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sabato 24 gennaio 2015

Oscar Wilde - IL RITRATTO DI DORIAN GRAY - Tre traduzioni a confronto -


Ho in casa tre edizioni del Dorian Gray di Oscar Wilde (1854-1900): la prima dell'Editrice Bietti è del 1933, però è stata acquistata usata il 10 giugno del 1948, come scritto a penna nel risguardo; la seconda del Club degli Editori acquistata nel 1964, e infine quella de I Meridiani, che è del 1982. 



L'incipit dell'edizione Bietti, che non indica il traduttore:
Lo studio rigurgitava d'un violento profumo di rose, e ogni volta che un leggero fiato estivo soffiava tra gli alberi del giardino, dalla porta spalancata entrava l'acuta fragranza dei lillà e il sottilissimo profumo delle eglantine.


 Versione Emanuele Grassi e Frida Ballini, del Club degli Editori:

Lo studio era pieno dell'odore delle rose, e quando la brezza estiva passava tra gli alberi del giardino, penetrava dalla porta aperta il profumo pesante del glicine o la fragranza più delicata del biancospino.


Versione Masolino D'Amico, Meridiani:

Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini.

La prima impressione che si ricava dal raffronto dei tre incipit, è che la descrizione riguardi tre giardini diversi, con in comune la sola presenza delle rose. 

Gli altri fiori, il cui profumo entra dalla porta aperta sono: lillà e eglantine nel primo caso; glicine e biancospino nel secondo; serenelle e rosaspini nel terzo.  L'intruso è il glicine che non c'entra niente con  lillà o serenelle, entrambi i nomi si riferiscono infatti alla Syringa vulgaris; biancospino o rosaspina è lo stesso che eglantine, (che vuol dire spinoso) e che è una normale Rosa rubiginosa, arbusto selvatico delle rosaceae. 

 

giovedì 30 gennaio 2014

Oscar Wilde - SALOME' - Illustrato da Aubrey Beardsley - Rizzoli 1974 - £ 16.000


Oscar Wilde (1854-1900) scrisse questa tragedia in un atto in francese, tra il 1893 e il 1895 per Sarah Bernhardt (che tuttavia si rifiutò di interpretarla) ma non riuscì ad assistere alla prima rappresentazione pubblica nel Regno Unito, perché, a causa della censura e della prudenza degli attori, questa avvenne solo trentun'anni dopo la sua morte.

Il volume di grande formato (24x30) adatto ad ospitare, a piena pagina, le squisitissime  e originali illustrazioni di Aubrey Beardsley (1872-1898)  si avvale di una spumeggiante introduzione di Alberto Arbasino, che inquadra storicamente l'opera:

(.....) Wilde aveva davanti e didietro lo sterminato groviglio del decadentismo fin-de-siécle; una madornale attrezzeria di sfingi, Meduse, fruste, grifoni, Cleopatre, clisteri, vampiri, lapislazzuli, pittura di Moreau, e di Redon, vice anglais, divin marchesi, madamigelle di Maupin, giardini dei supplizi, e specchi delle mie brame. Basta consultare quell'incomparabile catalogo di Fiori del Male e Belles Dames Sans Mercì che è sempre La Carne la Morte e il Diavolo del sommo Praz .                                                                                                                        
Dove la mettiamo, oggi questa Salomè? La domanda è preoccupante, in un momento di sfrenato godimento del Kitsch, di alta valutazione per i documenti del Gusto e delle Mode, di insistenti recuperi dell'arte anche più svergognata e pompiera da parte delle più spericolate avanguardie. Comunque, non può non apparire bizzarro che risultino francamente sublimi le commedie mondane scritte da Wilde con aperti intenti commerciali e bottegai mentre operine come Salomè o Il ritratto di Dorian Gray chiaramente volute come summa o climax dello Spirito di (quel) Tempo siano invece riuscite delle grosse ghiottonerie camp (1), soprattutto.
Dal dramma di Wilde derivarono, nel 1905 la Salomè musicata da Richard Strauss (1864-1949)  su libretto della scrittrice Hedwig Lachmann, che corrisponde quasi integralmente all'originale di Wilde, e nel 1964 uno spettacolo teatrale  di Carmelo Bene (1937-2002), in una rialaborazione che tende a restituire il significato metafisico del teatro, secondo i principii teorizzati da Klossowski.

A conferma del carattere destabilizzante dell'opera, a distanza di quasi cent'anni, Salomè riesce ancora a scandalizzare, così nel 1972 Carmelo Bene, che  ripropone il testo sia in versione teatrale che filmica, con Franco Citti nelle vesti di Giovanni Battista, scatena l'indignazione di tutti i fascisti-clericali intolleranti e ignoranti. Questo il velenoso  commento della rivista Il Borghese:

 "Dinanzi a personaggi come Carmelo Bene e come Franco Citti nulla può la critica teatrale. Debbono intervenire i carabinieri. E non bisogna aspettare che vilipendano la Religione o prendano a calci i lavoratori, per procedere al loro arresto; bisogna soltanto accertarsi della loro identità e metterli in galera, perché oltraggiano il buon gusto, nuocciono all'igiene pubblica, deturpano il paesaggio".

Chissà quanto ne avrebbe riso Oscar Wilde di un commento così astioso, e di quanti divertenti aforismi avrebbero arricchito la sua già esorbitante collezione!



(1) - Per il significato di Camp rimando al link di Vogue che lo spiega in modo esauriente:

http://www.vogue.it/encyclo/manie/c/camp