giovedì 13 ottobre 2011

Natalia Ginzburg - LESSICO FAMIGLIARE - Einaudi 1963
















Natalia Ginzburg (1916-1991)




- Non fate malagrazie!
- Voialtri non sapete stare a tavola. Non siete gente da portare
nei loghi.
- Non fate brodegazzi! Non fate potacci!
- Sempiezze!
- Non fate negrigure!

Questi i coloriti rimbrotti che l'austero prof. Giuseppe Levi
rivolgeva ai suoi cunque turbolenti figli, quando questi si
comportavano in modo giudicato inadeguato.

La periodica rilettura di questo splendido romanzo- ma anche
biografia di una grande famiglia italiana -divertendomi, mi riempie ogni volta anche di una grande malinconia, per quel mondo scomparso.

Nella casa di Torino dove viveva la famiglia Levi, la figura del professore, scienziato e direttore dell'Istituto di Anatomia Umana, giganteggiava e si imponeva in tutti i sensi, con austera severità, con il suo lessico estroso e colorito.

- Cos'ha Terni con Mario e Paola da ciuciottare? - diceva mio padre a mia madre. - Stanno sempre li in un angolo a ciuciottare. Cosa sono tutti questi fufignezzi?
I fufignezzi erano, per mio padre, i segreti: e non tollerava veder la gente assorta a parlare, e non sapere cosa si dicevano.
- Parleranno di Proust, - gli diceva mia madre.
Mia madre aveva letto Proust, e lei pure, come Terni e la Paola, lo amava moltissimo; e raccontò a mio padre che era, questo Proust, uno che voleva tanto bene alla sua mamma e alla sua nonna; e aveva l'asma, e non poteva mai dormire; e siccome non sopportava i rumori, aveva foderato di sughero le pareti della sua stanza.
Disse mio padre:
- Doveva essere un tanghero.
Antifascisti più per inclinazione morale che per scelta politica, ospitarono Filippo Turati - di cui erano buoni amici - in transito clandestino a Torino, prima della fuga a Parigi.

Natalia Levi con il marito Leone Ginzburg


Natalia Ginzburg - che ha adottato il nome del marito Leone Ginzburg (1909-1944), (morto a Regina Coeli nel 1944, torturato dai nazisti), racconta con leggerezza e ironia, ma anche estremo pudore, gli anni difficili del periodo fascista e delle leggi raziali, dando maggiore spazio alle belle frequentazioni della famiglia con i maggiori intellettuali italiani, che alle difficoltà che la famiglia dovette subire a causa del fascismo.

Un libro che si legge avidamente, e che lascia al termine, come tutti i grandi romanzi, un senso di nostalgia per quei personaggi a cui così facilmente ci si affeziona.

Premio Strega 1963.

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