domenica 20 ottobre 2013

Juan Ramón Jimenéz - POESIE - Newton Compton 1971 - £ 1.500


Questa edizione economica delle poesie tratte dall'opera Diario de un poeta reciencasado (1917) di Juan Ramón Jiménez (1881-1958), premio Nobel per la letteraura nel 1956, si avvale di una illuminante prefazione del poeta Rafael Alberti (1902-1999), espressamente scritta per questa edizione:
 

Conobbi Zenobia Camprubí la stessa sera che Juan Ramón Jimenéz mi ricevette nella sua casa di Madrid, in calle Lista al numero 8. Era primavera, aprile o maggio del 1924. Portavo a Juan Ramón las canciones del mio Marinero in tierra, ancora inedito. Dalla terrazza, dove il poeta andaluso di "jardines lejanos" coltivava i suoi caprifoglio e i gelsomini rampicanti sui muri, si vedeva l'azzurro del Guadarrama stagliarsi nella sera che già volgeva verso la sua fine di "oros, verdes y marrones", mentre parlavamo di poesia, ricordando il nostro mare e il collegio di cadice, dove il poeta di Huelva aveva fatto, come anch'io vent'anni dopo, i suoi primi studi.
Una gentile e sorridente figura di donna apparve all'improvviso, salutandomi, veloce, con grazia, baciando Juan Ramón dolcemente, e poi sparendo. Era la prima volta che vedevo Zenobia, la sposa del poeta da quasi otto anni, la protagonista di questo strano Diario d'amore, la vigile, esemplare e per sempre unica compagna della sua vita.
Juan Ramón Jiménez era a quel tempo, per noi poeti ancora agli inizi - Garcia Lorca, Salinas, Guillén, Aleixandre, Alonso...- della generazione che col tempo avrebbe avuto il non molto esatto soprannome del "27", il poeta che aveva elevato a religione la poesia, vivendo al di là del tempo, per essa e grazie ad essa; l'incitatore, l'incontaminato, il grande animatore che agli inizi ci fu di stimolo accogliendoci nelle sue fugaci riviste, presentando con quei brevi ritratti lirici alcune delle nostre prime opere.





Rafael Alberti
Juan Ramón Jimenez
La sua poetica Juan Ramón Jimenez la spiega bene nel prologo al suo Diario de un poeta reciencasado:

Non l'ansia di colore esotico, né l'affanno di necessarie novità. Quando viaggio, quella che viaggia sempre, è la mia anima, tra le altre anime. Non si tratta di andare verso il nuovo o andare più lontano, ma verso il più profondo. Mai più diverso, sempre più altro. La depurazione costante dello stesso, sentito nella eterna uguaglianza che ci attanaglia alla varietà in un insieme di armonia senza fine e di continua rinascita interiore.
Nella nota introduttiva  (Per una lettura di Jimenez), il traduttore  Claudio Rendina scrive:

Per Juan  Ramón non è affatto vero che la poesia facile sia sinonimo di semplice e spontaneo, e difficile di complesso e elaborato; è semmai vero il contrario. Il semplice e lo spontaneo della cosiddetta poesia "popolare è sempre tradizione di un'arte raffinata che si è perduta" col tempo, e la tanto decantata semplicità è in pratica solamente apparente: "una poesia può essere semplice e complicata insieme", ma in ogni caso "la semplicità è un prodotto ultimo e mai un punto di partenza, perché si raggiunge soltanto attraverso un elaborato processo di coscienza su quanto di complesso l'anima viene affrontando, come appunto si può intendere quello "espurgo por la conciencia" cui egli sottomette la poesia.
E più avanti aggiunge:
 E' questa la linea precisa di una poetica che, senza ricamare su quanto il cuore ha intuito, tiene dietro alla spontaneità; "al poeta - ha scitto il critico Sánchez Barbudo - basta vedere e sentire, penetrare in quel che ha visto ed esprimerlo con la maggior esattezza e chiarezza", fedele al principio che "la poesia è un seme più che un frutto".

Come stimolo alla lettura di  Juan Ramón Jimenez, mi limito a trascrivere la prima parte della poesia di questo diario poetico:



HACIA EL MAR

Qué cerca ya del alma
lo que está  tan inmensamente lejos
de las manos aún!
                
           Como una luz de estrella,
como una voz sin nombre
traída por el sueño, como el paso
de algún corcel remoto
que oímos, anhelantes,
el oído en la tierra;
como el mar en teléfono...

Y se hace la vida
por dentro, con la luz inextinguible
de un día deleitoso
que brilla en otra parte.

 ¡Oh, qué dulce, qué dulce
verdad sin realidad aún, qué dulce!
Madrid, 17 de enero de 1916

VERSO IL MARE

Quant'è vicino all'anima
quel ch'è lontano immensamente
ancora dalle mani!

                   Come luce di una stella,
come voce senza nome
evocata in sogno, come il passo
di un cavallo in lonrananza
che sentimmo, ansiosi,
orecchio a terra;
come il mare nel telefono...

E si crea la vita
dal di dentro, con la luce inestinguibile
di un giorno delizioso
che risplende altrove.

Oh quant'è dolce, quant'è dolce,
quant'è dolce una veità che non ha ancora realtà!

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