Quasi tutti i libri che possiedo hanno una storia, naturalmente oltre quella raccontata nelle loro pagine. Di alcuni la storia è la più semplice, il naturale incontro nello scaffale in libreria, altri invece mi ricordano gli amici che me ne hanno fatto dono, altri ancora recuperati da cessazioni di biblioteche private.
Di questa Medusa n. 498, Piano inclinato di Georges Simenon (1903-1989) ricordo che nell'ottobre del 1965 uscirono due versioni: la prima, quella destinata alla vendita, aveva la copertina rigida di cartone e sovracopertina, come tutti i volumi della Medusa, l'altra rilegata in pelle - con una tiratura più contenuta - venne regalata a tutti i dipendenti Mondadori, per festeggiare non ricordo più quale anniversario dell'editore, ed è questa qui riprodotta.
Di questa Medusa n. 498, Piano inclinato di Georges Simenon (1903-1989) ricordo che nell'ottobre del 1965 uscirono due versioni: la prima, quella destinata alla vendita, aveva la copertina rigida di cartone e sovracopertina, come tutti i volumi della Medusa, l'altra rilegata in pelle - con una tiratura più contenuta - venne regalata a tutti i dipendenti Mondadori, per festeggiare non ricordo più quale anniversario dell'editore, ed è questa qui riprodotta.
Non si capisce cosa abbia spinto la redazione della collana - allora sotto la direzione di Vittorini - a cambiare il titolo a quest'opera del 1953, che in originale si chiama con il nome dei due protagonisti: Antoine e Julie.
Antoine è un affermato prestigiatore di cinquantacinque anni, e con le sue due valige colme di trucchi percorre Parigi e la provincia in teatri, scuole, parrocchie e in tutti quei luoghi dove è chiamato ad eseguire uno spettacolo di prestidigitazione. E' molto bravo nel suo lavoro, e molto scrupoloso nel preparare e nell'eseguire i suoi numeri. Vive in una bella casa borghese, in centro, con sua moglie Julie, di cui si dice innamorato ma non compreso. Julie non comprende il bisogno di alcol che, dopo lo spettacolo, Antoine può decidere di assumere per eliminare la tensione accumulata. E questo bisogno si manifesta improvvisamente, e può avere una evoluzione rovinosa.
Questo l'incipit:
Quella volta la molla scattò quando, senza un motivo speciale e senza attribuirvi alcuna importanza, inserì il numero dell'orologio magico tra gli anelli del fachiro e il ditale viaggiatore. Non l'aveva incluso nel programma, ma anche per una serata poco importante come quella aveva l'abitudine di preparare qualche gioco di riserva: così poteva operare dei cambiamenti, a seconda delle reazioni del pubblico.
Il maestro del giallo, padre di Maigret, è anche e sopratutto un fine indagatore della mente umana, col suo stile asciutto racconta drammi esistenziali di persone in bilico tra la normalità e il dramma incombente, pronto a esplodere senza alcun preavviso; ma è anche un maestro assoluto della tecnica narrativa: per catturarne immediatamente l'attenzione, fin dall'incipit, fa trovare il lettore nel bel mezzo della vicenda senza alcuna spiegazione preliminare.
La ri-lettura di questo piccolo capolavoro mi ha consolidato nell'idea che, al pari del linguaggio cinematografico, il linguaggio narrativo necessita di un montaggio che renda la storia apprezzabile. La storia, il fatto narrato, da solo non è sufficiente ad accendere l'interesse del lettore se non è supportato da quella che chiamiamo tecnica narrativa e che in parte corrisponde all'uso che nel cinema si fa del montaggio.
La semplice storia di un uomo seduto su una panchina ad osservare il volo degli uccelli, può essere una storia avvincente, se la scansione dei pensieri che affollano la sua mente, la raccontiamo col ritmo giusto.
Questo Piano inclinato è senza dubbio un testo fondamentale per capire cosa si intende quando si dice tecnica narrativa.
Da leggere assolutamente.
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