Ho in casa tre edizioni del Dorian Gray di Oscar Wilde (1854-1900): la prima dell'Editrice Bietti è del 1933, però è stata acquistata usata il 10 giugno del 1948, come scritto a penna nel risguardo; la seconda del Club degli Editori acquistata nel 1964, e infine quella de I Meridiani, che è del 1982.
L'incipit dell'edizione Bietti, che non indica il traduttore:
Lo studio rigurgitava d'un violento profumo di rose, e ogni volta che un leggero fiato estivo soffiava tra gli alberi del giardino, dalla porta spalancata entrava l'acuta fragranza dei lillà e il sottilissimo profumo delle eglantine.
Versione Emanuele Grassi e Frida Ballini, del Club degli Editori:
Lo studio era pieno dell'odore delle rose, e quando la brezza estiva passava tra gli alberi del giardino, penetrava dalla porta aperta il profumo pesante del glicine o la fragranza più delicata del biancospino.
Versione Masolino D'Amico, Meridiani:
Lo studio era intriso d'uno splendido odore di rose e quando la lieve brezza estiva frusciava tra gli alberi del giardino, dalla porta aperta penetrava il pesante profumo delle serenelle, o quello più delicato dei rosaspini.
La prima impressione che si ricava dal raffronto dei tre incipit, è che la descrizione riguardi tre giardini diversi, con in comune la sola presenza delle rose.
Gli altri fiori, il cui profumo entra dalla porta aperta sono: lillà e eglantine nel primo caso; glicine e biancospino nel secondo; serenelle e rosaspini nel terzo. L'intruso è il glicine che non c'entra niente con lillà o serenelle, entrambi i nomi si riferiscono infatti alla Syringa vulgaris; biancospino o rosaspina è lo stesso che eglantine, (che vuol dire spinoso) e che è una normale Rosa rubiginosa, arbusto selvatico delle rosaceae.