giovedì 19 agosto 2010

IL CIECO E LA BELLONA di Arturo Loria - Mondandori (1959)













Arturo Loria nel panorama letterario del '900 è veramente un illustre sconosciuto. Nacque a Carpi nel 1902 da famiglia di industriali e salvo alcuni soggiorni negli Stati Uniti, in Francia e Inghilterra, visse sempre a Firenze, dove mori nel 1957.


Fece parte del movimento letterario che si raccolse intorno alla rivista "Solaria",
centro letterario e artistico teso a svecchiare il panorama strapaesano e conformista dell'Italia fascista e aprire una prospettiva europeista nella cultura del nostro paese. L'elenco degli intellettuali che collaborarono a vario titolo e in periodi diversi alla rivista vanno da Riccardo Bacchelli a Eugenio Montale, da Sergio Solmi a Leone Ginzburg, a Giacome De Benedetti , a Carlo Emilio Gadda; Il Garofano rosso di Vittorini usci a puntate sulla rivista nel 1933.

In questo panorama di fervore, teso a collegare le grandi esperienze letterarie europee, notevole è il contributo, insieme a Nino Frank e Leo Ferrero, di Arturo Loria per far conoscere autori inglesi (Joyce, Eliot, Virginia Woolf), statunitensi (Hemingwey, Faulkner), i russi (Majakowskij, Pasternak, Esenin), gli europeri (Rilke, Kafka, Mann, Zweig). La rivista cessò le pubblicazioni nel 1936 per le sempre maggiori difficoltà frapposte dalla censura fascista.

Ma torniamo a Il cieco e la bellona (1928). Si tratta di una raccolta di racconti che furono definiti sbrigativamente picareschi e lo sono nel senso che i personaggi sono i malandrini e avventurieri che popolano la narrativa picaresca, ma a differenza di questa, nei racconti del Loria, il tempo della narrazione è indefinito: dal contesto si immagina un periodo pre-industriale, il luogo un'indistinta periferia del mondo. I protagonisti che popolano questi otto racconti, possono essere riassunti nelle parole di Alessandro Bonsanti nella belle prefazione:

Una creatura solitaria, condannata alla solitudine per una straordinaria ricchezza dell'animo spesso complicata da una stortura del fisico, si dibatte in conseguenza di quella incomunicabilità con gli altri esseri umani; tenta di venirne a capo tra cedimenti e ribellioni. Il mezzo da usare è l'amore; ma esso è perseguito invano, e si fa raggiungere solo per lasciare al più presto nuovamente abbandonato il protagonista d'una contesa che, per quanto si svolga in sordina, è di proporzioni amletiche. Per bene che vada, il racconto si chiude su una nota di malinconia, non rassegnata sibbene atroce.

Una lettura insolita, per chi ha curiosità letterarie da soddisfare, che non si esauriscano nelle ultimissime novità & bestseller da vetrina.

Nessun commento:

Posta un commento