. Anche nel tassì in corsa non entrava che un alito d'aria, tiepida come brodo. Era il crepuscolo, con quieti palazzi chiusi, piazze e viali dissanguati, opachi fantasmi nell'ombra più concreta dei portici. 
In appendice una "Confessione dell'autore" dove Arpino parla ampiamente della gestazione e nascita di questo suo romanzo e del rapporto con le opere tratte da suoi romanzi:

   Diversi anni dopo, questo romanzo venne voltato in film. Non ho visto la pellicola che ne trassero Dino Risi regita e Vittorio gassman interprete. Penso che un autore non debba spiare dal buco della serratura ciò che combinano i suoi figli nel giorno delle nozze. E siccome un romanzo è un figlio bato adulto, vestito, che ha compiuto il servizio militare, vada dunque per il mondo come gli pare, senza che il padre gli ansimi dietro (per identiche ragioni non ho mai avuto l'impudicizia di assistere alle recite di due mie commedie, condotte da Tino Buazzelli e Milly con Tino Scotti. Attendevo questi attori amici in camerino, qualche volta, ma mi sarei vergognato di studiarli dalla platea d'un teatro colto delle mie parole).
   Nessuno, mentre si girava il film tratto dal romanzo, mi interpellò. Lo trovai e lo trovo giusto, un autore va trattato da defunto, l'opera è quello che rimane di lui, e Dino Risi mi stava appunto trattando come avrebbe fatto con Turghenev. Perché non essergli sinceramente grato? Non c'è vero padre che non si arrenda a un tutore, o a un padrino, o a un precettore dei figli lontani.
          (........) 


   Un'ultima confessione: prima di decidermi a scrivere Un'anima persa, e naturalmente ignorandone la fine, con fatica cercai di disegnare una mappa della casa dove si sarebbero svolti i fatti. Mi turbava quel proposito, che pur ritenevo necessario: mi pareva un espediente di maniera, anche se lo legittimavano fior di romanzieri, come Faulkner, e fior di "giallisti". Disegnai la mappa, non mi servì a nulla, anzi vi inciampai più di una volta: i personaggi, nascendo e crescendo, finirono col prendermi la mano, io afferrai la loro, ed in equilibrio mentale preseguimmo fino all'ultimo rigo.
   Memorie di antiche e adorate donne di servizio, immagini di zie autentiche o quasi, di ambienti familiari, mi nutrirono per caratterizzare una voce, un angolo di salotto, una scala, una presenza, la collocazione di frasi proverbiali, insomma il bagaglio necessario alla psicologia di questo e quel personaggio. Forse, in Un'anima persa - ma non ci giurerei - ho speso gli ultimi ricordi legati a un'infanzia che ebbi vasta e felice: non nascondo che legare ricordi così densi e ilari ad una situazione drammatica mi stimolò, mi diede pepe, irrobustì le certezze necessarie a un narratore quando costui, dannandosi, narra.

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