Gli specchi sono l'argomento del primo saggio di questo volume, che raccoglie scritti su diversi argomenti ed elaborati in periodi diversi. Ma in qualche modo la metafora dello specchio suggerisce alcuni dei temi che tutti questi saggi affrontano: il segno, la rappresentazione, l'illusione, l'immagine.
Di qualunque tema Eco scriva, è sempre presente un fondo di divertita ironia, all'interno di una narrazione che spazia senza limiti, trovando naturali relazioni tra argomenti solo apparentemente lontani; queste connessioni rendono la lettura particolarmente stimolante.
Singolare, in una conferenza dal titolo Il segno della poesia e il segno della prosa, la definizione usata da Eco per distinguere l'una dall'altra:
E partendo da questa definizione solo apparentemente faceta, prosegue lambendo le teorie della semiotica su poesia e prosa, citando e confrontando i maestri di questa disciplina.
Che Umberto Eco ami il paradosso non c'è alcun dubbio, anche perché lo utilizza a fini didattici. In "Elogio del Montecristo", ci provoca così:
L'altra grande rivelazione, (quella che ha colpito un lettore dilettante come me), che era lì sotto gli occhi di tutti e che Eco puntualmente ci svela, è il punto di vista del narratore dei Promessi Sposi nella prima pagina:
Nelle 376 pagine del libro, diviso in cinque corposi capitoli:
Per conclude, un libro utile, necessario per chi nella lettura non cerca verità superficiali, ma aspira alla comprensiote totale del testo.
Di qualunque tema Eco scriva, è sempre presente un fondo di divertita ironia, all'interno di una narrazione che spazia senza limiti, trovando naturali relazioni tra argomenti solo apparentemente lontani; queste connessioni rendono la lettura particolarmente stimolante.
Singolare, in una conferenza dal titolo Il segno della poesia e il segno della prosa, la definizione usata da Eco per distinguere l'una dall'altra:
"la poesia è quella cosa che va a capo prima che la pagina sia finita, e la prosa quella che continua sino a che si può sfruttare una porzione di carta, riducendo al massimo i margini, perché la carta costa, anche in senso ecologico, e piuttosto che andare a capo troppo in fretta si accetta anche di spezzare una parola in due, ciò che la poesia di solito non fa, salvo nei deliri della più estrema avanguardia, e guardate quanto tira lunghi i suoi versi, l'avanguardista Sanguinetti, da buon genovese, pur di non comprare un altro quaderno".
E partendo da questa definizione solo apparentemente faceta, prosegue lambendo le teorie della semiotica su poesia e prosa, citando e confrontando i maestri di questa disciplina.
Che Umberto Eco ami il paradosso non c'è alcun dubbio, anche perché lo utilizza a fini didattici. In "Elogio del Montecristo", ci provoca così:
Il Conte di Montecristo è senz'altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d'altra parte è uno dei romanzi più mal scritti di tutti i tempi e di tutte le letterature.Dopo aver analizzato nel testo, le ripetizioni, le lungaggini, le divagazioni sentenziose con difettosa sintassi, la goffaggine nel disegnare i sentimenti, Eco ci avverte che Dumas era pagato un tanto a riga e doveva allungare per ragioni di denaro, ma nonostante questo limite riesce in un sol colpo a mettere assieme tre situazioni archetipe capaci di torcere le viscere: l'innocenza tradita, il colpo di fortuna e la strategia della vendetta, che ne fanno - con tutti i suoi difetti formali - un'opera omerica.
L'altra grande rivelazione, (quella che ha colpito un lettore dilettante come me), che era lì sotto gli occhi di tutti e che Eco puntualmente ci svela, è il punto di vista del narratore dei Promessi Sposi nella prima pagina:
Egli (Manzoni) ha deciso che la sua descrizione dell'ambiente non sta partendo da decisioni verbali ma da decisioni epistemologiche. Egli ha deciso che la sua descrizione dell'ambiente deve procedere anzitutto per un movimento che un tecnico cinematografico chiamerebbe di zoom e come se la ripresa fosse fatta da un aereo, cioè la descrizione parte come fatta dagli occhi di Dio, non dagli occhi degli abitanti. Questa prima opposizione tra alto vs basso, ovvero questo primo movimento continuo dall'alto al basso, individua prima il lago e il suo ramo, poi scende lentamente a individuare (come non si potrebbe da una altezza"geografica") il ponte e le rive. La decisione geografica è rinforzata dalla decisione, sempre epistemologica, di procedere da nord verso sud, seguendo appunto il corso di generazione del fiume; e di conseguenza il movimento descrittivo parte dall'ampio verso lo stretto, dal lago al fiume, ai torrenti, dai monti ai pendii e poi ai valloncelli, sino all'arredamento minimo delle strade e dei viottoli, ghiaia e ciottoli. La visione geografica, man mano che procede dall'alto verso il basso, diventa visione topografica e include potenzialmente gli osservatori umani. E come ciò avviene, la pagina compie un altro movimento, questa volta non di discesa dall'alto geografico al basso topografico, ma dalla profondità alla lateralità: sino ad arrivare a dimensioni umane, dove la carta si annulla nel paesaggio concreto, la visione scende dall'alto al basso; a questo punto l'ottica si ribalta, e i monti vengono visti di profilo, come se finalmente li guardasse un essere umano a piedi.Se gli insegnanti a scuola riuscissero a dare di queste istruzioni sull'uso, indicazioni, suggerimenti di modalità di lettura, certo la familiarità con Manzoni ne trarrebbe un grande vantaggio.
Nelle 376 pagine del libro, diviso in cinque corposi capitoli:
- MODI DI RAPPRESENTAZIONE
- TRA ESPERIMENTO E CONSUMO
- CONGETTURE SU MONDI
- TRA POESIA E PROSA
- DISCORSI SULLE SCENZE UMANE
Per conclude, un libro utile, necessario per chi nella lettura non cerca verità superficiali, ma aspira alla comprensiote totale del testo.
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