Quando il Grande Capo, il Fondatore della Casa Editrice, il Cavaliere di Gran Croce, l'uomo che si era fatto da solo e di cui si raccontavano i leggendari esordi, veniva in visita al magazzino di lungotevere Prati, accadeva una vera rivoluzione. Si iniziava qualche giorno prima con grandi pulizie, tutti i libri negli scaffali venivano risistemati con un perfetto e innaturale ordine. Poi il grande giorno arrivava e, preceduto da qualche agitatissimo solerte impiegato che controllava un'ultima volta la scena, faceva l'ingresso il drappello dei direttori: della filiale di via Veneto, del magazzino, del rateale, della scolastica ecc., che circondavano il mitico editore.
Noi, semplici operai del magazzino, dovevamo fingere di essere intenti nel nostro lavoro, ma nel clima agitato e dalla tensione trasmessa dai responsabili, il collega Lucio, quello che era addetto all'apertura dei colli, al passaggio dei visitatori, preso come da un innaturale dinamismo, agguanta un pacco, lo posizione sul bancone e con i forbicioni comincia a tagliare in più punti lo spago che lo legava. Mondadori si ferma e, sotto l'occhio severo ma compiaciuto dello stato maggiore, impartisce una lezione al malcapitato: si fa posizionare un nuovo pacco sul bancone e taglia lui stesso lo spago nel punto esatto dove va tagliato e mostra, come un prestigiatore, con pochi movimenti lo spago sciolto e utilizzabile integralmente per pacchi più piccoli.
Naturalmente questo tipo di taglio per economizzare, era una prassi consolidata nel magazzino e solo il clima che si era creato aveva fatto sì che l'agitato Lucio se ne dimenticasse!
Sono convinto che il buon Mondadori avrebbe dato volentieri una gratifica allo sfortunato dipendente, per il solo piacere di avergli consentito di impartire quella lezione, che in qualche modo convalidava un aspetto fondante della mitologia dei suoi esordi.
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