Ho sempre apprezzato le Antologie, ma tra tutte quelle che ho avuto tra le mani, questa del ginnasio di mio fratello Mario è quella che amo di più. Ancora oggi, sfogliandola e leggendovi i brani proposti, rimango stupito dall'estensione della ricerca che i curatori hanno fatto per offrire un panorama così inconsueto della narrativa italiana.
Ricordiamo per i giovani, chi sono i due illustri autori.
Emilio Cecchi (1884-1966) grande giornalista del novecento, è tra i fondatori della rivista La Ronda (con Bacchelli, Cardarelli, Barrili e altri) che si assunse l'onere di sprovincializzare la cultura italiana e renderla indipendente dal potere politico, entrando in fortissima polemica col movimento futurista di Marinetti.
Niccolò Gallo (1912-1971) critico letterario e curatore editoriale della Mondadori. Scrisse di lui Fulvio Tomizza, in occasione della sua prematura e improvvisa scomparsa: "ha sempre ritenuto lo studio della letteratura italiana, di cui era al
servizio, un punto di vista privilegiato per esplorare le possibilità
delle trasformazioni umane".
Scrivono i due curatori nella prefazione:
Invitati a preparare un'antologia della narrativa italiana, che rispondesse ai nuovi programmi dei Licei Classico e Scientifico, c'è sembrato anzitutto dover astenerci da presentare frammenti e ritagli d'opere come I Promessi Sposi, Le Confessioni d'un Italiano, I Malavoglia, ecc., che ogni giovane, se già non le conosce, deve affrettarsi a conoscere nella loro integrità.
E dopo aver spiegato i criteri di scelta dei frammenti presentati, concludono con un auspicio:
Il miglior premio per la nostra fatica sarebbe se, trascorsi gli anni di scuola, a questo libro fosse serbato un posto, nel ricordo e nello scaffale dei suoi lettori d'oggi.
Auspicio pienamente realizzato se ancora oggi, dopo 70 anni, occupa un posto privilegiato nella biblioteca di un lettore impenitente e accanito.
A mo' d'esempio trascrivo per intero il brano di un Anonimo Romano titolato Decapitazione, che è la cronaca dell'esecuzione di Fra Moreale, avventuriero provenzale che dette in prestito a Cola di Rienzo quattromila fiorini perché potesse rientrare a Roma, (da Praga) ma qui il tribuno - nel frattempo trasformatosi in tiranno - lo fece decapitare.
Puoi che fo ne lo piano, là dove fuoro le fonnamenta de la torre, fatta la rota intorno, inginocchiaose in terra: puoi se levao e disse: - Non sto bene - Voitaose vierzo oriente e recommannaose a Dio; puoi se inginocchiao in terra, basao lo cieppo e disse: - Dio te salvi, santa justizia. - Fece co la mano una croce sopra lo cieppo e vasaola; trassesi lo cappuccio e gettaolo; puosta che li fo la mannara in cuollo, favellao e disse: - Non staio bene. - Allora era seco molta bona iente, fra li quali lo suo medico de piaghe. Questo li trovao la ionta dell'osso de lo cuollo. Posto lo fierro, a lo primo colpo stoizao in la. Pochi peli de la varva remasero ne lo cieppo. Frati Minori tòrzero su cuorpo in una cassa, ionto lo capo co lo busto. Pareva che attorno a lo cuollo avesse una zaganella de seta roscia.
In questa breve cronaca, che è un esempio di narrazione giornalistica di grande efficacia, quello che colpisce è quel particolare degno di un grande narratore, l'immagine che si fissa nella mente: Pareva che intorno al collo - decapitato - avesse una frangia di seta rossa.
Quante sorprese può nascondere un'Antologia.
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