Non accuseremo Andrea Cammilleri per l'esorbitante produzione dei libri che ci regala, in italiano e in siculitaliano: polizieschi con e senza Montalbano, romanzi e ricostruzioni di fatti realmente avvenuti, saggi storici, scritti per il teatro, romanzi in forma di dossier composti unicamente da lettere, fonogrammi prefettizi, articoli di giornale e quant'altro utile a costruire una storia avvincente, senza una voce narrante né dialoghi, una sua invenzione narrativa.
Una massa di titoli incredibilmente ricca di personaggi che vivono la loro esistenza nell'immaginaria Vigata, luogo ideale siciliano, come la Montelusa pirandelliana, che Camilleri ha fatto sua: "tanto non può mica protestare".
L'ultimo che ho letto, La pensione Eva, è il classico romanzo di formazione, dove il piccolo protagonista, Nenè, scopre precocemente, sentendosene subito attratto prima ancora di capirne la funzione, il casino di Vigata, La pensione Eva appunto. Ambientato durante gli ultimi anni di guerra, con i bombardamenti che precedono lo sbarco degli americani in Sicilia, il racconto è permeato da quella malinconia dolce-amara che spesso ritroviamo nelle rievocazioni di fatti storici importanti, anche cruenti, che in qualche modo hanno segnato la vita di chi narra.
Trasire, tanticchia, 'nzemmula, taliava strammo, scole vasce, tra cozzo e cuddraro: abbondano i termini siciliani, nel racconto e naturalmente nei dialoghi, ma inseriti magistralmente in contesti che ne facilitano la comprensione, tanto da rendere superfluo un glossario in calce al volume.
Come al solito si tratta di una lettura piacevole e scorrevole, anche se la domanda retorica, e tanticchia fuori moda, sorge spontanea, col rischio di turbare quanto giudiziosamente fin qui sostenuto: ma questa è letteratura o solo scrittura di evasione?
E ancora, ha un senso fare domande del genere?
E poi cos'è la letteratura?
E' ancora quello spazio in cui autore e lettore dialogano a partire dalle proprie concrete esistenze storiche, come scriveva Sartre nel lontano 1947 oppure: la letteratura è un caso particolare, piccolo (anche se supponente e aggressivo) del più vasto, vastissimo e libero limbo delle fantasticazioni, come sostiene il docente di Estetica e Retorica all'Università di Bologna Ermanno Cavazzoni (autore, e con Fellini sceneggiatore, di La voce della luna)?
Ci sono libri che a distanza di tempo torno a rileggere e altri che dopo la prima lettura non aprirò mai più, e che alla prima occasione abbandonerò nel reparto apposito della Coop di Genzano, dove esiste un apposito spazio per i libri abbandonati.
Ecco questo è il mio sistema per distinguere tra letteratura e scrittura di evasione.
Una massa di titoli incredibilmente ricca di personaggi che vivono la loro esistenza nell'immaginaria Vigata, luogo ideale siciliano, come la Montelusa pirandelliana, che Camilleri ha fatto sua: "tanto non può mica protestare".
L'ultimo che ho letto, La pensione Eva, è il classico romanzo di formazione, dove il piccolo protagonista, Nenè, scopre precocemente, sentendosene subito attratto prima ancora di capirne la funzione, il casino di Vigata, La pensione Eva appunto. Ambientato durante gli ultimi anni di guerra, con i bombardamenti che precedono lo sbarco degli americani in Sicilia, il racconto è permeato da quella malinconia dolce-amara che spesso ritroviamo nelle rievocazioni di fatti storici importanti, anche cruenti, che in qualche modo hanno segnato la vita di chi narra.
Trasire, tanticchia, 'nzemmula, taliava strammo, scole vasce, tra cozzo e cuddraro: abbondano i termini siciliani, nel racconto e naturalmente nei dialoghi, ma inseriti magistralmente in contesti che ne facilitano la comprensione, tanto da rendere superfluo un glossario in calce al volume.
Come al solito si tratta di una lettura piacevole e scorrevole, anche se la domanda retorica, e tanticchia fuori moda, sorge spontanea, col rischio di turbare quanto giudiziosamente fin qui sostenuto: ma questa è letteratura o solo scrittura di evasione?
E ancora, ha un senso fare domande del genere?
E poi cos'è la letteratura?
E' ancora quello spazio in cui autore e lettore dialogano a partire dalle proprie concrete esistenze storiche, come scriveva Sartre nel lontano 1947 oppure: la letteratura è un caso particolare, piccolo (anche se supponente e aggressivo) del più vasto, vastissimo e libero limbo delle fantasticazioni, come sostiene il docente di Estetica e Retorica all'Università di Bologna Ermanno Cavazzoni (autore, e con Fellini sceneggiatore, di La voce della luna)?
Ci sono libri che a distanza di tempo torno a rileggere e altri che dopo la prima lettura non aprirò mai più, e che alla prima occasione abbandonerò nel reparto apposito della Coop di Genzano, dove esiste un apposito spazio per i libri abbandonati.
Ecco questo è il mio sistema per distinguere tra letteratura e scrittura di evasione.
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