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venerdì 25 aprile 2014

Primo Levi - L'ALTRUI MESTIERE - Einaudi Tascabili 1998 - £ 15.000




La polemica innescata  qualche giorno fa da un post di Beppe Grillo, che ha utilizzato per fini di polemica politica un verso di Primo Levi, mi ha portato a considerare il fatto che Primo Levi viene ricordato esclusivamente per i due libri che raccontano la sua drammatica esperienza ad Auschwitz, Se questo è un uomo e La tregua.  

Quasi mai viene ricordato lo scrittore fantastico che è stato sia nei racconti (http://giorgio-illettoreimpenitente.blogspot.it/2010/05/un-primo-levi-fantastico.html)  che negli articoli, pubblicati quasi tutti su La Stampa di Torino,   qui raccolti sotto il titolo L'altrui mestiere.

A prefazione del libro, un articolo di Italo Calvino apparso su "la Repubblica" nel marzo dell'1985, dal titolo I due mestieri di Primo Levi.  Scrive Calvino:


Primo Levi ha raccolto in volume una cinquantina di scritti apparsi sui giornali (soprattutto su "La Stampa") che rispondono alla sua vena d'enciclopedista dalle curiosità agili e minuziose e di moralista di una moralità che parte sempre dall'osservazione.



La prosa di Primo Levi è estremamente gradevole, soffusa com'è da una sottile, bonaria ironia, come quando con un entusiasmo fanciullesco  racconta il suo primo approccio nel 1984 con un elaboratore di testi, come chiama il suo Apple Mac, con il quale ha creato l'immagine qui utilizzata per la copertina del libro. Parlando del suo Mac, scrive:


Purché alimentato con programmi adatti, sa gestire un magazzino, un archivio, tradurre una funzione nel suo diagramma, compilare istogrammi, persino giocare a scacchi: tutte imprese che per il momento non mi interessano, anzi, mi rendono malinconico e immusonito come quel maiale a cui erano state offerte le perle. Può anche disegnare, e questo è per me un inconveniente di segno opposto: non avevo più disegnato dalle elementari, e trovarmi adesso sotto mano un servomeccanismo che fabbrica per me, su misura, le immagini che io non so tracciare, e a comando me le stampa anche sotto il naso, mi diverte in misura indecente e mi distoglie da usi più propri. Devo far violenza a me stesso per "uscire" dal programma-disegno e riprendere a scrivere.
Ho notato che scrivendo così si tende alla prolissità. La fatica di un tempo, quando si scalpellava la pietra conduceva allo stile "lapidario": qui avviene l'opposto, la manualità è quasi nulla, e se non ci si controlla si va verso lo spreco di parole; ma c'è un provvido contatore, e non bisogna perderlo d'occhio.
 Il volume, preceduto da una prefazione di Italo Calvino e chiuso da una accuratissima Nota biografica  a cura di Ernesto Ferrero, consta di cinquantuno elzeviri o scritti brevi su argomenti diversissimi tra loro, dove la capacità di osservazione del mondo da parte di Primo Levi emerge con tutta l'evidenza.

martedì 4 maggio 2010

UN PRIMO LEVI "FANTASTICO"


La polemica sulla TAV e sui pericoli che potrebbero derivare dalla perforazione della montagna, per la presenza nella zona di amianto, mi ha  rammentato uno dei 21 racconti di Il sistema periodico di Primo Levi:  Nichel, inserito in questo bel volume della serie ET BIblioteca, Einaudi, al modico prezzo di €16,80 per 916 pagg.

 Levi racconta come, da poco laureato con 110 e lode in chimica, non trovando lavoro per ragioni raziali, siamo nella Torino del 1941, ricevesse la visita di un giovane uffiale che gli offrì un lavoro in una miniera col compito di portare avanti degli esperimenti per ricavare, dagli scarti dell'estrazione dell'amianto, del Nichel.

Racconta Levi:
C'era amianto dappertutto, come una neve cenerina: se si lasciava per qualche ora un libro su di un tavolo, e poi lo si toglieva, se ne trovava il profilo in negativo; i tetti erano coperti da uno spesso strato di polverino, che nei giorni di pioggia si imbeveva come una spugna, e ad un tratto franava violentemente a terra.

Dunque, le riserve del movimento NO-TAV hanno un qualche fondamento perché in quella zona era presente una miniera di amianto, che ha estratto per anni  il pericoloso elemento, con sistemi primitivi di frantumazione delle rocce.

Ma TAV e amianto a parte, la lettura di questo fantastico libro è una gioia che si rinnova ogni volta che ne sfoglio le oltre novecento pagine: invenzioni continue di situazioni e personaggi fantastici.

L'autore mettendo a frutto la sua conoscenza in campi apparentemente eterogenei: chimica, biologia, etnologia, filosofia, propone una sua visione del mondo attraverso l'individuazione di errori commessi da alcuni uomini. Levi dichiara di dare forma narrativa ad una intuizione, alla percezione di una smagliatura nel mondo in cui viviamo, di una falla, di un vizio di forma che vanifica ogni altro aspetto della nostra civiltà e del nostro universo morale. Di questa percezione di questo vizio di forma, troviamo traccia in alcuni inquietanti versi di Montale (I limoni)

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità


In questo volume si intrecciano storie autobiografiche ambientate nel Lager, racconti fantastici, racconti di atmosfera onirico-kafkiana, racconti di animali costruiti come apologhi morali, in tutti ritroviamo la semplicità tranquilla e straziata dell'autore, la sua arte inimitabile di raccontarle in modo brioso e vivace, ora ironico, ora grottesco e perfino divertente e comico.