Ci sono momenti in cui non amo la narrativa e mi piace rifuggiarmi in opere di saggistica o biografiche. Questa di Mario Pirani, noto gornalista del gruppo Espresso, è una corposa autobiografia con un sottotitolo allusivo, Mezzo secolo di ragionevoli illusioni.
Del corposo volume, 420 pagine fitte di personaggi e fatti della storia d'Italia e europea, ho trovato senz'altro più interessante il periodo della sua militanza comunista.
Nel settembre del 1945 viene inviato presso la Federazione del PCI a Napoli, questa la cronaca:
Impressionante la quantità di grandi personaggi della politica, della cultura, delle arti che Pirani ha incontrato, che nel corso della sua lunga e attivissima militanza comunista e, in seguito, di "ambasciatore" dell'ENI, e infine di giornalista affermato.
Un altro brano del periodo "napoletano":
Ai tempi della mia infanzia i taxi a Roma erano verde ramarro. Spaziosi come salottini, avevano anche due sgabelli pieghevoli dirimpetto ai posti normali. Il tassametro, agganciato fuori del finestrino dell'autista, che allora veniva chiamato chauffeur e portava un lungo grembiule beige, si trovava in una scatola nera, con una bandierina metallica rossa che veniva abbassata a inizio corsa.Questo l'incipit dell'autobiografia, che si sviluppa dal 1930, quando l'autore aveva cinque anni, al 1986, attraversando la seconda guerra mondiale, la resistenza, la ricostruzione, l'impegno politico nel P.C.I., la sua fuoriuscita nel 1961, il lavoro con Mattei all'Eni (al tempo della guerra d'Algeria), e poi il successivo l'ambiguo periodo di Cefis alla testa dell'Eni, l'impegno come corrispondente del "Giorno" al Mec (Mercato Comune Europeo), l'avventura della direzione al giornale il "Globo", il ritorno alla redazione del il "Giorno", quindi la chiamata di Scalfari per la nascente "Repubblica", ancora un'avventura editoriale come direttore di il nuovo "Europeo" di Rizzoli e Tassan Din, invischiati nella trama eversiva della P2 e il ritorno definitivo "a casa"cioè alla redazione di Repubblica, dove ancora oggi, a 85 anni, forte di un'esperienza non comune, scrive interessanti analisi politiche ed economiche.
Del corposo volume, 420 pagine fitte di personaggi e fatti della storia d'Italia e europea, ho trovato senz'altro più interessante il periodo della sua militanza comunista.
Nel settembre del 1945 viene inviato presso la Federazione del PCI a Napoli, questa la cronaca:
Mi presentai al segretario provinciale, Salvatore Cacciapuoti, un ruvido personaggio dalla carnagione olivastra e lo sguardo cattivo, ma che godeva di un supplemento di autorità derivatogli non solo dagli anni di galera scontati per la sua militanza, ma dall'essere un ex operaio e di appartenere, quindi, davvero alla classe di cui ci proclamavamo autentici rappresentanti, malgrado le origini della maggioranza dei quadri dirigenti fossero di ben altra estrazione.... Cacciapuoti pensò bene di allocarmi (allora si cercava di risparmiare l'albergo) presso un compagno che avesse un'abitazione abbastanza ampia per offrire ospitalità. Fece una telefonata e poi mi consegnò un biglietto con un indirizzo: Giorgio Napolitano, via Monte di Dio, proprio di fronte al Palazzo Serra di Cassano. "Vai subito, ti aspettano" aggiunse. Presi al volo una camionetta che mi portò a piazza dei Martiri, a due passi da via Monte di Dio. Suonai al campanello del secondo piano e mi aprì un giovane che doveva avere all'incirca la mia età (scoprimmo subito che eravamo nati ambedue del 1925, vent'anni prima), di media statura, uno sguardo intelligente e accogliente, una gentilezza innata e non affettata, facilitata da una parlata lenta e calorosa, tipica dei napoletani di buona razza.
Impressionante la quantità di grandi personaggi della politica, della cultura, delle arti che Pirani ha incontrato, che nel corso della sua lunga e attivissima militanza comunista e, in seguito, di "ambasciatore" dell'ENI, e infine di giornalista affermato.
Un altro brano del periodo "napoletano":
Ma a Napoli feci anche altre conoscenze (....) primo fra tutti Giorgio Amendola che sovraintendeva alle sorti del partito nel Mezzogiorno. Godeva di grande prestigio e autorevolezza, che apparivano rafforzati dalla considerevole stazza, dall'espressione che illuminava il suo largo viso, dove si succedevano, con pari credibilità, una severità non settaria e una bonarietà sincera ma non compiacente, dal suo vocione potente, orchestrato su tonalità basse, da ottone suonato con espressività sapiente. L'unica cosa che un po' stonava era la pettinatura con la scriminatura laterale e i capelli lucidi e tirati da una parte e dall'altra, non so se con l'acqua o la brillantina. Una caratteristica destinata a scomparire di lì a qualche anno quando Giorgione si taglio i capelli a spazzola e il suo testone apparve in tutta la sua maestà scultorea di imperatore romano.Con Giorgio Amendola sarà ricevuto da Benedetto Croce, cui sottoporrà un appello di intellettuali per la salvezza di antifranchisti condannati a morte, ricevendone un gentile rifiuto.
In seguito Pirani si dedicherà all'organizzazione dei Festival della Gioventù e dei Partigiani della Pace, partecipando con centinaia di intellettuali, artisti, musicisti, attori italiani, le manifestazioni di Praga, Parigi, Vienna, Leningrado. Il resoconto di questi viaggi è appassionato e divertente.
Nel 1961, dopo aver messo in discussione la linea del partito, Pirani abbandona il Pci e accetta una offerta fatta a suo tempo da Mattei.
I capitoli che seguono ricostruiscono la politica petrolifera dell'Eni in Algeria, durante la guerra di liberazione, dove Pirani era una sorta di plenipotenziario di Mattei, ma anche cronaca mondana della variopinta comunità europea stanziale di Algeri.
Nel complesso una lettura assolutamente interessante, piacevole e istruttiva, sopratutto per la parte che riguarda la politica italiana del tempo e quindi di sempre.
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