venerdì 30 marzo 2012

Luigi Accardi - CASA POVERI - ilmiolibro.it - 2012 - € 12,50


Sgrombiamo il campo agli equivoci: non sono contrario per principio ai libri pubblicati a pagamento dagli autori: troppi scrittori illustri lo hanno fatto prima del nostro amico Luigi Accardi - che torna a proporci questo suo ultimo lavoro; primo fra tutti Leopardi ma anche Marcel Proust, come ci racconta il poeta Attilio Bertolucci in Aritmie, a cui regalarono una prima edizione di Coté de chez Swann edito da Grasset nel 1913 a pagamento, dopo i rifiuti di Fasquelle e di Gallimard.

Contrario, dunque, ai libri stampati a proprie spese, non per principio, ma perché in questo modo salta il necessario filtro rappresentato dall'editore che, con la sua esperienza, valuta l'opportunità economica della eventuale pubblicazione. Certo è la legge del mercato a guidare le scelte, che non sempre, e non solo, tengono conto del valore in se dell'opera letteraria, quanto della notorietà del suo autore ai fini delle vendite. Ma anche questo, per quanto sgradevole, ha una sua logica.

Ma entriamo nel merito del libro. Come è propiamente detto nella bella prefazione di Giovanna Sale, che analizza in ogni suo aspetto il racconto Casa poveri, ci troviamo di fronte ad una favola morale, dove la visione della realtà prefigura la perfezione ottimistica dell'Utopia di Thomas More (Utopia dal greco non-luogo, ma anche, con un gioco di parole, per la similitudine fonetica in inglese, eu-topia buon luogo).

Casa poveri è una storia di riscatto sociale e morale di un gruppo di straccioni ad opera di un illuminato idealista, straccione anche lui, ma in grado di immaginare una vita diversa per se e per i suoi compagni.

Non è necessario ricorrere a Propp per riconoscere nel racconto Casa poveri tutte le caratteristiche della favola: l'indeterminatezza di tempo e luogo; una scarsa verosimiglianza dei personaggi; una forma di manicheismo morale, con i personaggi che sono o buoni o cattivi o furbi o stupidi; ripetizione delle situazioni, l'apoteosi finale, dove un intervento superiore punisce il cattivo e premia il buono; il linguaggio semplice e popolare (anche se a volte inquinato da non necessari termini eruditi).

Nel complesso una prova positiva. Se critica si può sollevare riguarda semmai l'eccessiva rapidità con la quale Accardi decide di dare alle stampe i suoi lavori, senza limare, senza eliminare quel tanto di ripetitivo che c'è sempre in una prima stesura, quasi che il divertimento non sia nell'azione dello scrivere, ma nel vedere stampato il testo in forma di libro.

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