Un libro proletario. Un forte libro proletario. L'autobiografia di Ezio Taddei, nato nel 1895, vagabondo a dodici anni, dopo esser stato cacciato di casa, artigiano e operaio, sempre dalla parte dei più deboli, antifascista, libertario, anarchico, poi comunista, ma sopratutto uomo che ha lottato tutta la vita contro ogni ingiustizia.
Bersagliere nella Prima Guerra Mondiale, durante la battaglia del Monte Nero si guadagna una medaglia di bronzo per aver salvato, sotto il fuoco nemico, un compagno ferito.
Sconta tredici anni di carcere per attentati nel 1921, poi fino al 1936 al confino, finalmente riesce ad espatriare clandestinamente negli USA dove conosce e frequenta Arthur Miller- che verrà a trovarlo in Italia.
La prosa di Taddei è precisa e nitida, il suo modo di narrare semplice e sapiente insieme Non ci sono parole in più, non ci sono frasi infiorate: l'attività clandestina, la galera, la miseria, il dolore sono cose troppo importanti perchè si possa esercitare su di esse l'enfasi, l'ipocrisia, la speculazione.
Questo è uno di quei rari casi in cui l'opera, quella che val la pena ricordare, non è il prodotto letterario, ma la vita dell'artista, coerente con la scelta fatta di stare sempre dalla parte degli oppressi, dei diseredati, degli sfruttati. Con i tempi che corrono non è un esempio da poco.
Bersagliere nella Prima Guerra Mondiale, durante la battaglia del Monte Nero si guadagna una medaglia di bronzo per aver salvato, sotto il fuoco nemico, un compagno ferito.
Sconta tredici anni di carcere per attentati nel 1921, poi fino al 1936 al confino, finalmente riesce ad espatriare clandestinamente negli USA dove conosce e frequenta Arthur Miller- che verrà a trovarlo in Italia.
La prosa di Taddei è precisa e nitida, il suo modo di narrare semplice e sapiente insieme Non ci sono parole in più, non ci sono frasi infiorate: l'attività clandestina, la galera, la miseria, il dolore sono cose troppo importanti perchè si possa esercitare su di esse l'enfasi, l'ipocrisia, la speculazione.
Questo è uno di quei rari casi in cui l'opera, quella che val la pena ricordare, non è il prodotto letterario, ma la vita dell'artista, coerente con la scelta fatta di stare sempre dalla parte degli oppressi, dei diseredati, degli sfruttati. Con i tempi che corrono non è un esempio da poco.
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