Un perfetto libro di formazione questo di Ribeyro: un adolescente orfano, segue lo zio, presso cui abita a Lima, in un viaggio che lo porterà alla scoperta del mondo magico e tormentato, aspro e incantato degli altipiani andini. Nella fattoria, Lucho, il protagonista che scrive in prima persona, scopre di vivere profuso verso l'esterno, stranamente mescolato con la dimensione della terra.
Nella hacienda si vive come in una perenne fiera, chiunque viaggi nella zona viene ospitato e trattenuto quasi a forza, in una gozzoviglia continua, dove il vino fa da anfitrione e la baldoria da cuscino.
L'apparente tranquillità della vita campestre, il mito della natura incorrotta, sono incrinati da una serie di rivelazioni sempre più inquietanti. Il ragazzo si inoltra in una realtà profonda, violenta e complessa, nelle cui pieghe oscure esplodono grandi tensioni passionali.
Il chiuso universo di San Gabriel trova una sua incarnazione nell'enigmatica e sfuggente figura della cugina Leticia, che attrae e respinge il ragazzo in una rete di menzogne, artifici e giochi sanguinosi. Questa permanenza nella hacienda assumerà per questo giovane il sapore di una trasognata, dolorosa iniziazione alla vita.
Se chiudendo l'ultima pagina di un libro, ti invade la tristezza per la perdita di personaggi a cui ti sei affezionato, è segno autentico del valore del romanzo e della forza narrativa dello scrittore.
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