mercoledì 16 febbraio 2011

S K E M A - MENSILE FOTOGRAFICO D'ATTUALITA' / NOVEMBRE 1969 / ANNO I / NUMERO 1 / LIRE 350

Questa rivista uscita nel 1969 documenta bene il clima di quegli anni. L'Editoriale spiega come l'intendimento della rivista sia raccontare la realtà con le immagini, lasciando le parole in sottofondo, perchè si dicono consapevoli che le immagini siano un medium che soffre meno di alterazioni

Scrivono: "Il lettore (o dovremmo dire lo spettatore?) vedrà svolgersi attraverso i numeri mensili di SKEMA gli avvenimenti maggiori dell'Italia e del mondo scelti con un criterio di predominanza: daremo con le immagini il racconto dei fatti che più profondamente di altri hanno scavato un solco, o una ferita, sulla crosta dei comuni convincimenti".


L'unico articolo della rivista è un'intervista a Giovanni Spadolini, direttore del Corriere della sera ma anche storico e studioso della vita politica e sociale, sulla contestazione in Europa e nel mondo.

Olimpiadi di Città del Messico 1968. Il 22 luglio i "granaderos" intervengono brutalmente in due licei. Gli studenti dell'Università di Città del Messico decidono una protesta che viene violentemente repressa, la rivolta si estende in tutto il Messico con la nascita di comitati che occupano le Università con l'obiettivo di inviare al governo richieste di dimissioni del capo della polizia, risarcimento alle vittime della repressione, scioglimento dei "granaderos". Sono a rischio di annullamento le Olimpiadi. La notte tra il 2 e 3 ottobre gli studenti si ritrovano in piazza delle Tre Culture, si verificano nuovi incidenti e la polizia apre il fuoco di nuovo sui manifestanti, uccidendo un così alto numero di persone ancora oggi non definito. E' la strage di Tlatelolco. Il 12 ottobre, dopo molte manifestazioni di protesta vengono inaugurate le Olimpiadi di Città del Messico.

Tommy Smith e John Carlos, salgono sul podio a piedi nudi per il ritiro delle medaglie di primo e terzo posto nella gara di velocità, e davanti a tutto il mondo, alzano il pugno con il guanto nero e abbassano la testa, nel gesto evocativo delle Black Panthers. Le loro medaglie saranno revocate.



Mao Zedong a 73 anni, con un gesto fortemente simbolico, attraversa a nuoto un tratto del fiume Yangzi prima di tornare a Pechino e riprendere in mano la situazione politica: è l'inizio della Rivoluzione Culturale.

" Il Rettore sembra impegnato a lavarsene le mani sorridendo. Se le scritte nei muri delle università sono quasi le stesse di ogni festa delle matricole, guardando i due giovanni che vanno sottobraccio, lui armato di catena, lei di tondino di ferro, e forse nelle pause della protesta si scopriranno maschio e femmina: ecco, a voler essere ottimisti, quello che potrebbe sembrare il principio e la fine del nuovo romanticismo. La contestazione studentesca italiana, sebbene incerta nelle finalizzazioni, ha scosso la lunga apatia del Paese."
Immagini della contestazione studentesca.
" In principio fu la sociologia: nell'aprile del 1968 , a Nanterre, il documento firmato da Cohn-Bendit per una università critica segno l'inizio della contestazione violenta in Francia."
" Da Nanterre il movimento rimbalzo alla Sorbona: due mesi dopo un milione di gollisti celebrò sotto l'Arco di Trionfo la fine della contestazione."
"Nel frattempo lo schema preparatorio per una discussione aveva paralizzato la Francia dietro le barricate, gli assalti, le violenze. In realtà la "rivoluzione di maggio" seguiva schemi tutt'altro che ideologici."
" Notare l'aspetto "alieno" dei poliziotti con gli occhiali anti gas, e come è duro il senso della repressione."


Seguono le immagini delle manifestazioni in Europa e in tutto il mondo, poi una pagina dove sono raccolti gli slogan che hanno caratterizzato tutta un'epoca:
E' vietato vietare, La libertà del prossimo estende la mia all'infinito, Più faccio la rivoluzione, più ho voglia di fare l'amore, Attenzione, gli imbecilli ci guardano, L'insolenza è la nuova arma rivoluzionaria, L'immaginazione prende il potere.
Chiudono la rivista quattro pagine, dove sono riassunti cinque anni di contestazione, suddivisi per data e paese.

In conclusione, una rivista ben fatta, in un momento storico nel quale la comunicazione era abbastanza ingessata: esisteva la sola Rai, le radio libere sarebbero arrivate solo nella seconda metà degli anni '70 e internet un sogno che neanche la fantascienza aveva previsto.

mercoledì 9 febbraio 2011

Luigi Pirandello I VECCHI E I GIOVANI - Oscar Mondadori 1978 - £ 3.000




Mi piace leggere quei libri che sono propedeutici ad altre letture, con argomenti che si inseguono da un libro all'altro, con percorsi anche non lineari. Da un libro di Camilleri La concessione del telefono, sono passato obbligatoriamente a I vecchi e i giovani di Pirandello, spintovi dall'interesse per lo stesso periodo storico raccontato e da una citazione sulle condizioni durissima della Sicilia post-unitaria che Camilleri mette in apertura del suo romanzo, tratto appunto da I vecchi e i giovani. Eccolo:


E quel rovinio era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s'era accesa alla rivolta! Povera isola trattata come terra di conquista! Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava incivilire! Ed eran calati i continentali a incivilirli: calate le soldatesche nuove, quella colonna infame comandata da un rinnegato, l'ungherese colonnello Eberhardt, venuto per la prima volta in Sicilia con Garibaldi e poi tra i fucilatori di Lui ad Aspromonte, e quell'altro tenentino savojardo Dupuy, l'incendiatore, calati tutti gli scarti della burocrazia; e liti e duelli e scene selvagge, e la prefettura di Medici, e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo; e falsificazioni e sottrazioni di documenti e processi politici ignominiosi:  tutto il primo governo della Destra Nazionale! E poi era venuta la Sinistra al potere, e aveva cominciato anch'essa con provvedimenti eccezionali per la Sicilia; e usurpazioni e truffe e concussioni e favori scandalosi e scandaloso sperpero del denaro pubblico; prefetti, delegati, magistrati messi al servizio dei deputati ministeriali, e clientele spudorate e brogli elettorali; spese pazze, cortigianerie degradanti; l'oppressione dei vinti e dei lavoratori, assistita e protetta dalla legge, e assicurata l'impudità agli oppressori.

Di Pirandello avevo già letto molto teatro, alcune novelle, e dei romanzi
Il fu Mattia Pascal e Uno, nessuno e centomila, ma non I vecchi e giovani. Questa lettura è stata una vera scoperta e il piacere che mi ha procurato mi ha reso ancora più incredibile il giudizio che Croce ha dato dell'opera di Pirandello(1), sul piano letterario, storico e filosofico, ma dove non riesce a cogliere neanche quanto di rivoluzionario avviene nel suo teatro. Ben diversa la valutazione che ne da Gramsci (2) che osserva, tra l'altro, come nell'attività letteraria piarandelliana prevalga il valore culturale al valore estetico:

Nel quadro generale della letteratura contemporanea, l'efficacia di Pirandello è stata più grande come innovatore del clima intellettuale che come creatore di opera artistica; egli ha contribuito molto più dei futuristi a sprovincializzare l'uomo italiano, a suscitare un atteggiamento critico moderno in opposizione all'atteggiamento melodrammatico tradizionale e ottocentista.

Il romanzo, pubblicato nel 1913, racconta la Sicilia dei sanguinosi moti del fasci del 1893, sconvolta dalle lotte di classe, con i clericali da un lato, tesi ad impedire il consolidamento del nuovo regime liberale, e la classe dirigente dall'altro, che disperde nel disordine morale i sacrifici e i meriti acquisiti.

Più che casi individuali, i personaggi del romanzo interpretano i diversi aspetti della complessa situazione storica che sono chiamati a vivere, rappresentano un contrasto di concezioni e di ideali che si risolve nel contrasto tra due generazioni: quella che ha fatto l'unità e che vede perduta l'eredità del Risorgimento, e quella più giovane, nel gretto conservatorismo dei padri scorge solo la difesa di interessi reazionari. Su tutti giganteggia la figura del vecchio garibaldino Mauro Mortara, custode del culto delle memorie storiche, vittima simbolo della disfatta di ideali e progettualità della nuova società italiana e della deriva violenta assunta dall'anelito di emancipazione delle classi popolari.

Lettura doverosa nell'anno in cui festiaggiamo i 150 anni dell'unita d'Italia.



(1) Croce - La letteratura della Nuova Italia ( vol 6 pag.335) Laterza
(2) Gramsci - Letteratura e Vita Nazionale (pag.69) Editori Riuniti

sabato 5 febbraio 2011

QUASI UNA VITA di Corrado Alvaro - 1950 - Bompiani - Premio Strega 1951






Nella bella prefazione di QUASI UNA VITA - Giornale di uno scrittore di Corrado Alvaro, edizione I Premi Strega- Club degli Editori 1968, Geno Pampaloni ravvisa quattro elementi che caratterizzano questo diario di vent'anni dal 1927 al 1947: il primo elemento riguarda le cose viste, gli incontri e le note di viaggio (notevoli i ritratti di Mussolini, il Re, Soffici, Pirandello, Croce, Gentile, "mordenti al di fuori di ogni retorica") il secondo elemento, forse il più importante agli occhi dell'autore, il disegno della situazione italiana, un saggio di psicologia italiana. Corrado Alvaro "vede la dittatura sopratutto come scuola di menzogna, come un diserbante morale, un genocidio della buona fede. Il terzo elemento del diario è "il brogliaccio dello scrittore, il suo laboratorio segreto", appunti per racconti, abbozzi di situazioni e/o personaggi da sviluppare in lavori più ampi (C'è una sorta di istantanea appropriazione della realtà da parte dello scrittore: al primo tocco di pollice, la creta è già modellata, già enevitabilmente alvariana); il quarto elemento è una sorta di controllo autobiografico dello scrittore, il Diario ha dunque anche una funzione classica di preparazione all'arte.

Io ho trovato questa ri-lettura di grande interesse, sopratutto per quanto riguarda la cronaca di anni così lontani e la descrizione di situazioni e modi di vita dimenticati. Dei numerosi viaggi in tutto il mondo, descrive incontri con personaggi che noi abbiamo conosciuto nei libri di storia, uomini politici, letterati, ma anche il clima che si respirava nella Germania durante il periodo della Repubblica di Weimar. Nel 1934, è in Russia, invitato a un pranzo letterario a Mosca, siede al fianco di Malraux, allo stesso tavolo con Ehrenburg e Pasternak.

Questo è una nota del 1935:


Davanti a un caffè in piazza Colonna, riconosco quel giovane giornalista berlinese, Friedenthal, che mi aveva accompagnato dall'assessore di Berlino nel 1928. E' quello che mi disse: "Da noi in Germania è impossibile che accada un avvenimento come in Italia, la dittatura": E' fuggito da Berlino, si è battezzato ed è diventato cattolico praticante.

Lucido e contro-corrente il suo giudizio sul fascismo, in una nota del 1933:

Non penso affatto che il fascismo sia un movimento nazionalista e patriottico. Secondo me, è un tentativo di europeizzare l'Italia. C'è il culto del mito nazionale, e non per approfondire una tradizione, giacchè di fatto tutte le epoche italiane sono messe in discussione a partire dal Risorgimento, ma per adeguarsi agli altri paesi d'Europa, e in ritardo, mentre forse l'epoca ne è passata, come col colonialismo. E' una finestra aperta sull'Europa, ma in senso provinciale. E' la manifestazione del complesso di inferiorità della classe media italiana.
E' del 1939 quest'amara annotazione su Pio XII:

L'allocuzione del Papa per i polacchi ha suscitato lo sdegno tra i fedeli polacchi. Nei giornali italiani non è apparsa. Lacerata la Polonia, il Papa si augura che gli occupanti lascino la libertà di culto ai fedeli. E basta. Abbiamo un Papa diplomatico che fa discorsi in tre o quattro lingue. Il suo latino non è quello familiare della chiesa, ma quello di Cicerone. L'incapacità di sdegno, come l'incapacità di amore è universale. Quando egli fu proclamato pontefice, era una bella mattina piena di speranza, e c'era il mondo intero oppresso in piazza San Pietro. Poche settimane dopo, a Pasqua, c'erano pochi curiosi. E' un tempo in cui gli eventi sono superiori agli uomini, e dal più piccolo al più grande tutti hanno lo stesso valore, cioè poco.
10 giugno del 1940, il giorno delle "decisioni irrevocabili":
Uscito di casa dopo la dichiarazione di guerra. La folla, come sgravata d'un peso, rideva tornando da piazza Venezia per il Corso. La strada vivace, ignara, nè preoccupata ormai nè serena. La sera coi lumi spenti. Pallore della città. Nell'ombra un brivido più forte di vita animale. La notte chiara, il cielo luminoso, la città con la sua massa di edifici nel cielo. Roma era improvvisamente ricaduta in un altro tempo.
Così l'autore di Gente d'Aspromonte conclude questo diario di vent'anni:

Il nostro è un paese in cui il poco piacere che esiste è riserbato alla giovinezza: Svaghi, gioie, piaceri della maturità non ve ne sono, e tanto meno della vecchiaia. Perciò l'italiano crede, fino alla fine della sua vita, che il piacere sia soltanto la donna. Ma anche in questo, forse manca il sapore dell'amore, il gusto del piacere. Si mangia e si prende l'indigestione.

La favola della vita m'interessa ormai più della vita.

martedì 18 gennaio 2011

Andrea Camilleri: SICILIANITA' TRA STORIA E FINZIONE






















Di Camilleri avevo letto solo l' intensa biografia di Lugi Pirandello: Biografia del figlio cambiato (2000), e il divertentissimo "pastiche" La scomparsa di Patò(2000) e di entrambi ero rimasto affascinato, sia per la sua scontata capacità narrativa, che per l'umoristico disincanto con il quale guarda le cose del mondo. Il linguaggio poi è una continua epifania per la grande ricchezza semantica che caratterizza le diverse appartenze sociali dei personaggi.



Il birraio di Preston, che da il titolo al racconto, è un'opera lirica del prolifico (ben 28 opere!) e oggi poco noto compositore italiano Luigi Ricci (1805-1859). Il fatto storicamente provato che tale opera venne scelta dal prefetto di Caltanisetta, il toscano Bortuzzi, per inaugurare il locale Teatro dell'Opera, innescando così il tragicomico susseguirsi di eventi, che sono l'argomento del racconto, è nella celebre Inchiesta sulle condizioni della Sicilia del 1875-76.

I personaggi sono tratteggiati sapientemente con pochi efficaci tocchi e completati da dialoghi che ne caratterizzano la personalità.

Irresistibile la visione (da film muto) dell'ingegnere Gerd Hoffer, inventore di un carro antincendi, con pompa a vapore, all'opera con la sua squadra di pompieri.

Vicissitudini varie accompagnano il tentativo del prefetto di Montelusa di far rappresentare, quest'opera contro il parere dei cittadini di Vigàta, tra improbabili rivoluzionari, funzionari pavidi e uomini di rispetto: su questa varia umanità si posa lo sguardo smaliziato di Camilleri che coglie l'iperbole e il paradosso, l'amara coscienza dell'assurdo in cui viviamo (ieri e oggi) e il dolore sordo per l'immutabilità di questa condizione.

La struttura narrativa, divisa in capitoli il cui incipit rimanda ad altri romanzi che il lettore è chiamato ad individuare, presuppone un Lettore Modello (1), quello che si fa carico di stabilire una precisa scansione temporale ai fatti narrati e li ricostruisce cronologicamente.

(1) U.Eco Lector in fabula

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Andrea Camilleri trova, tra vecchie carte di casa, un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata.

"Il documento presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia".

Nasce così La concessione del Telefono (1998) dove si raccontano le sventure di Pippo Genuardi, proprietario del primo quadriciclo a motore marca Panard & Levassor, acquistata a Parigi in occasione dell'Esposizione Universale del 1889, che decide di chiedere una linea telefonica privata.

Anche in questo agrodolce racconto emergono quei problemi che, dall'unità d'Italia ad oggi, sembrano ineluttabile condizione della gente di Sicilia, tra malgoverno, mafia e stupidità burocratica, ma la mano leggera di Camilleri, la sua carica ironica, riesce a strappare sempre un sorriso.

Ci sono libri fine a se stessi, che si concludono cioè con la semplice lettura e non ne richiedono di ulteriori , altri che rimandano ad altre letture e questi sono quelli che amo di più.

La concessione del telefono ha in apertura una citazione intrigante:


...) e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo; e falsificazioni e sottrazioni di documenti e processi politici ignominiosi: tutto il primo governo della Destra Parlamentare! E poi era venuta la Sinistra al potere, e aveva cominciato anch'essa con provvedimenti eccezionali per la Sicilia; e usurpazioni e truffe e concussioni e favori scandalosi e scandaloso sperpero del denaro pubblico; prefetti, delegati magistrati messi al servizio dei deputati ministeriali, e clientele spudorate e brogli elettorali; spese pazze, cortigianerie degradanti, l'oppressione dei vinti e dei lavoratori, assistita e protetta dalla legge, e assicurata l'impunità agli oppressori.....

Luigi Pirandello I vecchi e i giovani
Molto più di un semplice stimolo ad una nuova lettura: nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia,
quasi una provocazione a rileggerne criticamente le modalità e risultati.



martedì 4 gennaio 2011

CHARLES ELIOT NORTON MEMORIAL LECTURES


Charles Eliot Norton, (1827-1908) professore di Storia dell'Arte a Harvard, traduttore di Dante: Vita Nova e Divina Commedia, uomo di profonda cultura umanistica, si interessò anche di problemi sociali, pedagogia liberale e persino medicina, per esempio difendendo l'eutanasia, fece parte di un movimento per la dignità della morte assistita in Ohio e Iowa.

Uno dei suoi studenti James Loeb nel 1925, divenuto filantropo, creerà in suo onore le Charles Eliot Norton Memorial Lectures, conferenze annuali, aperte ad un pubblico eterogeneo, tenute da studiosi di fama internazionale con lezioni su ogni forma di comunicazione estetica: poetica, letteraria, musicale o figurativa.

Tra le personalità invitate, dal lontano anno accademico 1925-26 ad oggi , ci sono il poeta T.S.Eliot, i compositori Stravinsky e Copland, il pittore americano Ben Shahn, l'architetto Pier Luigi Nervi, lo scrittore e poeta messicano Octavio Paz, il poeta argentino J.L.Borges, i musicisti Leonard Bernstein e Daniel Barenboim, gli scrittori Nadine Gordimer e Orhan Pamuk.

Per l'anno accademico 1985-86 fu invitato Italo Calvino ed era la prima volta che la scelta cadeva su uno scrittore italiano. Calvino scelse di trattare alcuni valori da conservare nel prossimo millennio (quello attuale) e li individuò in leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità. La sesta lezione consistenza, aveva intenzione di scriverla ad Harvard e, secondo gli appunti lasciati, si sarebbe riferito a Bartleby lo scrivano di Herman Melville. Un ictus se lo portò via per sempre nel settembre del 1985 e gli impedì di tenere quelle le lezioni che furono pubblicate, quindi, postume.

Accade talvolta che il libro più significativo d'uno scrittore sia l'ultimo e addirittura postumo, poichè soltanto in esso egli raggiunge il culmine dell'opera sua, la pienezza dei suoi mezzi espressivi e si rivela compiutamente a se stesso Leggendo le Lezioni americane di Calvino( ... ) la sensazione è che al termine della vita, Calvino abbia prodotto il suo capolavoro, superiore di gran lunga alle molte opere di saggistica e di narrativa che pure ne avevano fatto lo scrittore europeo forse di maggior spicco degli ultimi trent'anni...

Così scriveva Eugenio Scalfari su Repubblica il 2 giugno 1988, in occasione della pubblicazione delle "lezioni" per Garzanti, e concludeva:

Noi abbiamo avuto il privilegio o il caso d'essergli stati compagni mentre il seme di quel suo prezioso Dna cominciava a trasformarsi nell'albero che poi è cresciuto, svelto e nodoso dalle aeree verdi fronde e dalle profonde radici.

Nell'anno accademico 1992-93 l'invito a tenere le Norton lectures fu rivolto ad Umberto Eco, semiologo oltrechè romanziere di successo, e in questa veste l'illustre linguista, accompagna gli affascinati lettori attraverso Sei passeggiate nei boschi narrativi, così articolate:

1) Entrare nel bosco, è un dichiarato omaggio a Calvino
e l'esposizione di due concetti centrali di Eco: Lettore Modello e Autore Modello;

2) I boschi di Loisy, attraversano la novella Sylvie di Nerval (insieme a Joyce,Proust,Poe) vengono analizzati i tempi della narrazione.

3) Indugiare nel bosco
(e nel racconto): il tempo della fabula, tempo del discorso e tempo di lettura (Manzoni, Flaubert, Mickey Spillane, Dumas, Dante);

4) I boschi possibili, tratta del patto finzionale (Coleridge, Kafka, Stout,Stendhal), ma sopratutto afferma: "...leggere racconti significa fare un gioco attraverso il quale si impara a dar senso alla immensità delle cose che sono accadute e accadono e accadranno nel mondo reale. Leggendo romanzi sfuggiamo all'angoscia che ci coglie quando cerchiamo di dire qualcosa di vero sul mondo reale. Questa è la ragione terapeutica della narrativa e la ragione per cui gli uomini, dagli inizi dell'umanità, raccontano storie. Che è poi la funzione dei miti: dar forma al disordine dell'esperienza".

5) Lo strano caso di via Servandoni, qui Eco si diverte a scoprire come, nel romanzo I Tre Moschettieri, Dumas commetta un errore, facendo incontrare a d'Artagnan Madame Bonacieux, di cui è innamorato e geloso, in Rue Servandoni, abitazione di Aramis. Ma nel 1625, anno in cui si svolgono i fatti narrati, non poteva esistere tale via, perchè "l'architetto fiorentino Giovanni Nicolò Servandoni è nato nel 1695, nel 1733 ha disegnato la facciata della chiesa di Saint-Sulpice, e quella via gli è stata dedicata solo nel 1806". (...) "Ma la cosa è più complicata di così. Dov'era Rue des Fossoyeurs in cui abitava d'Artagnan? Ora, questa via esisteva nel XVII secolo e oggi non c'è più per un fatto semplicissimo: la vecchia Rue des Fossoyeurs era quella che oggi si chiama Rue Servandoni".

6) Protocolli fittizi, che conclude le lezioni, riguarda i casi in cui il lettore è portato a leggere il mondo reale come se fosse un romanzo e viceversa, cioè mescolare finzione e realtà. L'esempio più tragico di questa mescolanza tra finzione e realtà è rappresentato da i Protocolli dei Savi Anziani di Sion di cui Eco ricostruisce minuziosamente l'evoluzione: da i templari al romanzo d'appendice I Misteri di Parigi di Eugène Sue, al libello antiebreo di Rachovskij, le successive manipolazioni di Sergej Nilus, "dopo di che il testo viaggia attraversa l'Europa sino a pervenire nelle mani di Hitler". (...) Riflettere sui complessi rapporti tra lettore e storia, finzione e realtà, può costituire una forma di terapia contro ogni sonno della ragione, che genera mostri".

giovedì 30 dicembre 2010

NORMALMENTE, CHE SEGNALIBRI USATE?

Spesso iniziando a leggere un libro nuovo, mi trovo nella necessità di dotarmi di un segnalibro, il più delle volte improvvisato, pur di evitare le odiose "orecchie" all'angolo della pagina, ed utilizzo così la prima cosa a portata di mano. Questi sono quelli lasciati all'interno di alcuni libri e ritrovati casualmente, sfogliandoli. Nel caso delle banconote italiane, sono state riposte tra le pagine per preservarne l'assoluta freschezza di stampa, e nel frattempo sono uscite di corso legale. La banconota americana è stata utilizzata come insolito segnalibro per la stranezza del suo valore nominale.














Naturalmente tra le cose insolite, ho trovato anche tanti veri segnalibri, quello classico in pelle, in tessuto, quelli pubblicitari che gli editori inseriscono nei libri in vendita, quello di un famoso ristorante a Frascati, ma poi anche uno storico invito della Federazione Romana del PCI per un recital di Evtushenko (è segnalato il giorno e l'ora, ma non l'anno che dovrebbe essere il 1964!), un adesivo politico per una campagna elettorale (forse le politiche del '68?), uno assolutamente innovativo di Piktoland; e poi cartoline postali da località insolite, fotografie, semplici depliand.

lunedì 27 dicembre 2010

LA SCOMPARSA DI PATO' di Andrea Camilleri - Oscar Mondadori - 2010



Questo di Andrea Camilleri è forse il più "stranu" dei racconti, leggendolo ci si sente "strammati": il racconto avviene attraverso articoli di giornale, relazioni di pubblica sicurezza, rapporti dei Carabinieri, lettere e anche scritte sui muri della cittadina di Vigàta, anno 1890.

Cosa è accaduto? Durante la sacra rappresentazione del Venerdì Santo il ragioniere Antonio Patò, direttore della locale sede della Banca di Trinacria, funzionario irreprensibile, marito integgerimo e padre amoroso, oltre che apprezzato "Giuda" nella predetta rappresentazione, scompare nel nulla. Dove è andato? E' morto o si è nascosto? Pubblica Sicurezza e Carabinieri sono allertati, i giornali sono in fermento: bisogna far luce sul mistero prima che lo scandalo si estenda dall'isola a tutto il Regno.
Può essere successo di tutto: forse un pazzo omicida ossessionato da smanie religiose? Qualche pasticcio della Banca di Trinacria? Una perdita di memoria? Una fuga? L'ombra della mafia? O, come qualcuno suggerisce, il ragioniere è stato inghiottito da una frattura nel continuum spazio-temporale?


Scritto in forma di esilarante dossier, prodigioso repertorio di costumi e malcostumi ottocenteschi e contemporanei, La scomparsa di Patò è un raffinato racconto che scava nel profondo del nostro passato e del nostro presente.
(dalla 4 di copertina)

C'è da chiedersi a quale lettore Camilleri pensasse, se al lettore empirico o al lettore modello, secondo le definizioni che ne da Eco in
Lector in fabula,(Bompiani, 1979).

Sicuramente si tratta di una lettura più adatta al lettore modello, quello meno pigro, dotato di curiosità e anche disposto a ricostruire mentalmente la vicenda che i documenti fanno intravedere.

Una lettura sfiziosa, intelligente, divertente e divertita, anche per il linguaggio che cangia a seconda del medium: curia, carabinieri, questura o giornale locale e con un finale a sorpresa, degno di un grande giallista e di uno smaliziato osservatore della realtà italiana.