giovedì 22 ottobre 2009

AI TEMPI DI ARNOLDO MONDADORI EDITORE (prima parte)

Nel 1960 iniziai a lavorare nel magazzino della Arnoldo Mondadori Editore (AME) sul lungotevere Prati, a Roma. Per uno come me che amava i libri, era molto di più che una semplice occasione di lavoro. Il magazzino era diretto da un sergente di ferro, il signor Fiorito, un tipetto nervoso che faceva rigar dritto il personale alle sue dipendenze; sopra di lui il Ragioniere, un gentiluomo d'altri tempi, di pochissime parole e dall'aria bonaria, ma che guardandoti da sopra i mezzi occhialetti poteva annichilirti con una forbita osservazione. Al vertice di questa piramide di comando c'era Il Direttore, il dottor Antico. Un bel uomo, aitante, simpatico, colto, sempre cordiale con il personale, ma di cui tutti avevano una fottuta fifa.
La truppa era composta da una eterogenea varietà di tipi, c'era Lucio un tipetto mingherlino di mezz'età, preposto essenzialmente alla preparazione dei pacchi da spedire ai clienti fuori Roma o alla sede. Alfredo, un napoletano ex carabiniere che fungeva da autista per le consegne in città. Giuseppe (detto Peppe) un tipo tosto, scanzonato, con la battuta pronta e una simpatia debordante, secondo autista per le consegne. Poi c'era Savino, come definirlo, un tipo non semplice, forse complesso, anche nel linguaggio, con ragionamenti spesso paradossali, con una forte carica di ironia, una buona cultura e una esperienza di emigrato in Brasile che gli aveva lasciato indelebili ricordi di una giovane donna e qualche rimpianto. Poi arrivò un signorino, Vittorio, fresco di studi e di buona famiglia, addirittura con auto propria, una affascinante Dauphine. Dopo poche angherie subite, che riservavamo ai nuovi arrivati, si integrò perfettamente con il gruppo storico e divenne anche lui un amicone.
Nel magazzino si viveva come in una caserma, con la regola del rispetto del subalterno verso il superiore e del novellino verso l'anziano, ma forse era una caratteristica generale di quegli anni: rispetto, educazione, senso del dovere, lealtà verso l'azienda e i colleghi.
Il magazzino riceveva, giornalmente, dalla sede di Verona, rifornimenti di libri e tutte le novità, in pacchi perfettamente imballati, parallelepipedi di circa 20/25 kg, che sballavamo e sistemavamo negli scaffali secondo la collana cui appartenevano: uno saliva sulla scala e l'altro, di solito più esperto, gli tirava i libri, in pacchi o sciolti, con grande precisione. (segue)

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