Le mie letture da ragazzo sono state quelle tipiche del mio tempo: Cuore, Pinocchio, Fratelli Grimm, e poi man mano che si cresceva: I Ragazzi della via Pal, I tre Moschettieri, Libro della Jungla e molto Salgari, un po' di Verne. Potevo fortunatamente contate, in casa, su una notevole biblioteca, che si aggiornava continuamente, con testi di narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica. Con il passare degli anni scoprii gli scrittori americani e, con l'entusiasmo disordinato dell'adolesceza, mi immersi in quel mondo nuovo, affascinato dalla rivelazione di un linguaggio originale, dove la narrazione aveva tempi travolgenti. Conobbi così J.Steinbeck di La Perla, di Al Dio Sconosciuto, ma sopratutto di La Valle dell'Eden, un'epopea che abbraccia tre generazioni. E poi il linguaggio denso di W.Faulkner di Il Borgo nella traduzione di Cesare Pavese. Poi scoprii John Dos Passos della trilogia Usa: 42° parallelo, 1919 e Un mucchio di quattrini. Questi ultimi e molti altri li prendevo in prestito alla biblioteca Usis di via Torpignattara. Bastava iscriversi e ti portavi a casa, per un certo periodo, il libro che ti interessava. Il catalogo era vasto, praticamente tutta la letteratura americana classica e contemporanea. Forse l'Usis (United States Information Service) era davvero un ufficio distaccato della Cia, come si diceva malignamente negli ambienti di sinistra, però ha svolto un'opera meritoria nella diffusione della letteratura e della cultura americana in Italia.
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