Carlo Alberto Salustri più noto come Trilussa, dall'anagramma del cognome, (1871-1950), appassionato dell'opera del Belli, esordì giovanissimo con alcune poesie sul Rugantino, storico periodico romanesco che vide la luce a Roma addirittura nel 1848 con un placet di PIO IX, che per la prima volta concedeva uno spazio alla libertà di stampa!
Del Rugantino ho un tenero ricordo perché era una lettura frequente in casa da parte di mia nonna Elvira, che ricordo, a volte, chiedeva a me di di leggerle i feuilleton che pubblicavano a puntate.
Nelle poesie e nei sonetti la satira amara di Trilussa spazia in cinquant'anni di cronaca italiana, dall'età giolittiana attraverso il fascismo, la guerra, il dopoguerra, e gli anni della ricostruzione.
Trilussa, sebbene avesse evitato di prendere la tessera fascista, mantenne buoni rapporti col regime, e preferiva definirsi non-fascista piuttosto che antifascista, anche se sottilmente lo prendeva di mira nei suoi versi.
L'ironia nella poesia di Trilussa manifesta quella forma di pessimismo che è strutturale in tutto il movimento letterario ottocentesco.
Politicamente Trilussa lo si può definire uno scettico qualunquista, un classico borghese convinto che tutti coloro che si schierano politicamente hanno il loro bravo tornaconto, ne consegue che la satira è sempre venata da un amaro sceticismo.
Lo vediamo in
alcuni sonetti sull'argomento "Elezioni politiche".
Quando nei versi compaiono gli animali, la satira si fa più leggera, e l'amarezza, se vi traspare, ha un sapore bonario.
Voglio finire con questo breve sonetto, la panoramica del primo dei quattro volumi di Trilussa, che sembra disegnare l'essenza del carattere del popolo romano, il suo scetticismo che gli impedisce di prendere le cose sul serio, che gli viene da secoli di convivenza con il potere oppressivo del papato, ma anche dall'aver visto, attraverso gli avi, la gloria dell'Impero Romano e la sua tragica fine.
Questi gli altri tre volumi di Trilussa nella classica edizione BMM, i Nr. 184 - - 292 - 345
Del Rugantino ho un tenero ricordo perché era una lettura frequente in casa da parte di mia nonna Elvira, che ricordo, a volte, chiedeva a me di di leggerle i feuilleton che pubblicavano a puntate.
Nelle poesie e nei sonetti la satira amara di Trilussa spazia in cinquant'anni di cronaca italiana, dall'età giolittiana attraverso il fascismo, la guerra, il dopoguerra, e gli anni della ricostruzione.
CAFFE' DER PROGRESSO
Er Caffè der Progresso
è una bottega bassa, così scura
ch'ogni avventore è l'ombra de se stesso.
Nessuno fiata. Tutti hanno paura
de dì un pensiero che nun è permesso.
Perfino la specchiera,
tutt'ammuffita da l'ummidità,
è diventata nera
e nun rispetta più la verità.
Io stesso, quanno provo
de guardamme ner vetro,
me cerco e nun me trovo...
Com'è amaro l'espresso
ar Caffè der Progresso !
(1938)
Trilussa, sebbene avesse evitato di prendere la tessera fascista, mantenne buoni rapporti col regime, e preferiva definirsi non-fascista piuttosto che antifascista, anche se sottilmente lo prendeva di mira nei suoi versi.
DIFETTO DE PRONUNCIA
Er Re, finito er giro der castello,
chiese ar guardiano : - E dov'avete messo
quer pappagallo che strillava spesso
"Viva la libbertà!", dietr'ar cancello ?
Ancora me ricordo de la pena
che provò l'avo mio quanno l'intese;
s'interessò der fatto e a proprie spese
decise d'allungaje la catena. -
Er guardiano rispose : - Ancora campa:
ma je se rotto er becco p'er motivo
ch'ogni tanto faceva er tentativo
de levasse l'anello da la zampa.
Mò sta avvilito, povera bestiola,
e ogni vorta che chiacchiera s'ingrifa:
invece de di "viva" dice "fifa"...
e 'r rimanente je s'incastra in gola.
(1936)
L'ironia nella poesia di Trilussa manifesta quella forma di pessimismo che è strutturale in tutto il movimento letterario ottocentesco.
Pappagallo ermetico
Un Pappagallo recitava Dante :
"Pepe Satan, pepe Satan aleppe..."
Ammalappena un critico lo seppe
corse a sentillo e disse : - E' impressionante !
Oggigiorno, chi esprime er su' pensiero
senza spiegasse bene, è un genio vero :
un genio ch'è rimasto per modestia
nascosto ner cervello d'una bestia.
Se vôi l'ammirazione de l'amichi
nun faje capì mai quelo che dichi.
(1937)
Politicamente Trilussa lo si può definire uno scettico qualunquista, un classico borghese convinto che tutti coloro che si schierano politicamente hanno il loro bravo tornaconto, ne consegue che la satira è sempre venata da un amaro sceticismo.
Lo vediamo in
alcuni sonetti sull'argomento "Elezioni politiche".
L'INDENNITA'
Adesso, ar Parlamento Nazzionale
ogni rappresentante der Paese
sai quanto pija? Mille lire ar mese :
dodicimila all'anno... Non c'è male!
Chi je li da ? Nojantri: è naturale !
Ne la paga, però, ce so' comprese
l'opinioni politiche e le spese
pe' sostené la fede e l'ideale.
Quelli che ne potrebbero fa' senza,
perché so' ricchi e cianno robba ar sole,
li spenneranno pe' beneficenza.
Er mio, defatti, pare che li dia,
ar Pro-Istituto de le donne sole
ch'anno bisogno d'una compagnia...
(1913)
LA SINCERITA' NE LI COMIZZI
Er deputato, a dilla fra de noi,
ar comizzio ciagnede contro voja,
tanto che a me disse : - Ih Dio che noja ! -
Me lo disse, è verissimo : ma poi
sai come principiò ? Dice : - E' con gioja
che vengo, o cittadini, in mezzo a voi
per onorà li martiri e l'eroi,
vittime der Pontefice e der boja ! -
E, lì, rimise fòra l'ideali,
li schiavi, li tiranni, le catene,
li re, li preti, l'anticlericali...
Eppoi parlò de li principî sui :
e allora pianse : pianse così bene
che quasi ce rideva puro lui !
MINISTRO
Se sa : l'uomo politico italiano
procura d'annà appresso a la corrente;
si lui nun ciriolava, certamente,
mica finiva còr potere in mano !
Perché da socialista intransiggente
un giorno diventò repubblicano.
poi doppo radicale e, piano piano,
sortì dar gruppo e fece er dissidente.
Adesso ? E? ricevuto ar Quirinale !
E, siccome è Ministro, nun te nego
che sia 'na conseguenza naturale :
però nun so capì co' che criterio
chiacchieri còr Sovrano, e nun me spiego
come faccia er Sovrano a restà serio !
(1911)
Quando nei versi compaiono gli animali, la satira si fa più leggera, e l'amarezza, se vi traspare, ha un sapore bonario.
LA FESTA DEL SOMARO
Le Capre compativano er Somaro :
- Quanto devi soffrì co' 'sta capezza !
- Mah ! - fece lui - quann'uno ce s'avvezza
finisce che je serve da riparo.
Eppoi, se la domenica er padrone
me porta in giro, dove c'è la fiera,
co' li pennacchi e co' la sonajera,
me scordo tutto. Che soddisfazzione !
(1938)
Voglio finire con questo breve sonetto, la panoramica del primo dei quattro volumi di Trilussa, che sembra disegnare l'essenza del carattere del popolo romano, il suo scetticismo che gli impedisce di prendere le cose sul serio, che gli viene da secoli di convivenza con il potere oppressivo del papato, ma anche dall'aver visto, attraverso gli avi, la gloria dell'Impero Romano e la sua tragica fine.
LA STRADA MIA
La strada è lunga, ma er deppiù l'ho già fatto :
sodov'arrivo e nun me pijo pena.
Ciò er core in pace e l'anima serena
der savio che s'ammaschera da matto.
Se me frulla un pensiero che me scoccia
me fermo a beve e chiedo ajuto ar vino :
poi me la canto e seguito er cammino
còr destino in saccoccia.
Questi gli altri tre volumi di Trilussa nella classica edizione BMM, i Nr. 184 - - 292 - 345
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