Il linguaggio che Camilleri ha adottato in questo romanzo di sentimenti e di corna, è la consueta fusione controllata di italiano e siculo, del resto appropriata al racconto della lenta parabola di Febo Germosino, funzionario di Banca, dal giorno del suo pensionamento alla sua dipartita. La scoperta, anzi la conferma, delle sfrenatezze sessuali che la giovane moglie dispensa a occasionali compagni, non lo turba più di tanto, venendo a riempire il vuoto esistenziale determinato dal suo pensionamento.
Mi ha ricordato non so più quale romanzo di George Simenon, quelli che Simenon definiva romanzi-romanzi, (cioé senza il Commissario Maigret). Tra le molte affinità che assimilano i due scrittori c'è anche quella di alimentare con il successo di un commissario famoso, la produzione non poliziesca. Certo dal punto di vista della quantità prodotta, tra i due c'è un abisso: lo scrittore belga ha al suo attivo la bellezza di 450 romanzi (compresi quelli scritti con uno dei 37 pseudonomi usati) più i 107 romanzi di Maigret . Da questo punto di vista, certamente, il più prolifico tra gli scrittori di tutti i tempi. Camilleri lo segue con risultati più modesti: 40 Montalbano e oltre 60 romanzi non polizieschi.
Qui sotto un link particolarmente interessante: Camilleri racconta Simenon nel volume n.21 di Il Caffè Letterario, iniziativa di La Repubblica.
http://www.youtube.com/watch?v=PSsI3wpOFBE
La sublime semplicità di linguaggio che Camilleri attribuisce a Simenon, è in un certo senso anche suo patrimonio.
Qui sotto un link particolarmente interessante: Camilleri racconta Simenon nel volume n.21 di Il Caffè Letterario, iniziativa di La Repubblica.
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La sublime semplicità di linguaggio che Camilleri attribuisce a Simenon, è in un certo senso anche suo patrimonio.
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