Era da molto tempo che entrando alla Coop di Genzano, evitavo lo scaffale dei libri abbandonati, proprio per non essere tentato di prenderne qualcuno: i libri in casa da leggere e da rileggere sono tanti e non è il caso di aggravare la situazione; come diceva Troisi "loro sono tanti a scrivere e io sono solo a leggere".
Questa mattina, invece, mi sono lasciato tentare, adescato da un titolo fascinoso: L'incominciamento di Giuseppe Bonaviri nella bella edizione Sellerio, anche se usurata da molte letture.
Che felice scoperta!
Confesso di non aver mai letto niente di Giuseppe Bonaviri e di non conoscere la sua produzione letteraria. Una breve ricerca con google mi apre il mondo sconosciuto e magico di uno scrittore siciliano che attinge direttamente dalle sue radici geografiche e antropologiche: ci chiede solo nel leggerlo la sospensione dell'incredulità, che è la chiave per accedere nel mondo del fantastico.
Giuseppe Bonaviri nasce a Mineo, paesino di montagna in provincia di Catania, nel 1924 primo di cinque figli, si laurea a Catania in medicina nel 1949, ufficiale medico a Novara e Casal Monferrato, tornato a Mineo vi svolge la professione di medico e di ufficiale sanitario. Nel 1957 lascia la Sicilia per sposarsi e si trasferisce a Frosinone, dove fa il medico cardiologo fino alla pensione. Ci ha lasciato il 21 marzo del 2009 a 84 anni.
La sua produzione letteraria di prosa e di poesia è notevole, considerato che per tutta la vita si è dedicato alla medicina. Il suo esordio nel 1954 con Il sarto della strada lunga (Einaudi). Per un approfondimento può essere utile il sito ufficiale della Fondazione Giuseppe Bonaviri
www.fondazionegiuseppebonaviri.com
L'incominciamento è un libro decisamente insolito, strutturato in due parti, contenenti complessivamente trenta brevi scritti a cui seguono altrettante poesie che vertono sullo stesso argomento nella prosa. Il linguaggio è sontuoso e attinge alle misteriose influenze lunari, solari o elettromagnetiche, spirali di acidi desossiribunucleici che favorisce la nascita di poeti nel territorio di Mineo.
Camuti- Pietra della poesia
Uma stimolante lettura e una conoscenza da approfondire.
"In gran parte analfabeti, erano molti i poeti contadini e artigiani a Mineo, che avevano ereditato tradizioni e germi dalle precedenti generazioni, venute per vie fluviali o marine, dalle regioni assire, dalla Calcidia e dall'Eubea, dalle coste dell'oceano arabico, dalla Francia e dalla Andalusia o dalle isole Zanzibar sulle cui rive le onde buttano balene appena nate sotto barriere corallifere."
"Per Sinatra, come mi dice mio fratello che ogni tanto lo incontra, i poeti veri si distinguono in ritmici e retorici: i primi seguono metri frondeggianti e meravigliosamente rimati; i secondi, sono poeti con tendenza spropositatamente meditativa, pronti ad alterare il dato reale in un verso, diciamo, verde, o rosseggiante, con cui cantano quanto sia effimero il nostro vivere, disperso in miliardi di inutili pianti ed energie fumanti, e disgregabili nel nulla. Il Sinatra (inteso Pino l'argentiere perchè la madre vendeva coltelli e piatti di finto argento dopotutto alpaccati,e comprava capelli argentati) dice a mio fratello: "Io non mi sono sposato per non generare un figlio mortale che poi genera un altro figlio piangente e sottoponibile a morte. Bisogna interrompere tale catena di malefici eventi vitali"
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